La luce dell'autunno filtra dolce tra le foglie degli alberi, tingendo la strada di un arancione caldo e rilassato. Kenan e io siamo appena usciti dal parco, camminiamo lentamente lungo il viale che ci conduce verso casa, chiacchierando di cose leggere, quelle che non pesano troppo, che non fanno ripensare a niente di complicato. È stato un mese, ormai, da quando mi sono lasciata con Leao. E non è stato facile, all'inizio. Ma ora la ferita è cicatrizzata. O, almeno, è quasi guarita.
Con Kenan, però, è diverso. ultimamente c'è stato un cambiamento. Un'amicizia che si è rafforzata in modo naturale, come se tra di noi ci fosse sempre stato un legame che stava aspettando solo di essere riscoperto. Quando lui si è lasciato con Karlotta, sempre un mese fa, la situazione è diventata ancora più evidente. Lei, in qualche modo, lo stava manipolando. Gli aveva fatto credere che non fosse capace di fare nulla da solo, che non era abbastanza per il mondo. E Kenan, per quanto forte, aveva cominciato a crederci. Ma poi tutto è cambiato, come se finalmente fosse riuscito a vedere se stesso per quello che era davvero.
Oggi pomeriggio siamo andati a fare un'uscita insieme. Nulla di speciale, solo una passeggiata nel parco, ma è stato diverso dal solito. Kenan aveva deciso di farmi conoscere il suo nuovo hobby: una piccola serie di fotografie che aveva scattato nei posti che frequentiamo di solito, in giro per la città. Mi aveva chiesto di dare un'occhiata e di dargli il mio parere. E io, con un sorriso, mi sono prestata a fare da "critica" per un giorno.
La passeggiata è durata diverse ore. Abbiamo camminato, fotografato, parlato. Le sue mani erano fredde, ma il sorriso che mi lanciava ogni volta che scattava una foto mi scaldava dentro. E io rispondevo, scherzando, ridendo con lui, cercando di non pensare a tutto quello che avevo vissuto prima. Con Leao, con la sua partenza improvvisa e il dolore che aveva lasciato dietro. Con Karlotta, che ora sembrava essere scomparsa dal nostro orizzonte, come se tutto il suo dramma avesse smesso di essere un peso.
Ora, mentre camminiamo verso le nostre case, il cielo si fa più scuro e l'aria si fa più fresca. Kenan mi guarda, mi sorride. "Ci vediamo domani, ok?" mi dice, accennando un cenno di saluto.
"Ok, a domani," rispondo, sorridendo anch'io.
Mi fermo un attimo, mentre Kenan continua a camminare. Mi sento quasi strana, come se tutto stesse cambiando troppo velocemente. Ma è una sensazione che non voglio fermare. Non ancora. Sono ancora troppo felice per permettermi di pensare a cosa succederà. Mi giro e vedo Kenan allontanarsi. La sua figura, a distanza, mi dà un senso di sicurezza. Non c'è nulla di preoccupante, eppure mi sento come se un nuovo capitolo stesse per cominciare.
Arrivata a casa, inizio a prepararmi per la serata. Appendo la giacca, mi tolgo le scarpe e lascio il cappello sul tavolino. Poi mi siedo sul divano, spogliandomi mentalmente di tutto il resto. Il pomeriggio è stato piacevole, ma ora è il momento di concentrarmi su me stessa, sullo studio. non posso permettermi distrazioni.
Prendo il mio zaino e inizio a prendere i nuovi giornali della gazzetta dello sport.
La luce della lampada da lettura illumina le pagine ingiallite, mentre scorro le righe, cercando di concentrarmi. I miei occhi vagano ogni tanto verso la finestra, fuori c'è il buio e la strada è deserta. Il silenzio è perfetto, tranne per il rumore delle pagine che sfoglio e il ticchettio dell'orologio che segna il passare del tempo.All'improvviso, il mio telefono vibra sulla scrivania. È un messaggio da Kenan.
Tutto ok con lo studio?
dice. Non so se sorridere o semplicemente rispondere. Mi sento un po' imbarazzata. Non è mai stato così attento prima. Non che fosse disinteressato, ma oggi c'è qualcosa di diverso nel modo in cui mi scrive. In fondo, non lo conosco da tanto.
Rispondo con un semplice
sì, tutto ok. Sto studiando.
Pochi minuti dopo, arriva una risposta