3 - Arrendersi

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Il sole sorgeva sul cielo di Yokohama e come sorgeva nel passato continua a sorgere e tramontare adesso e così sarà anche in futuro, continuerà a splendere per migliaia di anni fin quanto non esaurirà le proprie energie e andrà a scemare per infine esplodere come una ipernova.

L'unica cosa che cambia sono le sue sfumature, a volte più giallastre, altre più rossicce, noi siamo qui, gli unici che potremmo godere di questo spettacolo ogni giorno, ma, per brutta abitudine lo andiamo a considerare come una banalità. Perché non ci rendiamo conto di quanto preziose siano le cose fino a quando non le perdi, lì ne vai a capire il vero valore.

Ma Charles se ne rese conto troppo tardi.

Facevano sempre la stessa domanda <se mai dovessi incontrare nuovamente David cosa faresti?> rispondeva sempre la stessa cosa <lo ucciderei>. Sempre la stessa risposta, non capiva perché glielo chiedessero, ma quasi sicuramente c'era qualcosa sotto, anche se poi tornavano a fare il solito lavoro di sempre.

Oggi lo chiesero nuovamente, sapeva bene che sarebbe toccato anche quest'anno, ormai è come un'abitudine, ma quest'anno ha decisamente perso le staffe per talune situazioni che si sono presentate.

E se è solo per la propria rabbia repressa? Non si sa, ma l'idea di arrendersi è spuntata per la prima volta dinanzi a lui e rispose alla stessa identica domanda, come ogni volta, almeno all'inizio: <lo ucciderei... o per lo meno è come ho risposto negli ultimi anni, non che il mio rancore sia passato, ma ora direi "nulla". David non fa più parte della Mafia e non cambierebbe idea dal nulla e tornare, non so se incontrerò più David ma anche se succedesse non lo ucciderei> rispose il ragazzo dai capelli color carota sospirando, la pelle pallida rifletteva la luce rossa dei led nella stanza, facevano risplendere i suoi occhi, blu come il cielo in estate.

Il boss mafioso si avvicinò con cautela a Norton il quale aveva in questo preciso momento la testa calata con un sorriso ghignante, rispondendogli di aver notato un cambiamento nel suo essere di ora rispetto al sé stesso di qualche anno prima. Riprendendo il discorso, Ogai Mori mise una mano sulla spalla di Norton affermando di avere una missione per quest'ultimo, sottolineando il fatto che dovrebbe essere una delle più difficili per il rosso, ricevendo di controparte un "tsk" come risposta per il corvino. <Norton, per questa missione ti affiderò Akuta, sai più di me del suo caratterino e se qualcosa dovesse andare storto allora la sua forza non vi sarà molto d'aiuto, anche se quello che mi preoccupa ancora per l'affidamento sei tu Charles.> rispose esitante il signor Mori. <in questa missione; incontrerò Omi? non è così?> chiese il rosso alzando la testa per guardare bene il corvino, la quale fece un sorrisetto altezzoso <sapevo che eri intelligente Mori, ho sempre saputo che lo nascondevi da qualche parte, aspettavate che il mio impulso omicida verso di esso passasse dico bene, signore? e avete aspettato fin quanto avessi dato la risposta che sarebbe stata più comoda per voi> continuò diretto il ragazzo più piccolo <non ti sbagli, ma non prenderla a male, tutto è stato fatto per non farti stare peggio> disse schietto il boss, Charles biascicò confermando poi il suo interesse nel partecipare alla missione. Si avvicinò lentamente al signore che risiedeva davanti a lui e prendendolo per il colletto della camicia e facendolo abbassare alla propria altezza per poter fare contatto visivo con quest'ultimo; voleva fargli assaporare quella sensazione di amarezza che persuadeva il suo corpo dall'incontro coi due <avevo detto che non avrei ucciso Omi, e non ho cambiato idea... ma nulla mi impedisce di torturare fino allo sfinimento quest'ultimo> detto ciò Charles mollò la presa e uscì dalla stanza senza proferire altre parole.

Mori sentì un brivido prenderlo per tutto il corpo, era come se il sangue iniziasse a raggelare nei vasi, se lo doveva aspettare, un segreto troppo grande, troppo pericoloso, si poteva aspettare anche di peggio, se non che venisse ad accoltellarlo qui stesso; ma non lo fece. È andata bene, fin troppo per quello che si aspettava. In fondo non sarebbe stata né la prima né l'ultima volta che il boss venisse assassinato, Mori ne era consapevole; per lo più perché fu così che lui quella volta ottenne il potere, un solo testimone, Omi. Ma quello ormai non è più un problema, almeno per come stanno le cose.

Per quella missione il problema non sussiste, bastava che la Mafia non avesse troppi contatti con dei detective di alcune agenzie Giapponesi, nonostante ci fosse l'accordo con essi che stabiliva protezione da entrambi i fronti per affrontare un nemico comune non è la prima volta che accade di incontrarsi, per lo più erano scontri tra noi e i detective, erano poche le volte che avevamo un nemico comune, ma ad ogni modo non avevamo mai messo in gioco uno dei nostri migliori combattenti; realmente non si ha idea se loro ne fossero a conoscenza o meno, ma avere quel bastardo di David dalla loro è sempre un bel grattacapo... "Quel duo micidiale... Charles Norton, David Omi; chissà se questa volta si incontreranno" pensò il boss tra sé e sé.

<Siamo pur sempre la mafia, non si ci può permettere che tutti cadano per uno, se si capirà che Norton non è all'altezza della situazione per poter affrontare la missione sarà affidata allora con molta probabilità a qualcuno di preso tanto quanto a lui ma con meno voglia di picchiare David... Anche se l'idea mi alletti molto> disse ridacchiando, poi il suo sguardo cambiò espressione tornando ad essere di una serietà unica nel suo genere.

Nonostante avesse ucciso il proprio predecessore, fu solo grazie a questo suo carattere che Mori rimase a capo della Mafia per così tanti anni.

You made me hate this cityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora