Epilogo

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≡ epilogo ≡

♕HARRY STYLES ♕

Grace era il tipo di ragazza che non si dimentica. Una mosca sul muro, ma un bello e intrigante pezzo d'arte quando si veniva a conoscerla. Dozzinale come sembrava, lei aveva il potere di sollevare le anime dai posti più oscuri, e forse la mia era una di loro. Lei aveva il poter di far ripensare a qualcuno tutto ciò che credeva di sapere solo con un disegno.

Lei era mia ed io ero suo e, al momento, sembrava bastare. Ero la sua ancora, lei la mia, e stavo bene così. Ero stato fortunato, o almeno, mi sentivo così. Non avevo sentito sollievo dopo il trauma finché non era venuta lei.

Ma, naturalmente, tutti dovevano andare via qualche volta.

Il matrimonio di sua madre era andato abbastanza liscio. Lei mi aveva costretto a ballare all'Homecoming e non poteva sembrare più bella. Aveva i capelli raccolti in uno chignon con una ciocca che pendeva, che mi tentava come scusa per toccarle il viso, la sua pelle morbida. L'avevo vista parlare per tutto il tempo e lei sembrava consolata dal mio ascoltare.

"Jeremy si trasferirà presumibilmente e così il Signor Pell", aveva detto con un piccolo cipiglio sulle labbra. "Non che non piacciano, ma sono abituata ad essere solo Noah ed io. Mamma è come un'ombra, lo sai?"

Sorrisi premendo le labbra sulla sua fronte. "Andrà tutto bene, amore. Ti direi di venire a trovarmi per preservare la sua sanità mentale, ma francamente, sei messa meglio di me."

Nei suoi occhi c'era quel luccichio che non vedevo da tanto- simpatia. E' una reazione umana naturale quando si sente qualcosa di terribile, tragico e tuttavia mi spaventa da morire. Non mi piaceva ammettere di aver fatto così tanti sbagli nella mia vita quanto le persone senza dubbio erano messi peggio di me. Stavo ancora respirando, ero vivo e la maggior parte di loro combatteva per l'ultimo respiro.

Ma vedere quello sguardo negli occhi di Grace mi inviava sempre un'ondata di serenità, come se tutto fosse davvero a posto. Che le cose perfette possono esistere e puoi averle proprio di fronte a te e che non ti lasceranno mai.

Ma ero ancora una volta in errore.

Era il giorno prima delle vacanze di primavera quando camminai verso casa di Grace dove c'era la postina. Grace sfogliava le lettere, sapendo che la sua accettazione al college o la lettera di rifiuto erano lì. Io stesso ero nervoso per lei e le sue mani tramarono un po' quando l'aprì. Con poche frasi, i suoi occhi si illuminarono.

Ovviamente era stata accettata.

Era senza dubbio una delle più intelligenti nella nostra scuola, manteneva voti alti ed era stata più o meno eletta per il discorso di commiato. Sarebbe andata alla John Hopkins University per diventare l'infermiera più brillante di tutti, per salvare vite umane a destra e a manca. La John Hopikins era una delle università più alte nella classifica degli Stati Uniti e lei l'avrebbe frequentata.

La brutta cosa? Era a quindici ore di distanza in auto.

Ma ero felice per lei- anche orgoglioso. Sapevo quanto lo voleva e glielo avrei lasciato avere. La rendeva felice e la sua felicità rendeva felice me. Era uno strano cerchio senza mezzi definiti.

Durante le vacanze di primavera, avevamo alloggiato in un hotel per passare due giorni agli Universal Studios. Era stato divertente anche se non ero molto un 'cercatore di emozioni' con le montagne russe. Grace lo era, e Dio fu così bello guardarla così sorridente per due giorni, quella risata melodiosa in fuga dalle sue labbra ogni due secondi.

Non pensavo che Grace se ne sarebbe andata in un paio di giorni, o fra meno di due mesi. Tutto quello a cui pensai fu il presente, e che lei era ancora lì, e che era felice e anche io ero felice.

Stranamente, ci diplomammo tutti subito dopo. Grace aveva quasi tutta la sua famiglia lì a vederla, Brady con sua mamma, Ivette con i suoi genitori, Estella con i suoi e suo fratello maggiore e tutti gli altri sembravano avere una famiglia. Cercai di non sguazzare nella mia autocommiserazione, ma non potei fare a meno di immaginare come sarebbe stata la faccia di mia madre mentre mi vedeva con quell'abito e quel cappello. Sarebbe stata orgogliosa? Avrebbe pianto come praticamente le mamme di tutti gli altri?

Jacob venne da me dopo la cerimonia, "I miei genitori non sono venuti", fu tutto quello che disse.

"Mi dispiace", gli dissi ed ero serio.

Si strinse nelle spalle. "Immagino che intendessero proprio che non volevano avere niente a che fare con questo 'abominio' di un figlio."

Lo disse con una risatina alla fine, ma il suo sguardo e il suo tono mi dissero che non era felice. Cominciò a piangere prima che me ne resi conto, e non sapevo cosa fare, tranne abbracciarlo. Grace mi aveva abbracciato quando ero un relitto mentale, così supposi fosse confortante per le persone che ne avevano bisogno.

Jacob si fermò nel momento in cui Grace e gli altri tornarono da noi e non parlammo più di questo.

E poi le cose peggiorarono. Ero troppo paranoico per la partenza di Grace, mi odiavo per aver fatto così tanto affidamento su di lei. Tutti loro sarebbero andati al college ed io sarei rimasto qui, con Fiona, Heath e Aria, e sarei tornato nel profondo abisso in cui ero prima. Non volevo tornare lì. Mai più.

Grace notò il mio cambiamento di comportamento. Parlavo di meno, sorridevo meno, non guardavo più nessuno e restavo nella mia camera. Grace aveva lanciato sassi alla mia finestra per due giorni prima di lasciar perdere perché non volevo rispondere alle sue chiamate. Un così strano scherzo degli eventi. Eppure, non potei trattenermi dal rivivere tutto, da quella notte in cui vidi mio padre premere il grilletto due volte, ogni proiettile che colpiva un corpo diverso.

Credo che entrammo in una crisi. Ero troppo fuori di testa per elaborare davvero qualcosa - me compreso- dicevo. Ma non ammettevo che ero spaventato. Non volevo ammettere che avevo riposto la mia fiducia in qualcuno che sarebbe partito per andare a ottocento miglia di distanza da me. Non volevo ammettere che avevo fatto affidamento su una persone per poi perderla meno di una anno dopo.

Una cosa tira l'altra e, beh, abbiamo rotto.

Il che non aiutò la mia situazione.

Nè mi fece guardare Grace con le lacrime agli occhi, ma mi sentivo pieno di emozioni. Cosa avevamo detto? Cosa ci aveva finalmente diviso? Avevo accennato della mia paura per la sua partenza? No. Certo che non lo avevo fatto. Non mi avrebbe lasciato così sconvolto perché avrebbe capito.

Io ancora non so cosa realmente accadde.

Il giorno in cui sarebbe dovuta salire sull'aereo, mi resi conto che non le avevo detto addio. Corsi così velocemente quel giorno, cercando di arrivare in aeroporto per scusarmi, dirgli addio - per fare qualcosa di diverso da farla andare via senza spiegazioni.

Ma ero troppo tardi, Noah e la signora Walker stavano passeggiando verso la via d'uscita. Era già salita sul suo aereo, in cerca di nuove avventure e cercando di diventare più incredibile di quanto già non fosse.

Ed io ero qui, continuando ad essere niente. Mi sarei trasformato in Heath, disoccupato e costantemente incazzato perché non avevo nient'altro da fare. Sarei diventato pigro, incapace di andare al bagno senza assistenza. Sarei diventato niente.

Improvvisamente una fonte di rabbia si scatenò in me.

No.

Mi rifiutavo di essere niente, mentre tutti gli altri che amavo diventavano qualcosa.

Volevo unirmi a loro.

Sarei stato qualcosa.

Vi aspetto tutte in Captive <3

Infatuation // Harry Styles [ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora