Jades
Finimmo la cena più in fretta possibile, l'aria era piena di disagio soffocante.
Proprio per questo ho deciso di tornare fuori dal palazzo a prendere una boccata d'aria.
David era più a disagio di me, ma non volle toccare ancora l'argomento.
Forse per il fatto che non fossimo soli, o perché è una situazione nuova anche per lui e sa di aver sbagliato.
L'ho perdonato, ma di sicuro non passa inosservato il suo comportamento di oggi.
Sento la porta del palazzo sbattere ancora una volta.
Mi giro, e come se mi leggesse nel pensiero lui era ancora una volta lì.
Davanti il ciglio della porta tra il chiedere se potesse restare o il doversene tornare dentro.
<puoi anche avvicinarti, non ti mangio mica> abbozzo un sorriso sincero verso di lui.
Lo percepisce e di conseguenza si avvicina e si appoggia sporgendosi per guardare il panorama.
<scusami ancora.>
Lo guardo, <ti sei già scusato> dico distogliendo il mio sguardo dal suo volto.
La sua mano entra nella sua tasca per poi uscire subito dopo con una sigaretta tra pollice e indice per poi avvicinarmela <è per te, prendila in cambio di quella che ti ho preso io prima> lo guardo e accetto il gesto <dovrei prenderti per il collo io adesso?> domando sarcastico mentre vedo il suo sguardo avvolto da una faccia terrorizzata e le sue mani attorno al collo a indicare di non fargli del male <scherzavo cretino> lo vedo tirare un sospiro di sollievo e piano anche se con diffidenza toglie le mani dal suo collo per tornare in una posizione più rilassata.
Prendo un accendino e accendo la sigaretta che mi ha dato David in men che non si dica.
In concomitanza anche lui prende un'altra sigaretta e si mette a fumare insieme a me.
<Che ti succede David?> sbuffo <non è niente che ti riguardi Jades, sei ancora piccolo> mi guarda e butta un po' di fumo dalle narici.
<Io non direi Omi; per prima cosa stai fumando - <e quindi? Mi è vietato?> - non ti è vietato di certo ma non è da te, deve essere successo qualcosa di grave.> Stavolta è lui a sbuffare <secondo: mi hai fatto del male solo perché ho parlato poco prima con una persona che non avevo mai visto in vita mia> continuo <terzo: mi hai offerto una sigaretta per farti perdonare, il che è strano visto quanto sia grande il tuo ego; e per finire, quarto, ho diciannove anni, non ci togliamo di così tanto, quindi smettila di trattarmi come tratteresti mia sorella e dimmi che cazzo succede> dico tutto d'un fiato e tossisco <fuma fuma> controbatte lui alzando il labbro leggermente in su. <Lascia la piccola Akira da parte, lei non c'entra assolutamente niente in questa storia, e non dovresti immischiarti nemmeno tu> mi continua a guardare con sguardo accusatorio come se mi fossi intromesso in una sparatoria e adesso lui fosse sotto giudizio per aver ferito uno della sua stessa squadra <ormai ci sono dentro Omi, e non ho intenzione di tirarmi indietro> mi guarda col broncio stavolta, ha la faccia di un bambino e vorrei così tanto che potessi farci un quadro istantaneo e appenderlo nel pieno centro dell'appartamento. <D'accordo, hai vinto stronzo> sbuffa in disaccordo.
*
David
Conosco Charles da quando avevo circa quindici anni, lui ne aveva quattordici, è un
po' più piccolo di me, sia d'età che di statura, ma di certo è una persona alla quale se non si presta attenzione sarebbe in grado di sgozzarti la gola in 0,2 secondi.
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You made me hate this city
Fantasy⚠ TW ⚠ In questo libro saranno presenti argomenti come: mafia, dipendenze, disturbi psichici vari, armi, violenza, suicid!o e morte. Dopo essere stati sottoposti a degli esperimenti genetici un gruppo di ragazzi tra cui il giovane Charles si trova...