27 Piccole bugie e piccole donne✔️

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(Dickworth Radigan)

Quando Gilbert disse ai suoi figli cosa avevo fatto, loro smisero di parlarmi. Non mi degnarono quasi mai di una parola, se non costretti. Per me fu un duro colpo al cuore, anche se seppi che il loro comportamento era giustificato dalla paura verso il padre e dal pericolo scampato della punizione. Speravo che Dominik e Michael perdonassero il mio errore, uno dei pochi in confronto ai loro verso i miei confronti, come io avevo fatto, tuttavia eclissarono completamente il mio aiuto e fecero di tutto per dimenticare la mia presenza constante vicino.

Per i primi giorni restai mogia e taciturna, convinta che quando avessero smaltito la loro rabbia mi avrebbero cominciato nuovamente a parlare. Dopo quindici giorni però la situazione rimase invariata e io mi scontrai più volte contro le loro barriere di cinismo e disinteresse.

Dominik era amareggiato e furente con me e ogni volta che tentavo di parlare con lui, i suoi occhi sprizzavano scintille infuocate. Mi evitava silenzioso, bollendo dentro. Evidentemente le ferite del mio cuore non contavano niente per lui, perlomeno non quando lui ne aveva molte più aperte e carnali.

Michael mi ferì molto più del fratello e del padre stesso. Lui mi parlava, certo, ma sempre con un tono spento, lontano e sofferente, quasi come se fosse stato costretto a farlo. Tentai più volte di rasserenarlo con qualche melodia suonata al pianoforte, eppure lui, come si sedeva in soggiorno e mi vedeva in attesa della sua compagnia, si alzava, prendeva un libro a caso dallo scaffale e andava nella camera del fratello a leggere. Io non ci misi mai piede.

Dopo venti giorni la situazione mi parve critica ed ero sul punto di scoppiare a piangere. Non sopportavo più le giornate silenziose passate in camera mia a studiare e a restare da sola con Babushka che si mise in testa di insegnarmi a camminare in maniera ritta, con un vassoio sulla testa.

«Quando non verserai più il vino, saprai di camminare giusta e troverai un bel ragazzo» mi diceva per spronarmi.

La mia testa invece cominciò a puzzare del vino colato, Gilbert prese a lamentarsi dello spreco inutile e intanto né Dominik né Michael ripresero a parlarmi. A scuola fu lo stesso. Li aspettavo pazienti, mi riaccompagnavano in macchina fino a casa e poi le nostre vite si dividevano per poi rincontrarsi la mattina dopo a colazione.

Ero seduta in mensa, sola. I miei compagni di classe non parlavano molto con me come routine e Dominik e Michael avevano preso l'abitudine di mangiare i loro pasti altrove, nelle loro aule di informatica e meccanica. Non dissi mai loro che quello era un atteggiamento stupido e infantile, non ne avevo diritto.

Punzecchiavo le patate nel mio piatto con la pancia vuota, pensando ad altro, a Ilona e alla sua collezione di draghi di peluche, al fatto che avrei dovuto passare tre ore da sola ad aspettare i miei fratelli e al loro modo di fare. Ne avevo piene le scatole. In fondo, pensai, loro avevano fatto cose peggiori delle mie e bene o male non li avevo fatti punire. Non mi aspettavo un ringraziamento, ma neppure l'essere ignorata totalmente come una bambina con i pidocchi.

Dimitri si sedette vicino a me. Aveva il vassoio ancora pieno. Mangiava poco, quasi sempre verdura o riso.

«Sei qui da sola?» mi domandò, alzando gli occhi per vedere i miei fratelli.

«Vedi Dominik e Michael in giro?» chiesi di rimando. Scosse la testa. «Appunto. Anche tu sei da solo?»

Dimitri alzò le spalle. «Sì. Oggi Hergò non si è sentito molto bene ed è tornato prima a casa» spiegò con un sospiro. «È ancora per la storia del Kransyy Kukla, vero? È passato quasi un mese, mi pare che la loro punizione verso di te sia durata troppo, non credi?»

Posai la forchetta nel piatto. «So di meritarmelo, questo è certo. A quanto pare farmi odiare da loro mi riesce bene, anche se non voglio.» Ripensai a quegli avvenimenti, alla paura impressa sugli occhi dei ragazzi e l'ansia palpabile nella sala. «Tuo padre è stato crudele?»

Bad Bro - BluebeardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora