Dietro la donna c’era Dmitriy, stravaccato con le gambe aperte e con una sigaretta accesa in mano su un divano di pelle nera che occupava la maggior parte del salotto.
Appena mi vide spalancò gli occhi, e con brutalità, spinse di lato la donna, facendola quasi cadere a terra “Andromeda!” urlò lui portandomi all’interno della casa “Cos' è successo?” chiese guardandomi dalla testa ai piedi, preoccupato dal mio pallore e dai vestiti tra bagnati che gocciolavano sul pavimento “Non sapevo dove andare” dissi con un filo di voce “E poi, mi sei venuto in mente tu” per un' attimo credetti di averlo visto sorridere, ma fú tutto cosí veloce che avrei potuto anche immaginarlo “Miriam, prepara la stanza accanto la mia” disse lui mettendomi un braccio intorno alla vita per sorreggermi, cosa che mi fece arrossire piuttosto violentemente “Intanto l'accompagno a fare una doccia calda”.Mentre la donna si dirigeva, scioccata e allibita, lungo un corridoio alla mia destra, Dmitriy lentamente mi accompagnò su per le scale; erano bellissime, di un marmo grigio, che non avevo mai visto prima, con il corrimano di metallo nero.
Finite le scale, percorremmo un lungo corridoio che diramava a destra e a sinistra, ma a quel punto il dolore si fece cosí acuto che dovetti distogliere lo sguardo da esso e concentrarmi con tutte le forze, sul non cadere stravaccata a terra come un sacco di patate lesse; a un certo punto, dopo aver camminato per un' altro minuto Dmitriy si fermò davanti a una porta nera “Benvenuta nella mia camera, Andromeda” disse aprendola, per poi aiutarmi ad entrare; era una magnifica stanza ampia, in stile moderno, con un' enorme letto a baldacchino in ferro battuto con lenzuola nere, una grande TV di fronte ad esso e alcune poltroncine in pelle nera con un tavolino, e accanto ad esse un'enorme porta finestra che dava sul giardino.
Con una fitta di nostalgia mi venne in mente il balconcino della mia camera da letto, dove il giorno in cui ero arrivata e avevo scoperto di avere una famiglia avevo parlato con Mark “Adesso ti fai una bella doccia calda, e quando esci, mi spieghi bene cosa ti è successo” disse Dmitriy accompagnandomi verso una porta che si trovava a sinistra della televisione.Il bagno era sui toni scuri in sitile moderno in linea con la casa, con piastrelle nere e una vasca in marmo grigio venato di nero, in pan dan con il lavabo “Si vede che il nero è il suo colore preferito” dissi accennando un sorrisetto che subito si spense; con estrema lentezza a causa delle ferite sulle mani, mi spogliai dalla tuta bagnata e strappata, e senza altre cerimonie mi misi sotto la doccia.
Il dolore che sentivo sulla pelle non era nulla a confronto di quello che provavo nel cuore “Chi l'avrebbe mai detto che sarei stata tradita dalla mia stessa famiglia” chiesi a me stessa, appoggiando la schiena nuda sulle piastrelle; con lo sguardo cercai il doccia schiuma e lo shampoo, e quando li ebbi trovati dentro una nicchia nascosta nel muro, notai che erano della stessa marca che usavo a casa di Mark.
Dopo essermi lavata e uscita dalla doccia, cercai con lo sguardo qualcosa per coprirmi, ma per quanto cercassi, l'unica cosa che riuscì a trovare, fu un' unico accappatoio nero appeso accanto al lavandino; non volendolo sporcare di sangue, ma neanche uscire nuda, lo indossai e imbarazzata uscì dalla stanza, dove Dmitriy seduto a gambe aperte sul letto, mi spettava.pov Dmitriy
“Non sono affari nostri se il carico che ti abbiamo spedito è stato rubato” disse l’uomo che si trovava al di là dello schermo; le sopracciglia era incurvate in un' espressione irosa, piú simile a quella di un criceto che ad un uomo di cinquant’anni “Invece è un problema vostro” dissi, sbattendo una mano sulla scrivania “Quel carico non è mai arrivato nel luogo prestabilito” dissi, reprimendo un ringhio; era il terzo carico in tre mesi che veniva assalito da una banda, e avevo sentito che anche quelli di Mark avevano subito la stessa sorte “Non possiamo farci niente” rispose l'uomo, in un poco convincente tono dispiaciuto “Non me ne può fregare un cazzo” risposi secco ”Vedete di risolvere la situazione, per quanto riguarda la sicurezza” continuai, guardando l’ uomo diritto negli occhi; sapevo che il mio sguardo lo metteva in soggezione, perché a 16 anni, avevo ucciso davanti ai suoi occhi il vecchio fornitore, per alcuni problemi legati alla fedeltà “Perché questo, è un problema vostro” e senza neanche aspettare una risposta, gli chiusi la chiamata in faccia.
Con un sospiro, mi lasciai cadere sullo schienale della poltrona, e guardai fuori dalla finestra del mio ufficio; quei ladri mi stavano causando un bel po ' di problemi, e nel nostro lavoro il ritardo non è ben gradito.
Quanto avrei voluto sapere chi fossero, per distruggerli pezzo per pezzo e torturarli fino a fargli desiderare la morte; un sospiro di piacere uscì dalla mia bocca, leggero come una piuma.
Adoravo distruggere i nemici, ed è un piacere che con questo lavoro posso concedermi a pieno; ma chiunque fossero, non erano degli, visto che avevano osato sfidare la mafia Russa.
Mi alzai dalla poltrona per dirigermi verso la porta, cominciando nel mentre, a pensare ad un piano per poter smascherare quei banditi. Ancora immerso nei miei pensieri scesi le scale, per dirigermi verso il divano, dove mi sedetti “Quando si cena Miriam?” chiesi, reclinando la testa all'indietro accendendo nel mentre una sigaretta “Tra un'ora, signorino” disse la donna sorridendomi dolcemente; la mia è sempre stata una madre presente nella mia vita e in quella di mio fratello, ma molte volte a causa del lavoro di nostro padre, venivamo affidati alle cure della governante.Ha sempre avuto un debole per me, e sospetto che per lei, fossi come un figlio; all'inizio può sembrare fredda e irascibile, ma una volta che ci passi un pò di tempo e la conosci meglio diventa la donna piú affettuosa del mondo “Grazie” dissi esausto tirando una boccata della sigaretta; all' improvviso il suono petulante del campanello esplose nel soggiorno “Aspettavamo qualcuno?” chiesi a Miriam, alzando un sopracciglio “Nessuno, Padroncino” rispose lei burbera aprendo con prepotenza la porta “Come hai fatto a entrare?” Disse lei scioccata, rivolgendosi allo sconosciuto ospite “Anzi non mi interessa, adesso chiamo subito le guardie” disse lei, cercando di tirare fuori il cellulare dalla divisa da inserviente; curioso, spensi la sigaretta nel portacenere di cristallo che si trovava sul tavolino e cercando di intravedere l’intruso, che a causa della mole della donna, veniva nascosto, mi alzai dal divano “Che succede Miriam?” chiesi mettendomi di fianco a lei.
Appena posai gli occhi sulla figura di Andy, ebbi uno shock; era bagnata dalla testa ai piedi, il volto, illuminato dalla lampada sopra al portone d’ ingresso, la faceva sembrare uno spettro a causa dell' incarnato biancastro.Subito spinsi Miriam di lato portandola all' interno della villa “Andromeda!” urlai “Cos' è successo?” gli chiesi guardandola preoccupato, notando il sangue che macchiava le scarpe da ginnastica bianche e le ferite che deturpavano le sue bellissime mani “Non sapevo dove andare” disse lei debolmente, guardandomi supplichevole con i suoi stupendi occhi azzurri; pensieri indecenti, poco consoni al momento passarono veloci nella mia mente, e con tutto l' autocontrollo possibile, li richiusi in un' angolino appartato di essa “E poi, mi sei venuto in mente tu” continuò lei imbarazzata.
Per un momento la felicità mi travolse dalla testa hai piedi; lei mi aveva pensato, mi aveva cercato, il mio piccolo fiocco mi aveva riconosciuto come suo salvatore “Miriam, prepara la stanza accanto la mia” dissi autoritario in direzione della donna, mettendo un braccio attorno alla vita di Andromeda per sorreggerla, notando che un adorabile rossore gli aveva imporporato le guance “Intanto l'accompagno a fare una doccia calda” dissi accompagnando Andromeda su per le scale in direzione della mia stanza “Benvenuta nella mia camera, Andromeda” gli dissi aprendo la porta per poi aiutarla ad entrare; come un cucciolo curioso, guardò da cima a fondo la stanza, esaminando ogni piccolo dettaglio di essa “Adesso ti fai una bella doccia calda, e quando esci, mi spieghi bene cosa ti è successo” dissi accompagnandola verso il bagno.Lentamente, mi lasciai cadere sul letto; vedere Andromeda, di fronte alla mia porta, bagnata fradicia e con la faccia sconvolta, mi aveva risvegliato sensazioni poco caste.
Il mio cazzo si contrasse nei pantaloni aderenti facendomi sfuggire un sospiro di piacere; se avessi dovuto recitare la parte del bravo ragazzo, simpatico e un po' esuberante per non fare scappare da me Andromeda, l' avrei fatto, se avessi dovuto mentire sul mio lavoro e sulla mia famiglia per assicurarmi la sua lealtà e il suo cuore, non avrei esitato a farlo, almeno fino a quando non ci saremmo sposati e li, non avrebbe piú potuto sfuggirmi.
“Andromeda” sussurrai “Oh mia Andromeda” dissi spostando lo sguardo verso la porta del bagno “Tu non sai in che guaio ti sei cacciata”.
Dopo mezz'ora la porta del bagno si aprì, rivelando Andromeda con addosso il mio accappatoio, altamente imbarazzata; con tutte le mie forze mi trattenni dall' alzarmi da quel cazzo di letto e scoparla fino a farle dimenticare pure il suo nome.--------------------------------------------
Ciao a tutti come state? Spero bene.
La vicenda stá assumendo una piega moolto strana; cosa accadrà ad Andromeda adesso che è caduta nella tana del leone.
Lo scoprirete nel prossimo capitolo !!Alexa💙
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FIGHT
RomansaAndy è una ragazza di 16 che dopo la morte della madre si ritrova da sola col patrigno, che dopo diversi anni di abusi e violenze decise di venderla al mercato clandestino dei combattimenti. Andy si ritroverà a destreggiarsi in un mondo fatto di vio...