Il suono della pioggia che batte sul vetro della finestra accompagna il nostro silenzio, un silenzio confortevole. Kenan è sdraiato accanto a me, il suo braccio intorno alla mia vita, e la sua testa appoggiata sul mio petto.
Mi giro a guardarlo, il suo viso rilassato. Non c'è niente di più rassicurante della sua presenza.«Kenan?» sussurro
Lui solleva leggermente la testa guardandomi con gli occhi pieni di dolcezza.
«Sì?» risponde, e la sua voce è calda, morbida come il tocco della sua mano sulla mia schiena.«Cosa facciamo per il mio compleanno?»
Il suo sorriso si allarga ma non dice nulla. Non subito.
"qua l'è il tuo sogno più grande?"domanda
"andare a New York, quello di diventare giornalista sportiva lo sto già realizzando"
«Perché New York?» chiede, il suo sguardo fissato nei miei occhi.
«Perché è il mio sogno.»
La mia voce è più piccola di quanto avessi intenzione di farla essere. Mi sento vulnerabile, anche se non c'è motivo di esserlo.
Ma il mio sogno, quello che mi porto dentro da quando ero bambina, è più di un semplice viaggio. È come una promessa che faccio a me stessa, ogni anno. Un po' come un obiettivo che non riesco mai a raggiungere.«Mi piacerebbe accompagnarti ad esaudire questo sogno»
Sento il cuore battere più forte, ma non rispondo. Sono un po' stordita, in realtà, mentre sento la sua mano scivolare sulla mia pancia, il calore che emana da lui che mi avvolge, e il mondo sembra, per un istante, fermarsi. Il suono della pioggia si fa più forte, ma non mi importa. Mi basta stare qui con lui.
Non so quanto tempo passa, ma poi, piano piano, si solleva, si veste e mi guarda un'ultima volta. Il suo sorriso è dolce, ma c'è qualcosa che non riesco a decifrare. «A domani Nora.»
Gli sorrido "Ci vediamo domani, Kenan.»
Lo osservo mentre esce dalla stanza, poi mi lascio cadere indietro sul letto, fissando il soffitto. New York. Il mio compleanno. E Kenan.
Quando mi alzo, mi dirigo verso la stanza di Nicolò. Apro la porta con delicatezza, per non disturbarlo. Nicolò è sul suo letto, lo vedo guardare il telefono, ma si ferma appena mi vede entrare.
«Ehi, Nora, come va?» chiede, guardandomi con quel sorriso rilassato che ha sempre. Da quando lo conosco ho capito che è diverso da me, è più leggero, meno riflessivo. È anche il calciatore della famiglia, mentre io... beh, io sono la giornalista. Sono quella che ascolta, quella che raccoglie storie, quella che scava sempre un po' più in profondità.
«Tutto bene.» Rispondo, sdraiandomi accanto a lui sul letto.
«Kenan?» chiede lui, alzando un sopracciglio.
Io sorrido. «Sì, era qui. Adesso è tornato a casa.»
Nicolò annuisce e cambia argomento. «Oggi ho avuto un allenamento pazzesco. Fabio è stato incredibile.»
Il tempo passa senza che nemmeno ce ne accorgiamo. La sera arriva e io avevo programmato di uscire con le ragazze. Giulia e India sono già pronte, la serata si prospetta tranquilla, ma, come sempre, l'argomento che non manca mai è quello delle relazioni.
Siamo al bar e Giulia, si trova al centro, con India e me ai lati.
«Allora, come va con Fabio?» chiedo a India, mentre mi sistemo sulla sedia.
India sorride e scuote la testa. «Sempre alla grande. E tu? Come va con Kenan?»
Non posso fare a meno di sorridere a quella domanda. Non mi sembra vero che siamo sempre i tre soggetti al centro di ogni conversazione.