Parte Terza - Capitolo Tredicesimo

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Capitolo tredicesimo.

Forte come l'oceano e il vento,

è questo che sono io.

§ Noemi – Il cielo toccherò

Langhe, Italia

Agosto 2028

L'accettazione era stata rapida, il personale di turno al pronto soccorso aveva compreso immediatamente l'urgenza della situazione e in meno di un'ora dall'ingresso in ospedale Alba era già stata ricoverata in attesa di essere visitata dal medico. Mentre le teneva la mano per aiutarla a riprendere fiato dopo una contrazione, Fernando abbassò lo sguardo sui propri vestiti, vergognandosi un po' per le proprie condizioni: indossava un paio di pantaloncini sdruciti ed emanava un leggero odore di benzina, non esattamente lo stile che ci si sarebbe aspettati da un padre in attesa, ma non gli era nemmeno passato per la mente di cambiarsi, perché portare Alba in ospedale in fretta era stata la priorità – a stento si era ricordato di prendere il borsone che Jana aveva lasciato accanto alla porta. «Hai bisogno di qualcosa, niña

Alba scosse la testa. «Vorrei solo che arrivasse il dottore.»

In quel momento la porta si aprì e fece il suo ingresso Placido, come sempre impeccabile nella sua divisa da infermiere. «Eccoci qui!» esclamò con il consueto sorriso. «Questa settimana sono di turno in maternità» aggiunse, avvicinandosi svelto al letto per controllare alcuni parametri. «Perciò mi prenderò cura io di voi, tesoro» sussurrò, accarezzando la testa della donna con un sorriso. «Come ti senti?»

«Mi sento come se stessi per avere un bambino» rispose lei, digrignando i denti per contrastare il dolore. «Ma è troppo presto, mancano tre settimane.»

«Con un padre campione di Formula Uno, non è così strano che il piccolo voglia andare veloce» scherzò l'infermiere. «Tra cinque minuti al massimo il dottore sarà qui. Stava andando a ritirare gli esiti dei tuoi esami del sangue. Qui invece stiamo monitorando la situazione del vostro piccolino» la rassicurò, indicando gli elettrodi che le erano stati applicati sul ventre.

Fernando osservò il volto di Alba distendersi, rasserenato dalle parole di Placido; pensò una volta di più che l'uomo fosse perfetto per quel tipo di lavoro. «Pensi che stia andando tutto bene?» gli domandò, sapendo che in quanto loro amico Placido non avrebbe saputo mentire.

«A quanto leggo qui, direi di sì» rispose l'altro, leggendo i primi risultati del tracciato. «La data presunta del parto non è una legge, di solito è frutto di una stima. Può capitare che il tempo scada prima del previsto.»

«Con i gemelli me lo aspettavo, ma con Jules ero andata molto oltre» rispose Alba. «Ma se è tutto nella norma, va bene anche così. Non vedo l'ora di tornare a vedermi i piedi.»

In quel momento anche il dottore entrò nella stanza, e Alba notò che era lo stesso uomo ad averla seguita durante il parto dei gemelli. «Che piacere rivederla!» la salutò il medico. «Allora, Placido, cosa mi racconti?»

«Valori nella norma e movimenti fetali stabili. La dilatazione rilevata al ricovero era di un centimetro. Tra venti minuti staccheremo il monitoraggio del feto e procederemo con una nuova rilevazione.»

«A cosa servono i ginecologi, quando abbiamo Placido?» scherzò il dottore, chiudendo la cartellina che aveva in mano e iniziando a leggere il tracciato. «So che siete un po' preoccupati perché siamo in anticipo di qualche settimana, ma vi assicuro che tutti i valori sono positivi. Anche i suoi esami del sangue sono perfetti, Alba. Il vostro piccolino è sano come un pesce, ha soltanto una gran voglia di conoscervi. Sapete già il sesso?»

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