CAPITOLO 5

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"Sei" frustata.
"Una bambina" un'altra frustata.
"Davvero cattiva" un'altra frustata.
Disse John fermandosi per asciugare il sudore che gli colava tra i capelli "Questo succede se fai la bambina cattiva, capito?" feci un cenno di assenso con la testa, dolorante e impaurita.
"Lo faccio per il tuo bene" disse John sorridendomi storto; poi lentamente posó la cintura e si sdraió sul divano lercio e logoro del nostro soggiorno e lì si addormentó.
Lo faceva sempre dopo avermi picchiata per un motivo futile; questa volta avevo fatto cadere per sbaglio una bottiglia di birra che volevo portargli.

Lentamente mi accucciai per terra in un angolo del soggiorno cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliarlo.
Il dolce, premuroso e gentile John era scomparso lo stesso giorno in cui la mamma era morta, e di questo mi dava la colpa, costantemente, ogni giorno e ogni ora.
Misi la testa tra le mani, e singhiozzai; subito mi coprí la bocca con la mano quando John si giró dall'altra parte, non doveva assolutamente vedermi piangere senò mi avrebbe picchiata un'altra volta, e questo non lo volevo.

Mi svegliai di soprassalto col fiato corto e le lacrime agli occhi; avevo fatto un altro incubo su quel mostro rivoltante.

Feci un respiro profondo cercando di fare calmare i battiti accelerati del mio cuore, poi mi guardai in giro e i ricordi del giorno passato mi piombarono addosso risvegliandomi definitivamente dal torpore del sonno, pescai un pantalone e una maglione consunto dalla sacca che mi ero portata, misi le scarpe da ginnastica anche quelle logore e mi avviai lentamente verso la porta.

Senza fare alcun rumore la aprí e mi avviai lungo il corridoio che avevo percorso la scorsa notte, finché un rumore di serratura non mi immobilizzó sul posto; lentamente mi girai e sulla soglia di una delle porte vidi un ragazzo sui vent'anni che mi fissava scioccato, aprì bocca per dire qualcosa ma io spiccando una corsa mi lanciai verso le scale di marmo, cercando di raggiungere la porta d'ingresso, afferrai la maniglia e feci per girarla quando una mano mi afferrò l'avambraccio costringendomi a girarmi per guardarlo in volto.

Aveva capelli neri pettinati all'indietro, due occhi verdi e abbassando lo sguardo vidi che era a petto nudo, mi divincolai dalla sua prese senza riuscirci, allora, ruotai su me stessa e con una spallata lo allontanai da me; cercai un'altra via di fuga, perché quel ragazzo si ero messo davanti alla porta d'ingresso,  percorsi un lungo corridoio svoltai un paio di volte a destra e a sinistra fino a ritrovarmi in una sala da pranzo.

In un secondo di incertezza il ragazzo mi fu addosso, mi fece cadere per terra e si mise sopra di me bloccandomi sopra la testa le braccia e schiacciando con il suo peso le gambe immobilizzandomele del tutto "Chi cazzo sei?" Mi chiese con voce profonda e rauca "Sei una delle sgualdrinelle che si portano a casa i gemelli?" Mi chiese divertito. 

Spostai la testa di lato facendo leva sul bacino cercando di levarmelo di dosso, ma lui intensificò la presa, facendomi sibilare di dolore "Perché cazzo non rispondi, il gatto ti ha mangiato la lingua?" E rise, fu un'attimo di distrazione, gli tirai una ginocchiata nelle parti basse riuscendo a sgusciare per metá dalla sua presa e liberando il braccio destro per poi tiragli un pugno sulla guancia, a quel punto mi lasciò del tutto.

Purtroppo le sue urla di dolore e i rumori di lotta avevano svegliato il resto degli abitanti della casa facendogli riunire tutti in sala da pranzo con le facce sconvolte "che cazzo sta succedendo?" Chiese un ragazzo che doveva avere piú o meno la mia età.                                                                          Spaventata dalla loro comparsa mi misi in posizione, giá pronta ad attaccare " Chi sei? E cosa ci fai in casa nostra?" Disse minacciosamente un altro ragazzo rivolto nella mia direzione.

Una voce profonda e da uomo fece capolino dal fondo del corridoio " Ragazzi che cosa succede?" chiese Mark facendosi strada tra i ragazzi, fermandosi bruscamente appena vide il ragazzo per terra e me in piedi in posizione di attacco  "Andromeda, cosa è successo, ti sei fatta male? Ti hanno fatto del male?" Mi chiese in tono dolce avvicinandosi.

Bruscamente mi allontanai mettendo piú distanza possibile tra me e loro "Cole che cazzo gli hai fatto!! Alzati subito e rispondimi!!" Il ragazzo mugolò di dolore e lentamente si alzò "Padre, questa ragazza stava vagando nei corridoi e ad un certo punto ha cercato di scappare, quindi l'ho rincorsa e siamo arrivati qui, ho cercato di parlargli ma non mi rispondeva, a un certo punto mi ha colpito e sono arrivati gli altri" e detto questo mi guardò con sguardo gelido "Immagino, in che modo tu abbia fatto le tue domande, Cole" disse Mark infuriato.

"Andromeda, cara , vieni qui, voglio vedere se ti sei fatta male" disse dolcemente facendomi cenno con la mano.

Prima che potesse anche solo avvicinarsi, spiccai una corsa verso uno dei corridoi, svoltando di qua e di là; sentivo urla e passi da tutte le parti, ma non mi fermai neanche per un secondo, finché vidi la porta di ingresso, la aprí e uscì ritrovandomi così nell'enorme vialetto, ma non feci neanche un passo che degli uomini, probabilmente guardie del corpo mi sbarrarono la strada.

Il mio petto si alzava e abbassava velocemente a ritmo del respiro accelerato; invano cercai una via di fuga, ma purtroppo nel frattempo Mark mi aveva raggiunto "Andromeda adesso sei al sicuro, non hai bisogno di fuggire da nessuna parte, sei nel posto a cui appartieni, dove avresti dovuto sempre stare, insieme a me, a noi" e mi rivolse un sorriso triste "Adesso faremo una bella colazione e nel frattempo conoscerai i tuoi fratelli" e con un cenno mi fece segno di seguirlo.

Capì che quel giorno non sarei fuggita, c'erano troppe persone da superare, l'avrei fatto in un altro momento; seguì Mark verso la sala da pranzo, dove c'erano sei ragazzi intorno ad un enorme tavolo da pranzo di mogano con delicate decorazioni intarsiate nel legno, vidi anche che il ragazzo che mi aveva attaccato teneva un pacchetto di ghiaccio sulla guancia, e molto probabilmente un altro anche su i suoi gioiellini di famiglia, sorprendentemente mi spuntò un sorrisetto e diligentemente seguí Mark che mi fece segno di sedermi in sulla sedia accanto alla sua.

-------------------------------------------------------------- Ciao a tutti, stò revisionando tutti i capitoli prima di partire con quelli nuovi, quindi ho bisogno di molta concentrazione, e di conseguenza tempo.                                                                spero che vi sia piaciuto.

Alexa  💙

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