Ricordati chi sei veramente 2/2✔️

1.8K 105 11
                                    

Salimmo in fretta i gradini d'ingresso ma, ancor prima di suonare il campanello per farci aprire, Gilbert spalancò il portone e ci tirò entrambi dentro con uno spintone violento. Cozzai il gomito contro quello di Dominik e mi lagnai, massaggiandomelo.

«Pezzi di somari! Idioti» ci insultò senza prendere fiato, sparando più insulti in russo di quanti ne credessi esistenti. Dominik rimase bloccato con la faccia totalmente anemica e la bocca leggermente aperta dallo spavento. «Avete passato ogni limite con questa cosa, voi due. Tu più di tutti, ragazzina ingrata. Questa volta non la passerai liscia, affatto! Ti rinchiuderò in cantina per il resto della tua vita a mangiare la carne in scatola del cane. Non ti lascerò vedere la luce del sole nemmeno con l'avvento dell'apocalisse! Questa è una promessa. Hai smesso di farti i cazzi tuoi, ti rimetto in riga oggi stesso» mi avvertì, poi puntò un dito verso Dominik. «E tu, prega Dio che non abbia l'idea di castrarti io stesso.»

Dominik deglutì rumorosamente e trasalì.

Mi feci avanti. «Ti ha chiamato il preside?»

«Per cosa dovrei essere arrabbiata, testa di cazzo, altrimenti?» mi interpellò e avrei potuto dirgli almeno dieci motivi diversi, a parte l'ultimo del giorno, per cui avrebbe potuto urlarci in faccia. «Le gigantografie, Chanel! L'intero istituto ha visto il cazzo di mio figlio tra le tue gambe... Due miei figli» si corresse acido «perché voi ufficialmente siete fratello e sorella. Me ne sbatto di quello che avete fatto, ma avete idea di quanto la gente parlerà di questa cosa, quanto inciderà sui miei affari, sull'immagine di famiglia e sul vostro futuro? Nessuno lo dimenticherà: la troia, l'idiota e il cornuto. Ecco chi saremo per l'intero Paese!» berciò fuori di sé.

Con la coda dell'occhio vidi Babushka sulla soglia della cucina, la faccia più grigia del solito, come se avesse preso all'improvviso dieci anni di vita.

Distratta per pensare, non vidi Gilbert frugare nella tasca dei suoi pantaloni un foglio piegato. Lo aprì in fretta e me lo strofinò letteralmente in faccia. La sua mano si scagliò sul mio viso e batté forte contro il naso, picchiandolo all'indietro.

«Guardami mentre ti parlo, non osare distrarti, ragazzina!» mi richiamò Gilbert senza freni. «Che cosa cazzo ti è saltato in mente, eh?»

Gli strappai dalle mani la foto, la guardai e chiusi gli occhi, non reggendo l'impatto. Ne avevo viste a centinaia, forse migliaia sparse per la scuola, ma non mi ero fermata a guardarle per la repulsione che provavo. Pensavo solo a gettarle via. Quando la tenni tra le mani e la fissai, trattenendo un singulto afflitto, capii che Gilbert avesse ragione: quella storia ce la saremmo portati dietro per il resto della nostra vita.

«Non lo so!» sbottò Dominik, allargando le braccia. «Come minimo ne avrò staccate trecento copie dai muri della scuola!»

«Io non stavo parlando a te, idiot!» lo bloccò. «Di te non mi interessa.»

Il ragazzo espirò e le sue guance si arrossarono, scontento di non poter spiegare la situazione e trovare una persona disposto ad ascoltarlo seriamente. Difficile. A Gilbert importavano i fatti materiali, che quelle foto erano ormai di dominio pubblico, che per quante ne avessimo buttate, qualcuno le aveva tenute in segreto e l'originale era ancora disperso, per non parlare dei danni sociali che gli avevamo arrecato in meno di ventiquattro ore.

«Quindi tu sei arrabbiato perché adesso l'intera città fantasticherà su questa foto, non perché io e Dominik abbiamo fatto sesso» sputai, facendoglielo notare chiaramente.

Gilbert mi tirò uno schiaffo e la mia faccia si girò verso destra. Ebbi l'impressione che se avesse voluto, avrebbe potuto benissimo farmi volare via la testa, staccandomela dal collo con un solo colpo. Indietreggiai con orrore, mordendomi le labbra per non piangere. Mi coprii la guancia e l'orecchio, proteggendoli. Bruciavano.

Bad Bro - BluebeardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora