Quando mi svegliai, c'era un terribile odore di fumo, o meglio, fu quell'odore a svegliarmi e farmi precipitare dalla mia soffice nuvola senza preoccupazioni e inutili pianti. Pensai, prima di aprire gli occhi, che qualche gas o la puzza dello smog dovesse essere entrata in casa, ma non mi pareva di essermi dimenticata di chiudere la porta o la finestra.
Mi tolsi di dosso Michael e lui si rannicchiò via. Mi stropicciai gli occhi, spingendo le ciocche di capelli dagli occhi e mettendo a fuoco la figura di una persona seduta accanto al letto. Dominik stava finendo una, di una serie immemore, di sigarette, a giudicare dal pacchetto mezzo vuoto nella sua mano. Appena notò che i miei occhi erano aperti, la spense, gettandola via dalla finestra. Mi diede un'occhiata storta.
«Pensavo ti facessi pagare per fare certe cose. Che spreco...» borbottò.
Ebbi l'impulso di tirarmi la maglia lontana dal petto e stringere il lenzuolo perché i suoi occhi, come al solito, indugiavano troppo sul mio corpo.
Mi morsi il labbro nel tanto che lui mi fece un sorrisetto. Michael grugnì nel sonno, ancora addormentato, allungò un braccio e mi strinse la gamba. Io arrossii e Dominik notò il gesto prima di altri.
«E io pensavo che fossi andato all'inferno per dare una mano al diavolo. Già finito con il tuo papà? Ti ha dato la mancia?» proruppi, togliendo il braccio del gemello da me.
Dominik alzò un sopracciglio e mi dimenticai che di mattina aveva lo stesso carattere amichevole di un animale carnivoro a digiuno da giorni interi. Alzò una gamba e temetti mi volesse dare un calcio per la frase detta, così alzai le braccia, pronta a difendermi e a subire il dolore. Tuttavia, e con mio sgomento, non fui io il suo bersaglio: colpì il rinforzo del letto, facendo tremolare tutte le assi. Io mi aggrappai a Michael e lui si tirò su repentinamente, dondolandosi.
Michael si mise a sedere, sbadigliò e fissò prima me e poi Dominik. Assunse una faccia stranita, poi sembrò ricordarsi di com'erano andate le cose la sera precedente e guardò suo fratello, aspettando qualcosa.
«Niente colazione a letto?» scherzò il minore.
«E che vuoi? Anche il giornale?» gli rispose scocciato. «Ti sono venuto a svegliare presto questa mattina, dato che papà ci ha dato delle commissioni da fare, ma non ti ho trovato. Pensavo fossi uscito di notte per andare da qualche parte e che non mi avessi avvisato, ma poi mi sono detto che ci sono pochissimi posti dove saresti potuto andare, soprattutto con il buio. Papà ha sprangato la porta, ieri notte. Ti intrufolavi così anche tra le mie coperte, sai, molodaya sova?»
Michael sbadigliò, ancora assonnato. «Sai che non mi piace dormire da solo.»
«Inizi già a chiedere la tua parte di garanzia?» Mi indicò con un gesto brusco della testa.
«Ero solo stanco. Tu, invece, sei molto energico, vedo. La Russia ti ha sempre reso più attivo dell'Australia» commentò Michael.
«Non ne dubito» rispose Dominik, alzando gli occhi verso l'alto. «Spero che a qualcuno qui farà lo stesso effetto. Odio le persone troppo allegre.» Aprii la bocca, pronta a dire qualche cattiveria sul suo conto e sulla situazione in generale, ma lui alzò una mano e iniziò: «Pensi che prenderai l'abbonamento per questa stanza di notte?»
«Come ti permetti?» tuonai. «Ero solo...»
«Ti ho detto che il buio non mi piace, tutto qui. Abbonamento o no non sono affari tuoi, dopotutto.»
«Quindi l'hai invitato nel tuo letto?» mi domandò viperino Dominik.
«Non l'ho invitato da nessuna parte» sillabai, con le guance rosse e gonfie. «È praticamente crollato sul mio letto e si è addormentato» spiegai e poi mi chiesi perché mi stessi giustificando con uno come lui.
STAI LEGGENDO
Bad Bro - Bluebeard
Mystery / ThrillerSydney, Australia. Chanel Isaac Leeroy non ha voce in capitolo quando la madre, Lacey, decide di fidanzarsi ufficialmente con il finanziere russo Gilbert Petronovik, il quale porta l'intera famiglia sotto lo stesso tetto. Con intenti nobili, il nuo...