(Cailian Liu Gospet)
Non mi era mai capitato, fino a quel momento, di vedere Gilbert di umore nero.
Veramente nero.
Forse nemmeno mia madre l'aveva mai visto in quelle vesti, ma per me fu immediatamente un avviso di girargli al largo. Lo imparai in fretta e fu un beneficio. Le persone come Gilbert quando sono arrabbiate devono stare da sole e smaltire la furia senza fare delle vittime.
La mattina dopo il mio rimprovero lo trovai in quello stato. Era metà mattinata e lui era già nel pieno del suo lavoro, correndo di qua e di là, tra una stanza e un'altra con delle scartoffie in mano. Ad un certo punto si mise a urlare al telefono e provai pena per il poveretto dall'altra parte.
Quando Gilbert era di cattivo umore, o particolarmente stressato o annoiato, la sua bocca si assottigliava e gli occhi diventavano due fessure velenose. Non sapevo se ce l'avesse ancora con me, ma ne dubitavo.
Lo lasciai ai suoi problemi.
A conti fatti non lo avevo mai visto così preso in senso negativo, o con me o con i suoi figli. Né quando io lo avevo insultato né quando Dominik e Michael erano rientrati tardi e né quando mia madre aveva espresso il suo completo dissenso nel volersi sbarazzare di Mac aveva osato urlare così forte. La sua voce era potente.
Nessuno mi aveva trattato in modo tanto respingente prima della mattina scorsa, anche se un po' aspettavo di meritarmelo.
Quella mattina sarei dovuta andare con mia madre all'atelier a Sydney per scegliere il suo abito per la cerimonia, ma con mia meraviglia si alzò prima di tutti gli altri e mi lasciò a casa, senza niente da fare a parte insultare me stessa. Seppure ero giovane per quel tipo di questioni, gli abiti nuziali e le loro discussioni mi avevano sempre attirata (ero pur sempre una ragazza!) ed ero curiosa di vedere se i gusti di mia madre si contraddicevano ai miei.
Mi piaceva vedere i reality tv americani dove una sposa cercava l'abito perfetto per il suo matrimonio. Immaginando il mio futuro, per l'abito avrei di sicuro optato per un corsetto e una vaporosa gonna da principessa, ovviamente bianco. Cartoni animati e libri avevano forgiato la mia fantasia a non meno di una "principessa".
Feci colazione da sola. Non sapevo se Dominik si fosse svegliato o meno con le urla di suo padre per la casa, ma la sua porta rimase chiusa alla mia vista e io non ci misi parola. Gilbert si fece la decenza di ignorarmi. Mi sentivo a disagio nel dover restare in quella casa, da sola, a sentire quelle conversazioni. Capivo che erano private, ma così forti non potevo fare a meno di captarle.
A quanto pare parlava con un avvocato molto cocciuto.
In ogni modo, Cailian andò in città a fare la spesa e io rimasi senza uno scopo nella vita. Provai a chiamare Mark e a invitarlo ad uscire, ma il suo telefono era irraggiungibile. Segregata e in trappola, mi sedetti sulle scale a guardare con bile la Venere raffigurata.
Guardai la donna dai lunghi capelli rossi e le bofonchiai con noia: «Cos'hai tanto da guardare?»
«La famiglia Petronovik non ammette matti in casa, lo sai?»
Non era stato il quadro a parlare, benché una parte misera di me ci avesse davvero sperato per ammazzare il tempo, bensì Michael. Stava salendo le scale, silenzioso come il suo solito, e aveva trovato un intoppo nel suo percorso: me.
Era appena sveglio. I suoi capelli erano disordinati e gli ricadevano sulla parte della testa rasata, lasciandogli libere le orecchie piene di orecchini e il collo tatuato. Aveva in mano una tazza di caffè e nell'altra il suo amato palmare.
Mi alzai e mi pulii i pantaloni prima che mi potesse dire qualcosa.
«Allora ne sai qualcosa, no?» lo schernii, gettando acqua sul fuoco.
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Bad Bro - Bluebeard
Mystery / ThrillerSydney, Australia. Chanel Isaac Leeroy non ha voce in capitolo quando la madre, Lacey, decide di fidanzarsi ufficialmente con il finanziere russo Gilbert Petronovik, il quale porta l'intera famiglia sotto lo stesso tetto. Con intenti nobili, il nuo...