Capitolo 33: Scoperte

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Le lacrime versate per un'altra persona non sono un segno di debolezza. Sono un segno di un cuore puro.

Elisabeth

Raggiungo Antonio in giardino e lo guardo. È sullo sdraio con Dylan in braccio. Sta dormendo. Mi avvicino piano cercando di non svegliare il bambino.

«Tonio, io vado a casa mia...»

Casa si fa per dire. Sto al bordello. Gestisco gli affari con Paola. Adesso sono io a capo del Garofano Rosso. Lei lo voleva chiudere, ma poi mi sono messa in mezzo, dicendole che potevo aiutarla.

Abbiamo messo solo i drink gratis, ma per averne, bisogna passare la notte con una delle ragazze che si sono offerte di fare le meretrici proprio perché all'amore non credono.

Anche io ho smesso di crederci, dal momento in cui Alexander mi ha sempre e solo trattata come una puttana. Antonio è sempre stato il mio unico vero amore, ma è sposato e si sa, non mi voglio intromettere.

Tonio si alza con Dylan a sé e annuisce.

«Scusa se non sono più rientrato. Volevo calmare Dylan. E scusa anche per le chiacchiere. Dylan è troppo affezionato a Ramon, lo vorrebbe come fratello.»

«Non ti preoccupare. È normale. Chiunque vorrebbe Ramon accanto.» ammetto e faccio una carezza sui capelli castani di Dylan, per poi incrociare gli occhi azzurri di Antonio, «allora, io vado... Buonanotte...»

«Buonanotte...»

Mi faccio indietro, mi volto e rientro in casa. Saluto tutti, anche se Claire mi riserva delle occhiate fiammeggianti. Lo sapevo che con lei sarebbe stato difficile. Non mi accetterà, per questo non volevo dire nulla. Klaus invece ha insistito...

Esco fuori e raggiungo la limousine. L'autista mi apre la portiera ed entro. Mi siedo sul sedile e appena lo sportello si chiude, intravedo il viso di Claire dietro la tenda bianca. Mi sta spiando, non vedeva l'ora che me ne andassi.

Non mi ha rivolto la parola neanche una volta.

L'auto si muove e mi sistemo i guanti neri che ho alle mani. Mi arrivano fino ai gomiti. Non li indosso per essere sofisticata, ma perché ho paura dei germi. È una fobia che ho da tanto tempo e per fortuna i miei figli non mi hanno mai giudicata.

Dopo un lungo tragitto arriviamo in paese e la macchina si ferma davanti al Garofano Rosso.

«Giulio, ci vediamo domani mattina. Scendo da sola, non ti preoccupare.»

«D'accordo, signora. Buonanotte.»

«Notte a te.» apro lo sportello e scendo. Me lo chiudo alle spalle e mi reco all'interno del bordello.

In sala le ragazze sono sedute, chi sulle poltrone e chi sui tavolini. Paola si fa vento con il ventaglio. Nonostante abbia la pelle morbida come un bambino, soffre di vampate di calore, essendo in menopausa.

Chiacchiera con Rupert, mio nipote. A volte organizza degli incontri segreti qui dentro. La gente con cui lavora lui non arriverebbero mai a controllare un bordello.

«È un lavoro piuttosto complicato, Rupert.»

«Non credo. Sei abituata ad andare a letto con uomini più viscidi di lui.»

«Ramon non vuole. E poi non vado a letto con altri da quando c'è lui. Cercati un'altra. C'è ne sono tante, oppure, manda la tua Megan.» gli risponde. Chiude il ventaglio e glielo appoggia sotto il mento, «o ti sei innamorato di lei?» gli domanda a un centimetro dalle sue labbra.

«Che parlo a fare con te. Lo sapevo che non mi avresti aiutato.» si sposta e si incammina verso l'uscita. Mi fa un cenno del capo a mo' di saluto.

«Io ci tengo alla vita, se permetti, Rupert.» ammette Paola che riapre il ventaglio e si fa vento più ferocemente, «addirittura farmi andare a letto con quello per scoprire chi cazzo è e cosa nasconde. E se mi scoprisse? Pensa solo alla sua Megan e a me? Mi venderebbe così?» dice indignata e mi avvicino.

𝐇𝐢𝐭𝐦𝐚𝐧 ➳ ᴄᴏᴍᴇ ᴠᴇʟᴇɴᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora