capitolo 4

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mai nella mia vita mi sarei aspettata di ritrovarmi imbucata ad una festa dopo i 20 anni e dove per giunta non conosco l'organizzatore e il proprietario ma ora sono qui e ho maledettamente bisogno di bere qualcosa e divertirmi come si deve, come a 17 anni.

mi faccio spazio tra i corpi sudati e appiccicaticci delle persone finché non arrivo in cucina, il bancone è pieno di alcolici che non conosco quindi afferro una cosa azzurra a caso e la verso in un bicchiere di plastica. il familiare bruciore giù per la gola non è fastidioso e finito il drink me ne verso un altro che trangugio in un solo sorso.

fanculo tutto e tutti: ho 22 anni, sono single, ho voglia di divertirmi e di vivere ma soprattutto di provare quella sensazione di leggerezza di quando si è ubriachi.

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due ore più tardi sono ubriaca fradicia e sto ballando con un ragazzo di cui non ricordo il nome  "come hai detto che ti chiami" "davide" sorrido e annuisco continuando a strusciarmi su di lui, non ricordo il tempo di aver ballato così con qualcuno diverso da Alvaro "ti va un altro drink?" mi chiede accarezzandomi la guancia destra ma io mi scosto sentendomi tutto d'un colpo sporca.

venire è stata una pessima idea e di sicuro strusciarmi su un ragazzo diverso da lui  non me lo farà dimenticare tutto d'un colpo; sono una cretina.

sento lo stomaco muoversi e un senso di vomito mi assale, corro su per le scale e inizio ad aprire le porte a caso finché non trovo il water, mi inginocchio e butto fuori tutto quello che ancora era presente nel mio stomaco. stremata gattono fino alla porta e mi ci appoggio contro prendendomi la testa fra le mani.

perché sei passato dall'essere la mia medicina ad essere la mia malattia? 

dopo una ventina di minuti mi risciacquo la faccia e le mani e scendo le scale a fatica per colpa dei tacchi, non mi volto a cercare il ragazzo di prima che non mi nemmeno cercata e dopo essermi tolta quegli aggeggi infernali mi dirigo verso la macchina "come diamine faccio a guidare se a mala pena mi reggo in piedi?" borbotto sotto voce.

in giardino mi siedo su una sedia e aspetto di sentirmi meglio ma non succede: ho un mal di testa tremendo, mi sto insultando in tutti modi possibili per essermi conciata così male e in più se provo a guidare rischio di fare un incidente o investire qualcuno, la galera non è ciò che voglio in questo momento, io voglio lui e butto il resto.

"hey ragazza, stai bene?" una voce mi fa alzare gli occhi, gesto di cui mi pento subito dopo                          "Alice..?" la sua mezza domanda lancia stupore e forse scontentezza. "Alvaro" mormoro mantenendo la testa bassa e un tono di voce quasi impercettibile 

"che ci fai a questa festa?" chiede e la disapprovazione è chiara nella sua voce, ha sempre odiato il fatto che andassi a delle festa, soprattutto senza nessuno con me, e che bevessi anche solo uno shottino -non reggi l'alcool stupida- mi ripeteva in continuazione. invece di rispondere gli faccio la stessa domanda: di certo non gli dico che sono qui per colpa sua e che lo amo ancora nonostante tutto.

"sono qui con Arturo, secondo lui bisogna festeggiare praticamente tutto" ride e sono tentata di ridere con lui ma mi trattengo. "hai intenzione di rispondere prima che di domani? vorrei arrivare in orario alla presentazione" premo le labbra in una linea sottile facendomi anche male,dannazione a lui. lo sento mormorare un okay  prima che mi prenda la mano e i tacchi a spillo

"ma che diamine" lo guardo frustrata e confusa "non ti lascio andare a casa da sola, ti chiamo un taxi." annuisco, speravo mi accompagnasse ma non è nelle sue intenzioni.

lui mi ha dimenticata, perché o non riesco a fare lo stesso?

SpazioAutrice

scusatemi eventuali errori che correggo appena trovo un attimo di tempo. che ne pensate di questo capitolo? votate e commentate in tanti.

come promesso è più lungo e spero di riuscire a farne di ancor più lunghi e dettagliati. alla prossima 

(stasera amichevole)

alvarito||alvaro morataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora