22 - C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo

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David

Dopo essermi messo da parte per parlare con Jades restai da solo, riflettendo su ciò che fosse accaduto durante il mio discorso, su Charles che mi ha preso la mano e l'ha alzata insieme a me, sulla mia mano che stringe la sua in segno di alleanza.

Al solo pensiero sentii il mio volto diventare caldo e prendere colore, segno che stessi arrossendo. Sospiro sul fatto che sono da solo e nessuno può per fortuna vedermi in queste condizioni.

Dall'incontro di stamattina ne siamo usciti tutti un po' devastati, la maggior parte per la notizia appresa, lo ammetto, sono quasi certo che qualcuno in questa missione ne rimarrà scosso, ci sarà sicuramente anche chi potrà morire, ma per questo potremmo affidarci solo al destino.

<Forse sarà meglio tornare all'Agenzia> pensai tra me e me, alla fine qui il lavoro è stato compiuto e la maggior parte di noi è già tornata alle proprie "basi" per poter riflettere.

Sento arrivare sul mio telefono una notifica, afferro il dispositivo tra le mani e leggo il messaggio, è da parte di Jades: "sono con Akira a casa, sbrigati a tornare il cielo è nero."

Alzai lo sguardo verso il cielo, aveva pienamente ragione, ero talmente preso dai miei pensieri che non mi resi conto del nuvolone che si era andato a creare sopra la mia testa, inspirai dal naso e sentii il petricore della pioggia arrivarmi alla testa, l'odore che emana la pioggia è il mio preferito, indica che a breve avverrà un cambiamento, e che tutto ciò che è stato finora verrà messo da parte e inondato dalla pioggia, come se stesse andando a togliere tutti i pensieri brutti dalla testa e con la pioggia li porterà via, lasciando soltanto un lieve ricordo.

Nemmeno il mio potere poteva annullare l'acqua che presto mi sarebbe caduta addosso, quindi con passo svelto inizio a incamminarmi.

La strada non è molta, ma con quell'aria leggermente cupa mi incamminavo per le strade di Yokohama, i passanti iniziavano a cercare un riparo e le mamme chiamavano i loro piccoli dal parco per non farli ammalare a causa del temporale.

Iniziano piano piano a sentirsi dei piccoli boati per via dei tuoni, non doveva mancare molto prima che potesse iniziare il temporale.

Raggiunsi il prima possibile la Landmark Tower per vedere dall'ascensore panoramico come il cielo potesse dare vita a spettacoli del genere, il cielo che diventa scuro, l'acqua che scende accompagnata da scosse elettriche, i fulmini mi hanno sempre ricordato Genever, anche lei, sempre così speciale... Potrebbe sembrare sciocco ma non ho mai avuto l'intenzione di scordarmi della mia vecchia famiglia, dopo tutto loro sono sempre stati tutto ciò che più gli si avvicinava.

Ma credo che per loro il mio sentimento non sia ricambiato, non credo mi vedranno più come una volta, e se già suo fratello ce l'ha con me non immagino lei -ridacchio ironicamente-.

L'interno del mio appartamento è come sempre abbastanza vuoto, l'affitto non è molto alto nonostante la grandezza dell'appartamento, forse è proprio per questo che sento che manchi qualcosa, o meglio, manchi qualcuno; un appartamento così grande non è progettato per una singola persona, ma con il lavoro in agenzia riesco comunque a mantenermi occupato per un buon periodo di tempo per non pensare a queste sciocchezze.

Trovai tutto per come lo avevo lasciato, la sigaretta spenta a metà dentro al bicchiere, le tende chiuse che facevano ancora più buio visto il cielo di fuori; decisi di aprirle solo per vedere che la pioggia era già cominciata, poi buttai il tutto con una faccia al quanto schifata da me stesso.

<Congratulazioni David anche oggi hai concluso un'altra giornata di merda> dissi a me stesso, mi buttai su una delle poltrone che stavano in salotto e presi il libro che avevo lasciato in sospeso da chissà quanto a prendere polvere: "Romeo e Giulietta" di W. Shakespeare.

Aprì il libro e cercai di infilarmi tra le pagine di esso, provando a non pensare più alla realtà e immergendomi totalmente nella fantasia.

You made me hate this cityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora