Sono passati due giorni da quando Leao mi ha detto la verità, ma la sensazione di smarrimento e dolore è ancora lì, pesante come una pietra sul petto. Non riesco a respirare come dovrei. La mia mente continua a ripercorrere quel momento, le sue parole che mi rimbombano nella testa come un'eco sorda e incessante.
"La mia ex è incinta."
Una frase che mi ha colpito come un pugno allo stomaco, un colpo che non mi aspettavo, un colpo che ha distrutto tutto.Gli avevo creduto. Credevo che fossimo felici, che non ci fosse nulla che potesse scuotere la nostra relazione. Eppure, alla fine, il destino ha deciso diversamente. La verità è arrivata come un'onda improvvisa, travolgente, e io non sono riuscita a reggere il colpo. Leao mi ha detto tutto con un'espressione di colpa che non riuscivo a leggere completamente. Ma la cosa che mi ha ferito di più è stato non l'averlo scoperto da lui stesso ma dalla sua ex.
La sua ex. Incinta. Ed io? Che fine facevo io in tutto questo?Mi sembra incredibile come, in pochi secondi, un mondo possa crollare. Non riesco nemmeno a pensare a come possa succedere, ma so che è stato così, e che ora non c'è nulla che possa cambiare. L'abbiamo finita, io e Leao. In un silenzio che non aveva bisogno di parole, ma che ha lasciato il mio cuore devastato.
Ora sono qui, seduta sul divano, a fissare il vuoto mentre Ariel, mi guarda con preoccupazione. È venuta da Bergamo, ha preso un treno solo per starmi vicino. Se non fosse per lei, probabilmente avrei passato questi giorni a dormire, a evitare il mondo, a non affrontare la realtà. Non so come faccia, ma Ariel sa sempre quando ho bisogno di lei.
"Dai, Nora, non puoi continuare a fare così," dice Ariel, posando il libro sul tavolino e guardandomi intensamente. "Mi sembra di vederti persa, come se non avessi più voglia di alzarti dal letto."
Io guardo la finestra, il sole splende ma non riesco a sentire la sua luce. "Non so nemmeno cosa voglio, Ariel. Sto solo cercando di capire come sono arrivata qui."
Ariel sospira, avvicinandosi e sedendosi sul divano accanto a me. "Lo so, è difficile. Ma non è colpa tua. Non puoi prenderti tutto questo sulle spalle."
"Ma come faccio a non sentirlo?" rispondo, stringendo tra le mani il cuscino che mi sta sostenendo. "Era lui, Ariel. Lui che mi ha delusa. Lui che mi ha mentito. E io gli credevo, cazzo. Gli credevo."
"Certo che credevi in lui. Sei innamorata, ed è naturale fidarsi. Ma non è mai stato giusto. Non ti ha mai dato il rispetto che meriti. Non ha avuto il coraggio di dirti la verità fino a che non è stato troppo tardi."
"Ma... come faccio ad andare avanti? Come faccio a dimenticarlo?"
Ariel mi guarda con un'espressione che non so bene come decifrare. "Non lo so," dice dopo un lungo silenzio. "Non ti dirò che tutto passerà domani, ma possiamo passare attraverso tutto questo insieme. E, per quanto possibile, cercherò di farti ridere di nuovo."
Rido amaramente. "Ridere, eh? Mi sembra un obiettivo difficile in questo momento."
Ma Ariel non sembra scoraggiata. "Non è mai troppo tardi. E in ogni caso, io ci sono. Sempre."
Mi viene quasi da piangere di nuovo, ma cerco di trattenermi. Ariel mi ha capito, ma a volte mi sembra che non ci sia nulla che possa veramente colmare questo vuoto che sento dentro.
Il mio telefono vibra all'improvviso. Il suono mi fa sobbalzare, e quando vedo chi mi sta scrivendo, mi fermo un attimo. Kenan. Non me l'aspettavo.
Mi manca parlare con te. Karlotta e io stiamo vivendo alti e bassi, e ho bisogno di distrarmi un po'. Posso venire a trovarti?
Nonostante la sua situazione con Karlotta, lui è sempre stato una presenza costante, e oggi, a quanto pare, ha bisogno di qualcuno con cui parlare.
Guardando il messaggio, mi sento strana. Per un momento, mi sembra che parlare con lui potrebbe aiutarmi, darmi una distrazione, ma c'è anche una parte di me che non vuole parlare di nulla. Non voglio affrontare i miei sentimenti, non voglio parlare delle cose che mi stanno distruggendo.
Ariel, che ha visto la mia espressione, dice senza mezzi termini: "Vai a incontrarlo. Penso che ti farebbe bene."
Sospiro. "Forse hai ragione. Ma non so se ho voglia di parlare di tutto questo."
"Non devi parlare di tutto. Magari può essere una distrazione, o semplicemente un modo per sentirti un po' meglio. E comunque, lui è tuo amico. Può capire."
Sento una stretta al cuore, ma decido di accettare l'idea. Il mio telefono vibra di nuovo: Kenan ha scritto un altro messaggio, più breve, ma che mi fa sorridere per quanto è semplice.
Sono fuori. Ti va di fare due chiacchiere?
"Ci vediamo tra cinque minuti," rispondo.
Non sono sicura di cosa aspettarmi, ma mentre mi alzo dal divano e mi preparo, mi rendo conto che parlare con lui, anche se non ho molta voglia, potrebbe essere un passo in avanti. Forse mi servirà per prendere una boccata d'aria fresca.
Quando Kenan arriva, ha il volto stanco. Il suo passo è lento, ma appena mi vede, un piccolo sorriso compare sul suo volto. Mi abbraccia. "Ehi," dice. "Come stai?"
"Sto cercando di stare meglio," rispondo, tentando di sorridere. "E tu? Come va con Karlotta?"
Kenan si siede accanto a me sul divano e inizia a parlare, ma le sue parole sono incerte, come se stesse cercando di mettere insieme i pezzi di qualcosa che non ha più senso. "Siamo in alto e in basso, come al solito. Non so dove stiamo andando, ma ultimamente sembra che ogni volta ci sia una nuova discussione. Non so più cosa pensare."
Non posso fare a meno di sentirmi un po' sollevata. Forse non sono l'unica a sentirmi persa. Forse non sono l'unica che non sa più cosa fare.
"Sei qui per distrarti un po'?" gli chiedo, cercando di sembrare più serena di quanto mi senta davvero.
Kenan annuisce. "E tu? Come te la passi?"
La domanda mi colpisce. In un attimo, mi trovo a rispondere senza pensarci troppo: "Penso di essere ancora... arrabbiata. E delusa. E non so come farò a superarlo."
Kenan mi guarda con un'espressione di comprensione. "Sai che ti capisco. Anche io non so più dove sto andando. Ma forse possiamo trovare un modo per uscirne, insieme."
Un silenzio scende tra noi, ma non è teso. È come se, per un momento, avessimo trovato un piccolo punto di connessione, come se entrambi fossimo alla ricerca di qualcosa di più, qualcosa che non possiamo ancora vedere chiaramente.