Capitolo 18: Una Fan Sfacciata

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L'uomo è nato per conquistare a fatica ogni centimetro di terreno. Nato per lottare, nato per morire.”
(Charles Bukowski)

Zero

Sono seduto sulla sedia, nella stanza dei colloqui ad attendere che la guardia porti qui Nando Randazzo. Ho chiesto alla direttrice del carcere se potessi avere un incontro con lui e ha acconsentito.

L'unico che può sapere del figlio di Emmeline è Nando. Non sono un veggente, non posso sapere dove si trova. Avrei potuto chiederlo ad Antonia. Essendo una Magara molto potente, avrebbe potuto farlo, ma le sarebbe servito il sangue di Em e non volevo procurarle altro dolore.

Vorrei solo che stesse bene, che vivesse in pace.

Il cancello bianco si apre e la guardia fa entrare Nando. Appena mi vede sbianca. L'ultima volta che ci siamo incontrati gli ho mozzato la mano. Per questo adesso c'è l'ha fasciata. Non hanno potuto ricucirgliela. L'avevo trittata nel frullatore.

Si avvicina e cautamente si siede davanti a me.

L'unica cosa a separarci è il tavolo.

«Non ti chiedo come stai. Dalla faccia non mi sembri che tu stia bene.» inizio a parlare.

«Ho solo un po' di raffreddore, nulla di che. Che fai qui? Vuoi mozzarmi l'altra mano?»

«Una sola domanda. Se rispondi bene, vivi, altrimenti muori.» gli dò due scelte purché mi dica dove si trova il figlio di Emmeline, «dove hai spedito il figlio di Emmeline?» gli chiedo e attendo risposte sensate.

«Quel disonore.»

«Risposta errata.» con forza gli affondo la lama sul dorso della mano buona che ha sul banco e le sue grida rimbombano qui dentro.

Gli altri detenuti che hanno incontri con i loro familiari mi osservano e anche le guardie, che non fanno nulla a riguardo. Li avevo avvertiti che sarei stato violento con Nando se non mi avesse dato una degna risposta.

L'uomo saltella sul posto al dolore, piagnucola come quando gli ho mozzato la mano sinistra e respira velocemente.

«L'ho s-spedito in una casa famiglia!»

«In quale?»

«Quella a Cosenza. Ci lavora Tary in quel posto, lei può aiutarti.»

«Lo vedi che con le buone maniere si risolvono un sacco di problemi?» gli rispondo e mi metto in piedi senza sfilare il pugnale dal suo dorso.

Nando incrocia i miei occhi azzurri come il zaffiro. Gli trema la bocca, trattenendo il dolore che sente e in un gesto secco, come un'ascia che colpisce un ceppo, anche questa mano si stacca, cosicché si ricordi di me.

Grida. Le sue urla di dolore per me sono come il dolce canto di una sirena. Mi piace vederlo soffrire. Tutto quello che ha fatto ad Emmeline glieli sto facendo pagare con gli interessi. Il coltello lo pulisco sul suo braccio e lo conservo nel cinturino.

Nando si è appoggiato al tavolo e continua a strillare. Solo quando decido di muovermi lo soccorrono.

È così che si distrugge un parassita. Con tranquillità, torturandolo e lasciandolo comunque in vita, cosicché passi le stesse sofferenze che ha inflitto a quella che prima era sua moglie.

Esco dalla stanza dei colloqui e cammino lungo il corridoio, incontrando Jim Leone, il commissario.

«Romanov.» pronuncia il cognome di quella merda di mio padre e mi fermo, rimanendo impassibile.

La sua assistente gli stringe il braccio.

«Romanov! Oh mio Dio! Tu sei Duncan Romanov!» strilla come una pazza e si avvicina, «Sei su tutti i giornali! Non credevo che ti avrei incontrato! Sei così bello, anche se ti preferisco con il codino! Sei molto più attraente! Non ci credo, Duncan Romanov è qui di fronte a me! Sono tutta un fuoco! Ti prego accenditi una delle tue bellissime sigarette e sbuffami il fumo in faccia!»

𝐇𝐢𝐭𝐦𝐚𝐧 ➳ ᴄᴏᴍᴇ ᴠᴇʟᴇɴᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora