Capitolo 12: In Catene

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"È dei buoni che devi avere paura, i cattivi si mostrano per quelli che sono fin dal principio. Loro almeno non cambiano mai."
(Orione Reed)

Peter

Kathlyn sta guardando da ore suo padre. Anche Luciano. Siamo in soggiorno e mio fratello, Ramon si è seduto piuttosto che stare in piedi come me. Non immaginavo però che ci fossero mia zia e Del Toro. Pensavo fosse a Sin City. Non deve proteggere il ragazzo che Kat gli ha consegnato?

Me lo devo ritrovare sempre davanti a questo essere.

«Tu sei mio padre?» chiede Kathlyn.

«Proprio così.»

«Ma ti hanno fatto con lo stampino? Mi aspettavo un vecchietto, invece sti cazzi sei pure attraente.» ammette, sempre sfacciata e lo va ad abbracciare, senza neanche chiedergli come faceva a sapere di loro, «sono così contenta! Non sono più orfana!»

Josif la stringe, carezzandole i capelli con cura.

«Come hai saputo di noi?» la domanda la fa Luciano, che è rimasto dov'è, essendo anaffettivo.

Solo con la sorella e Diana si apre.

«Vostro zio Roman mi ha avvertito. Elisa lo aveva chiamato, dicendogli che era incinta. Le ha detto di andare da lui e così è stato. Gli ha raccontato ogni cosa, di quando siamo stati insieme... Elisa è stata da Roman per tanto tempo, finché un mattino, vostro zio non la trovò più in casa e allora capì che era stata Adele ad allontanarla, spedendola in quel orfanotrofio.» spiega con chiarezza come ha saputo di loro e Kat si stacca dal padre.

«Mi stai dicendo che Roman è mio zio?»

«Sì, Elisa era sua sorella. Faceva Di Marino di cognome ed era la figlia di tuo nonno Eros e sua sorella.» indica Antonio, che praticamente vive qui con Claire e quei due ribelli.

Josif ha voluto così. Gli piace la famiglia allargata. Ospiterebbe anche me.

«Ecco perché mi ha rifiutata. Perché sono la nipote.» questo mi fa capire che ha fatto la gatta provocatrice anche con Roman.

Che mi tocca sentire.

«Tranquilla, Lyn, io non ti rifiuterei mai. Nemmeno se fossi la figlia di mio fratello.» si intromette Kanon Del Toro e lo guardo immediatamente, innervosendomi ogniqualvolta che apre la bocca.

Non sopporto i commenti che lancia su di lei, per questo lo odio. In Messico parlava sempre di Kathlyn e delle sue tette.

Li osservo mentre si abbracciano e si danno il bacio dell'amicizia. Tutti questi privilegi e io neanche posso toccarla. Maledetto il giorno che l'ho incontrata. Mi ha solo avvelenato la vita. Ho fatto tanto per lei e nemmeno un grazie, niente di niente, solo divieti.

Poi si lamenta se sono acido, freddo e distaccato.

Stavo lavorando, non potevo dirle che ero Etienne. Non capisce mai nulla, deve sapere sempre tutto. Come i lettori che vogliono subito sapere vita e miracoli della storia che stanno leggendo o come quelle pettegole che stanno sui balconi a giudicarti senza conoscerti e che si informano su tutto, anche su cosa cazzo indossi.

Do un'occhiata all'orologio. È mezzanotte.

«Signor Jo. Il lavoro l'ho fatto. I suoi figli sono qui, tolgo il disturbo.» dico, attirando l'attenzione di tutti.

«Perché non resti? Ci sono tante stanze, potresti fermarti qui per stasera.» risponde Josif.

«La ringrazio, ma preferisco tornare a casa mia.»

𝐇𝐢𝐭𝐦𝐚𝐧 ➳ ᴄᴏᴍᴇ ᴠᴇʟᴇɴᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora