Capitolo 20: L'Eredità dell'Odio

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La luce di Matteo si era oscurata, consumata dalla rabbia e dalla vendetta. Abaddon, ferito ma non del tutto sconfitto, lo guardava con tristezza. "Fratello, perché?" sussurrò, la sua voce rauca.
Matteo non rispose. I suoi occhi, una volta luminosi, erano ora vuoti e neri. Con un ruggito selvaggio, si lanciò su Abaddon, infliggendogli un colpo mortale.
Nel momento in cui la vita abbandonava il corpo di Abaddon, qualcosa cambiò. L'oscurità che lo avvolgeva svanì, lasciando emergere un volto segnato dal dolore, ma sereno. Nyx, terrorizzato dalla trasformazione del suo padrone, cercò di fuggire, ma Matteo, con un gesto della mano, lo fece polverizzare.
Matteo si accasciò a terra, le ginocchia tremanti. Aveva fatto ciò che si era ripromesso di non fare mai: aveva ucciso suo fratello. La sua vittoria era amara, un sapore di cenere sulla lingua. Si guardò intorno, alla devastazione che aveva causato. La città era in rovina, i suoi abitanti terrorizzati.
Laura, avvicinandosi a lui con cautela, posò una mano sulla sua spalla. "Matteo...", sussurrò, la voce tremante.
Lui alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi pieni di dolore e comprensione. In quel momento, comprese la profondità del baratro in cui era caduto. Aveva ucciso non solo suo fratello, ma anche una parte di se stesso.
"Ho fallito, Laura", disse, la voce spezzata. "Sono diventato quello che combattevo."
Laura lo strinse forte tra le braccia. "No, Matteo", lo rassicurò. "Non sei solo. Siamo insieme, e insieme troveremo una via d'uscita."
Ma la strada da percorrere sarebbe stata lunga e tortuosa. Matteo, l'eroe che aveva sempre sognato di essere, era diventato un assassino. E l'ombra di quella scelta lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita.

LE ECLISSI DELL'ANIMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora