4.Sometimes, the past returns

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"Sei sicura che era lui?" Mi chiede dolcemente Samantha accarezzandomi i capelli biondi mentre siamo stese sul suo letto.
Ero corsa subito a casa dopo quell' incontro. Jason mi aveva rincorso per ben due isolati,ma poi ci aveva rinunciato.
"Si! Lui mi ha detto sono Jason!"
"Magari era un altro Jason." Ipotizza.
"Non conosco altri Jason e poi mi è bastato guardarlo negli occhi per riconoscerlo."
"Beh, è un paesino piccolo questo... Non poterai ignorarlo per sempre, tesoro." Dice alzandosi dal letto per avvicinarsi al comodino e appoggiandoci la sua copia sgualcita di Cime Tempestose.
Samantha coltiva una grande passione per i classici, come me del resto.
"Allora non uscirò più di casa."
"E come farai ad andare a lavoro?"
"Emh... Teletrasporto?"
Alza un sopracciglio.
"Ci sono! Divento un shadowhunter in modo da essere invisibile."
"Si, e io nel frattempo vado a Narnia..." dice andando verso l'armadio.
"Dai Samantha!"
"Senti non si può scappare dalla proprie paure." È più seria che mai.
"Almeno non per sempre, prima o poi dovrai affrontarle." Spiega meglio.
"La mia non è una paura. Io non ho paura di lui. Io sono solo... Molto incasinata." dico buttandomi a peso morto sul mio letto.
"Se ne sei così sicura..." Dice facendolo anche lei.
"Buona notte Samantha." Detto questo spengo la luce e mi addormento all' istante.

"Caccolaa" Sento qualcuno che mi solletica la pancia.
"Caccola." Non mi va proprio di aprire gli occhi.
"Caccola alzati!" Urla Samantha facendomi cadere giù dal letto.
"Devi andare a fare la spesa!"
"Vaffanculo, vacci tu." Dico con la voce impastata dal sonno.
"Quanto sei carina la mattina." Dice sarcastica.
"Io devo accompagnare mia madre dal medico, quindi dovrai farlo tu. La lista della spesa è in cucina." Detto questo esce dalla camera sbattendo la porta.
Mi alzo sbuffando e andando verso il bagno. Appena finisco di lavarmi, apro l'armadio e mi infilo un pantaloncino e una canotta per poi legarmi i capelli in una cipolla disordinata.
Scendo al piano di sotto per fare colazione ma mi scontro con quel deficiente di Luke.
"Ma che onore Hanna!" Mi saluta lui.
Decido di ignorarlo e andare in cucina a prepararmi un caffè e a prendere la lista della spesa.
"Che cosa fai?" Mi chiede lui piazzandosi accanto a me.
"Accarezzo la mia tartaruga." Rispondo sarcastica.
"Secondo te cosa sto facendo!?" Sbotto agitando la macchinetta del caffè davanti alla sua faccia.
"Ti ho sempre trovata misteriosa." Mi svela lui di punto in bianco.
"Ti ho sempre trovato un idiota." Lo schernisco usando il suo stesso tono.
"La ragazza che veniva tutti i giorni a casa mia e si chiudeva con mia sorella nella sua stanza." Continua ignorandomi.
"Peccato che poi mi tiravi le trecce che mi faceva mia madre con tanto amore." Gli ricordo.
"Si, mi piaceva molto infastidirti." Ricorda divertito.
"Dove vuoi arrivare?"
"A questo." E si butta sulle mie labbra, o almeno tenta di buttarsi sulle mie labbra, ma riceve uno schiaffo in piena faccia.
"Come ti viene?!?" Gli urlo contro.
"Ci conosciamo da quando avevo 5 anni." Continuo.
"Ma adesso siamo entrambi cresciuti." Mi face notare lui facendo un passo verso di me.
"No, IO sono cresciuta, invece il tuo cervello è rimasto quello di un poppante." Ribatto facendo un passo indietro.
"Senti, io ti voglio bene ma ti vedo solo come un fratello ." Gli spiego.
"Io sono disposto ad aspettare che tu ti chiarisca le idee."
"Luke, le mie idee sono chiarissime, anzi trasparenti. Sei tu quello confuso." Sbotto afferando la lista, la mia borsa e lo skate per poi uscire di casa sbattendo la porta.

Arrivata al super mercato, inizio a cercare il latte ma d'improvviso una mano mi afferra il polso.
"Ora non puoi scappare, Hanna."
Sobbalzo per poi voltarmi verso Jason.
Mi guarda con occhi stanchi, probabilmente non ha dormito.
"Lasciami." Cerco di liberarmi dalla sua presa.
"No Hanna, ho bisogno di parlare con te!" Stringe più forte.
"E io ho bisogno che mi lasci." Ormai sto piangendo.
"Non piangere Hanna, ti prego."
"Lasciami allora!" Urlo.
"Lasciala andare." Dice una voce dietro di me.
Rimango allibita quando capisco a chi appartiene, e subito mi asciugo gli occhi bagnati dalle lacrime con la mano libera.
"Lo ripeterò solo un ultima volta: lasciala andare."
"Dylan?" Chiedo stranita.
"Ah, hai il fidanzato adesso?" Sembra deluso.
"Dio, no!"
"Allora chi è questo?!"
Dylan sembra infastidito.
"Il figlio del mio capo."
Fa una smorfia ancora più grande, ma decido di ignorarlo e focalizzarmi su Jason.
"Alle 16:00 alla caffetteria qua affianco, okay Hanna?" Sembra molto serio.
"Okay."
Lancia un ultima occhiata a Dylan e poi se ne va.
"Cosa ti è saltato in mente?!" Urlo girandomi verso Dylan.
"Cercavo di aiutarti." Risponde ovvio.
"Non avevo bisogno del tuo aiuto."
"Si certo, chi era quel tizio?" Chiede serio.
"Non sono affari tuoi."
"Da oggi si. Allora, chi era?"
"Un ragazzo."
"Fin qui ci arrivavo da solo." Dice alzando la voce.
"Lavorava con me in un bar." Mento.
"E abbiamo avuto una relazione." Continuo.
"Ti capita spesso di uscire con dei tuoi ex?" Sorride divertito.
"E a te capita spesso che una ragazza se ne vada mentre stai parlando?" Mi allontano da lui e esco velocemente dal super mercato fregandomene di non aver nemmeno fatto la spesa.

"Almeno il latte potevi comprarlo." Commenta Samantha dopo che gli finisco di raccontare per filo e per segno la mia mattinata.
"Ma tu non mi ascolti?! Piaccio a tuo fratello!" Sto per scoppiare.
"Ma va? Tu sei molto poco sveglia Hanna, si vede da un miglio di distanza che è stracotto." Ridacchia facendomi spalancare gli occhi.
"Oh ma tranquilla, Luke non è tipo da relazione seria. Tra un po' busserà alla porta e ti chiederà di parlare in privato per chiederti scusa." Mi spiega subito.
In quel momento bussano alla porta della camera così vado ad aprire e, guarda caso, mi ritrovo Luke davanti alla porta che mi guarda come un cane bastonato.
"Te l' avevo detto..." Sussurra Samantha in modo che possa sentire solo io.
"Possiamo parlare?" Mi chiede.
"In privato."  Aggiunge poi lanciando un occhiata a Samantha.
"Certo..." Rispondo seguendolo in soggiorno.
"Ti sei chiarita le idee?" Mi chiede.
"Pensavo mi avessi chiamato per chiedermi scusa, non per richiedermi la stessa identica cavolata."
"Chiederti scusa per cosa?!
Scusami Hanna ma ti amo?"
"T-tu mi ami!?!" Spalancò la bocca scioccata.
"Si Hanna, io ti amo dalla quinta elementare. E quando ti ho rivista in macchina, tutto è riaffiorato."
"Oh."
"Già oh." E si avvia verso la sua camera arrabbiato.
"Lucas, mi dispiace!" Gli urlo dietro ma è troppo tardi, si è già sbattuto la porta alle spalle.

Leggendo I Tuoi Occhi. [Dylan O'Brien]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora