23 - Incatenata al mio destino

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Genever

Quando mio fratello e Charles andarono insieme ad altri per l'alleanza il primo mi impose di rimanere in stanza, il che non mi è dispiaciuto più di tanto poiché mi ha permesso di non svegliarmi all'alba e poter dormire di più.

L'unica cosa che mi dispiace è che mio fratello mi tratta ancora come se fossi una bambina nonostante la poca differenza di età tra noi.

Lui ed io, così simili ma allo stesso tempo così diversi.

Alla fine è pur sempre mio fratello, ciò che fa è esclusivamente per proteggermi, senza però capire che non sono più la bambina innocente di una volta. Lui mi ha portata all'interno della mafia, ma a che costo?

Uscirò nuovamente da sola, e lui s'incazzerà di nuovo con il capo, e si farà coraggio per restare a galla in questo mondo così crudele che ci ha distrutti lentamente, che ci piove addosso come grandine, facendoci male ad ogni granello.

Lui cerca sempre di farsi forte davanti a tutti ma poi quando siamo soli verrà a piangere sulla spalla; è un ripetersi continuo, fa la missione, torna alla tana, si sfoga con me, il ciclo si ripete.

Sono stanca di stare sotto al suo ombrello anche quando "non piove", non mi serve.

Uscii dalla mia stanza con cautela e raggiunsi la stanza per gli allenamenti, fasciai per protezione le braccia, chiusi le porte per poter usare il mio potere senza troppi problemi, poi facendo un respiro profondo mi concentro e scarico tutta la mia energia per terra.

Sento un brivido attraversarmi per tutto il corpo, parte dal petto, irradia la testa fino a raggiungere le gambe, premo con forza il pavimento isolante che è situato sotto i miei piedi. Non è un caso aver scelto, tra tutte, proprio questa stanza, è fatta per tutti coloro che vogliono provare i loro poteri, ma se qualcosa andasse storto il tutto riuscirebbe a rimanere all'interno.

elettricità, radiazioni, fuoco, aria, criocinesi e così via.

La mia specialità è diversa da quella di Ryūga, si chiama "Lightning", o come meglio dire posso generare e manipolare i fulmini a piacimento, anche ad alta velocità con la stessa potenza di un fulmine stesso, l'elettricità che irradia il mio corpo è l'equivalente di 500.000 Megawatt.

Un numero così elevato che per una persona normale sarebbe già morta solo alla scarica, ma il mio corpo sviluppando questo potere ha acquisito la capacità di poter vivere una vita normalissima, in cambio di forza e potenza elettrica, e, qualche ricarica di cellulare che mi chiedono di fare -rido al solo pensiero di quante volte mi abbiano chiesto di caricare il loro telefono cellulare sia Charles che Ryūga.-

Ma in fondo li capisco, è anche il loro modo di scherzare e sdrammatizzare il tutto qua dentro.

Continuai ad esercitarmi in più modi possibili mentre i pensieri mi entrano in testa per poi crearci un nido e stabilirsi lì dentro.

Avevano bisogno tutto il materiale possibile, e lo stavano racimolando già da qualche anno... Alla fine il tempo è solo la mera illusione dei limiti umani, dopotutto cos'è il giorno se non soltanto un insieme di numeri che ti impongono quando e com'è giusto fare le cose.

Di base sono una persona molto introspettiva, mi piace riflettere sul più o sul meno, mi affascina tutto ciò che fa parte del nostro mondo e che io non ho purtroppo la fortuna di vedere se non tramite un vetro, ma questo è il mio destino.

Sogno da quando ero piccola il giorno in cui lascerò la mafia, ma poi penso a mio fratello, non lo lascerei per nulla al mondo da solo, io stessa ne soffrirei e ne avrei paura; so che materialmente non lo sarebbe però, ci siamo sempre stati l'uno per l'altra e non posso permettermi di abbandonarlo ora, soprattutto con questo imminente pericolo.

Ho approfondito l'argomento, so chi è Takahashi Ryuji, la mia timidezza e il mio modo di fare da introversa mi hanno permesso, anche se casualmente, di poter ascoltare una telefonata privata tra il boss e... in realtà non saprei proprio chi ci fosse dall'altro capo del telefono, non si sono accorti della mia presenza nemmeno per un attimo, ma io ho sentito tutto.

Ho fatto delle ricerche, ma ho tenuto tutto per me, come sempre sono Gin la ragazza silenziosa, la ragazza che non vuole far parte della mafia ma ci si è ritrovata in mezzo, la ragazza che ha paura di rimanere sola.

Una lacrima silenziosa quanto me, solca il mio viso e tocca il pavimento scendendo da sotto il mento, mangiandomi lentamente da dentro come un buco nero in un'astronomia spenta ormai nei miei occhi, in stelle che all'interno non brillavano più da tanto tempo, sfottendo la morte che era lontana dal potermi raggiungere e chiudere nel buio.

Scarico a terra lasciando segni sul pavimento che si allargavano sulle mura che circondavano la stanza, scariche elettriche letali sotto il mio controllo, fanno tutto ciò che desidero io.

Sono stanca, mi butto a terra inerme, sorrido per aver aumentato sempre un po' di più la mia forza sperando che un giorno potrò usarla per fare del bene e non più del male a persone innocenti che non hanno colpa alcuna.

Non desidero altro se non questo.


You made me hate this cityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora