24 - Qui chi non terrorizza...

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Charles

Tornavo sempre sui miei passi per chiedermi il perché continuassi ad andare verso quel palazzo, consapevole che non lo stessi più facendo per il panorama ma per cercare delle risposte, che sapevo già non sarebbero arrivate con facilità.

Ormai stanco, continuo a usare i miei poteri per evitare che la pioggia potesse inzupparmi i vestiti, è vero, la sensazione della pioggia che arriva sulla pelle e ti inonda di sensazioni è qualcosa di unico, ma di sicuro non è un qualcosa che posso permettermi in questo istante.

Raggiunsi finalmente la Landmark Tower, un'aria pulita, ricca inondava l'intero palazzo, sia l'esterno che l'interno, era un'aria che alla tana non è possibile respirare.

Abbassai il cappello un po' verso il davanti per non far caso agli sguardi delle persone, quasi come se non esistessi.

Non so in realtà se ciò che sto per andare a fare sarà o meno una cazzata, ma oramai è tardi per tornare indietro.

Chiesi un'informazione al portiere del palazzo e mi diressi verso il mio obiettivo.

Presi l'ascensore e digitai "piano 45" aspettando la sua lunga salita spostai il mio coltello mettendolo dietro la schiena sotto la camicia, mi sarebbe servito.

Il tintinnare della campanella interna indicava l'arrivo al piano, scesi e bussai all'appartamento n. 3.

*

David

Sentii bussare alla porta del mio appartamento, mi alzai e andai ad aprire senza nemmeno guardare dall'occhiello chi fosse.

<Char...> non feci in tempo a concludere il suo nome, lui entrò nell'appartamento prendendomi per il collo quasi strozzandomi, poi uscì un coltello dalle spalle e me lo puntò in gola.

D'istinto misi le mani tra le sue per non farmi strangolare, allora lui spostò il coltello per farmele togliere da lì, alzò lo sguardo sui miei occhi, mentre ancora con i piedi a terra lui iniziò ad attivare il suo potere: le sue mani iniziarono a brillare di un rosso come il fuoco, lucente, poi si spostò per tutto il suo corpo prima di iniziare a sentirmi leggero, stava usando il suo potere su di me, e come se niente fosse mi sollevò con la stessa mano che teneva sul mio collo, inizia a bruciarmi, faccio fatica a respirare, sto soffrendo, non posso più muovermi, lui impassibile davanti a me, è così che doveva finire tra noi Charles?

Sento il mio corpo farsi sempre più leggero e sempre più inerme davanti a lui, bloccato davanti a un muro sospeso, mi lascia il collo ma non posso muovermi; almeno riprendo a respirare, tossisco e cerco di riprendermi dal fatto che avevo un problema molto più grosso, e si chiamava Charles Norton.

<Cosa vuoi da me Norton?> domandai perplesso <oh su via David, chiamami Charles, perché mettere questi muri tra noi, siamo alleati ora no?> ridacchiò sapendo di aver usato le stesse parole che avevo usato io tempo fa.

Me le ricordo perfettamente.

<Hai tentato di strangolarmi, e pensi di poter iniziare così l'alleanza Norton?> sputo su di lui tutto il mio dissenso guardandolo con uno sguardo tra il sorpreso e il deluso.

<cosa c'è? Senza i tuoi poteri sei inerme Omi?> si mise a ridere di gusto pronunciando le parole <mi devi delle spiegazioni, perché dovrei fidarmi di te?> continuò lui, <ed io come pensi che dovrei fidarmi di te dopo che in periodo di pace tra noi vieni nel mio appartamento e...> mi tappò la bocca con la sua mano <sh sh fai silenzio adesso, ti conviene David, fai il buono e non ti accadrà niente di brutto> disse schietto <adesso io ti lascerò la bocca e tu starai in silenzio ad ascoltare tutto ciò che avrò da dirti, ma se solo urlerai per farti salvare da quel bamboccio, beh, sarà peggio per te allora> finì il suo discorso.

Rifletto su ciò che potevo fare, sullo starmene zitto o provare a urlare, la mia bocca però iniziò a urlare prima ancora che la razionalità potesse finire le sue riflessioni.

Non appena Norton mi lasciò la bocca le mie corde vocali iniziarono a vibrare producendo così un grido.

Vidi Charles andare a chiudere immediatamente la porta lasciata aperta precedentemente per poi raggiungermi, riprendere in mano il suo coltello e puntarmelo nuovamente alla gola. <Ti avevo avvisato Omi, peggio per te, le mie intenzioni erano magnanime, avevo intenzione di liberarti e chiederti pacificamente di darmi delle spiegazioni, ma siccome hai deciso di non collaborare, mi dispiace, dovrò cambiare approccio> mi guardò con sguardo pieno di rabbia in corpo, ho paura di ciò che potrebbe accadere. <scusami Charles, ti chiedo venia per favore, se potessi mi inginocchierei a chiedertela> provai a supplicarlo, cosa non da me. Ma nulla lo smosse.

Deglutì, quella che sento è paura.

Lo guardo negli occhi fino a quando i suoi occhi non incrociarono i miei.

La sofferenza è un'arma che può fare molto più che male ma nessuno ancora ne parla perché ancora non è stata mai studiata approfonditamente.

In quello sguardo, un sentimento indescrivibile permeava il luogo, una poesia che non necessita parole.

Non mi avrebbe fatto del male, ma allora cosa voleva da me?

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⏰ Ultimo aggiornamento: 7 days ago ⏰

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