Lentamente, sudando freddo, e con il cuore che batteva all'impazzata, mi avvicinai alla porta, e sbirciai dalla piccola apertura.
La prima cosa che notai, fú l'enorme parete dove, organizzate meticolosamente in ordine di grandezza e pericolosità, vi erano collocate un' infinitá di armi.
La seconda cosa che vidi era l'enormità della stanza, che conteneva si e no una trentina di persone sedute su poltroncine di pelle nera, che guardavano verso una specie di palco.
Li come un cazzo di dio della morte, si trovava Mark; i capelli solitamente in perfetto ordine erano spettinati e ricadevano sul volto, la camicia bianca era sporca di sangue, e aveva lasciato aperti i primi due bottoni.
Oltre a lui, sul palco, vi era un uomo inginocchiato e sanguinolento con tagli e ferite sul viso e l'addome, le braccia sollevate sopra la testa e legate da catene.
Dovetti trattenere un' urlo a quella vista raccapricciante; nell' ultimo periodo ero diventata piuttosto sensibile, e il senso di colpa, per le mie azioni passate , mi divorava da dentro, come un cazzo di parassita "Ora che tutti sono arrivati, possiamo cominciare" disse Mark con voce seria e profonda, lanciando un' occhiata severa ai suoi due figli "Dall' interrogatorio risulta che gli uomini della festa, sono stati mandati da un certo Conrad, che gestisce un giro di gare clandestine" disse Mark girando come un corvo, attorno all' uomo pronto ad attaccare la preda "Ora, da quanto ci risulta, questo nome non esiste da nessuna parte" disse, fermandosi accanto all' uomo deturpato "Quindi ci sono due possibilità: uno, lui stá mentendo" fece una piccola pausa" Due, Conrad è cosí potente, da aver cancellato se stesso dal sistema" .
All' improvviso afferrò con brutalità i capelli dell' uomo, e con estrema lentezza gli reclinò il volto, così da guardarlo dritto negli occhi "Questo Corrad, di quale clan fa parte?" Gli urló Mark, strattonando i capelli così forte, che mi sorpresi nel vederli ancora attaccati al cranio "La mafia Newyorkese non c'entra un cazzo con Corrado, state fuori da questa faccenda, oppure LUI vi distruggerà" disse con un sorrisetto sardonico, per poi sputare in faccia a Mark.
All'improvviso un silenzio glaciale piombò nella stanza , e ancora prima di capire cosa cazzo stesse succedendo un sonoro sparo rieccheggiò nella stanza e nel corridoio; Mark senza esitare, aveva tirato fuori dalla tasca interna della giacca una pistola e aveva sparato dritto in fronte all'uomo, riempiendo il muro immacolato alle sue spalle di schizzi di sangue, come pittura su tela vuota.
Un urlo strozzato, uscì dalla mia gola e prima di rendermene conto cominciai a correre più veloce che potetti.
Erano tutti dei bugiardi, dei luridi bugiardi, e promettermi che mi avrebbero protetto dalla violenza che avevo vissuto, sapendo che loro stessi ne facevano parte, era un tradimento; continuai a correre, e ignorando lo scalpiccio di passi che rimbombavano nella casa corsi fuori in direzione del cancello.
La pioggia scendeva violenta e graffiante, inumidendo non solo i vestiti ma anche il mio volto, riuscendo a nascondere anche le lacrime che cadevano rapide su di esso; corsi al di fuori del cancello, aperto a causa della riunione, e senza neanche starci su a pensare svoltai a sinistra.
Corsi a perdifiato rischiando di inciampare sui miei passi diverse volte; Scoprire che la mia famiglia faceva parte della Mafia Newyorkese mi aveva sconvolto più del previsto.
Avevo creduto che almeno qui, al di fuori dell'arena, con la mia vera famiglia,potessi lasciarmi alle spalle il dolore della morte, del sangue, della guerra che avevo nella mente e delle lotte che avevo combattuto su pelle.
All'improvviso sentì un rumore di pneumatici, e prima ancora che riuscissi a capire che cosa stesse succedendo, apparve accanto a me un taxi; d'istinto mi fiondai in mezzo alla strada, fermandolo per poi, come se ne dipendesse la mia vita entrarci "Signorina cosa ci fà tutta sola sotto la pioggia?" Chiese l'uomo alla guida; aveva i capelli bianchi e brizzolati con un principio di stempiatura e portava gli occhiali con la montatura a goccia "Mi sono persa" dissi, battendo i denti per il freddo.
All'improvviso come un fulmine a ciel sereno, nella mia mente apparve il viso sorridente e saraonico di Dmitriy "Per caso saprebbe dirmi dove abita un certo Dmitry? È un ragazzo alto, con i capelli neri, super ricco " chiesi all'uomo sporgendomi in avanti, verso di lui "Dmitry? .... Per caso è russo?" chiese lui con voce indagatoria "Si proprio lui, lo conosce? riusciresti a portami a casa sua?" domandai speranzosa, visto che non mi aspettavo che lo conoscesse a causa delle poche informazioni che avevo dato su di lui "Si certo....ma che rapporto ha con lui, signorina?" mi chiese svoltando una curva "È un'amico di famiglia" dissi stancamente, appoggiando sfinita la schiena sul sedile "Perché, lo vuole sapere?" chiesi sospettosa "È solo piuttosto famoso da queste parti" e detto questo si accostò davanti a un'enorme cancello nero "Potrebbe Aspettare 5 minuti, che gli porto i soldi?" chiesi all'uomo, che mi guardava con aria preoccupata " Non si preoccupi signorina, questa corsa gliela offro io" E appena uscii dall'auto, l'uomo sfreccio via, come se fosse inseguito da un branco di cani inferociti.
Preoccupata e infreddolita, strinsi le braccia al petto, cercando di non tremare troppo; velocemente, mi fiondai sul citofono, schiacciando tutti i tasti che trovai a tiro "Chi sei?" chiese una fredda voce femminile "Sono Andromeda...per caso c'è Dmitriy?" Chiesi battendo i denti dal freddo "Il signorino Dmitriy, in questo momento è in riunione" Rispose secca la donna senza aggiungere altro "Sono una sua amica, e ho bisogno urgentemente di parlargli, può farmi entrare?" chiesi guardandomi intorno, spaventata all'idea che uno dei miei fratelli, potesse sbucare fuori da un momento all' altro "Non credo che sia possibile, il signorino ha detto di non voler essere disturbato per nessuna ragione al mondo, dovrá aspettare fino alla fine della riunione" e detto questo, chiuse la conversazione.
Esasperata, incominciai a piangere; mentre la pioggia, mi sferzava il volto mi lasciai cadere a terra, appoggiando la schiena sul freddo metallo del cancello.
Passarono 5 e poi 10 minuti, ma non vi era ancora nessuno segno di vita, da parte di Dmitriy; infuriata e infreddolita, decisi che non avrei piú aspettato, e iniziò cosí la scalata del cancello. Potrei mentire dicendo che fu abbastanza facile, ma non lo fu affatto; ero stanca e il freddo metallo mi gelava le mani che erano doloranti e ferite a causa della scalata, finché arrivata in cima arrivò la parte piú difficile.
Scalare gli enormi spuntoni, che torreggiavano come corvi sull'enorme cancello "Cazzo!" Dissi, sibilando di dolore; uno spuntone, mi aveva graffiato l' interno coscia "Cazzo, cazzo cazzo" urlai, notando il sangue che si intravedeva dal pantalone e scendeva liquido e scuro lungo la gamba.
Con un balzo, scesi dal cancello, e con le ultime forze che mi rimanevano seguí il vialetto sterrato; era piuttosto ridicolo che quasi tutte le ville che avevo visitato seguissero il solito schema: cancello, viale, fontana e infine villazza, come se fossero state fatte con lo stampino.
Finalmente mi trovai davanti all' enorme villa moderna, che sembrava uscita dalla rivista "Top 50 ricchi d'America"; era sui toni scuri, imponente e rappresentava a pieno l' anima e il carattere di Dmitriy; cupo, misterioso, ma intrigante.
Come una furia, ignorando il dolore alla coscia e alle mani, schiaccia piú forte che potetti il campanello che si trovava accanto alla porta;si sentí un tramestio, e il suono di diverse voci, poi la porta si spalancò, e mi ritrovai davanti a una donna sulla cinquantina "Come hai fatto a entrare?" Disse lei con voce adirata "Anzi non mi interessa, adesso chiamo subito le guardie" fece per tirare fuori il cellulare, quando una voce dietro di lei disse "Che succede Miriam?".
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FIGHT
RomansaAndy è una ragazza di 16 che dopo la morte della madre si ritrova da sola col patrigno, che dopo diversi anni di abusi e violenze decise di venderla al mercato clandestino dei combattimenti. Andy si ritroverà a destreggiarsi in un mondo fatto di vio...