15.Stars

5.2K 263 21
                                    

Quando ero piccola, io e mio fratello, la sera uscivamo sempre di nascosto.
Appena i nostri genitori andavo a dormire, saltavamo giù dalla piccola finestra della nostra cameretta e ci stendevamo sull'erba umida del giardino dei vicini.
Thomas diceva che era un momento per vedere le stelle, ma io preferivo chiamarlo il nostro momento.
Durante quelle serate, avevamo deciso che non ci potevamo né guardare in faccia né parlare perché tanto noi saremo sempre stati insieme, e potevamo guardarci e sentire la voce dell'altro quando volevamo, ma le stelle potevano andarsene da un momento all'altro, quel silenzio poteva essere spezzato da un momento all'altro.
Così, giurammo di non infrangere per alcun motivo le regole e, l' unico modo per accertarci delle presenza dell'altro, divenne stringerci forte la mano.
Ero così piccola e ingenua, pensavo davvero che noi saremo stati lì insieme per sempre.
Poi una sera Thomas decise di infrangere il giuramento fatto anni prima.
"Hans.." Mi chiamò a bassa voce.
Sussultai nel sentire la sua voce e per poco non gli tirai uno schiaffo.
"Thomas, stai zitto." Lo rimproverai mentre mi sistemavo la vestaglia trasparente che mi era salita fino alle mutandine rosa.
Era una calda sera d'estate, non tirava neanche un filo di vento.
"Ti ricordi quando da piccola dicevi che volevi sposarmi?" Chiese ancora girando la testa verso di me.
"Thomaaas, stai infrangendo tutte le regole." Mi lamentai con voce infantile per poi girarmi anche io verso di lui.
Mio fratello era lì, che mi guardava dentro in suo pigiama con i trenini, troppo infantile per i suoi tredici anni pieni, i suoi occhi azzurri erano illuminati dalla luce della luna e i suoi capelli biondi erano tutti spettinati.
Siamo sempre stati identici: stessi capelli, stessi occhi, stesso sorriso, stessi lineamenti del viso, chiunque avrebbe capito che eravamo fratelli.
"Mi rispondi Hans?"
Sbuffai rumorosamente tornando a guadare il cielo e allontanando la mia mano dalla sua.
"Si, me lo ricordo. Ma Thomas, te l'ho detto mille anni fa. Cosa centra adesso? Hai rovinato il nostro momento!" Gli faccio notare irritata.
La sua mano, che un tempo era stretta nella mia, si posò sulla mia gamba e inizia ad accarezzarla lentamente.
"Non l' ho rovinato." Ribatté lui.
"L'ho solo cambiato."
Scossi la testa afflitta.
"Non mi piacciono i cambiamenti." Ammisi imbronciata.
"Voglio sposarti." Disse d'improvviso lui.
"Coooosa?" Quasi urlai.
"Mi hai sentito Hans." Abbassa lo sguardo sconfitto.
"Tu non vuoi più?"
"Thomas, era una cosa che ti dicevo quando avevo cinque anni e tu ne avevi otto. Adesso io ne ho dieci e tu ne hai tredici. Siamo grandi per queste cose."
"Ma io ti amo!" Ribatté con lo stesso tono che utilizzava con la mamma per chiedergli un soldatino nuovo.
Il tono di quando faceva i capricci.
"I fratelli non si possono amare, si possono solo volere bene." Gli spiegai come se fosse una cosa ovvia agitando le mie piccole manine.
"E allora perché io vorrei fare con te quello che fanno i grandi ?!" Mi chiese quasi stizzito togliendo la sua mano dalla mia coscia e posandola sopra le mie mutandine.
"Thomas, che fai?!" Urlai dando uno schiaffo alla sua mano inesperta  che cercava di togliermi l'intimo.
Rimanemmo per qualche secondo fermi immobili, io rossa in viso per la rabbia e l'imbarazzo, e lui più confuso che mai con la mano ferma a mezz'aria.
Quello stato confusionale durò ben poco, poi lui con uno scatto repentino si alzò in piedi e si diresse verso la finestra.
"Dove vai Thomas!?" Gli urlai dietro mentre piccole lacrime mi bagnavano le goti.
"Lasciami stare Hanna."
Trasalii nel sentire per la prima volta dopo anni il mio nome per intero uscire dalle sue labbra.

Da allora io e Thomas non fummo più come prima, Thomas insisté per avere una camera tutta sua, non tornavamo più insieme da scuola ma ognuno con i rispettivi amici, a scuola facevamo finta di non conoscerci, non guardavamo più la tv insieme dopo cena, durante i temporali non dormivamo più abbracciati, non andammo più a vedere le stelle, entrambi le associavamo a un brutto ricordo: lui al rifiuto, e io all'abbandono.
Ovviamente lui non mi amava davvero, ero semplicemente l'unico essere femminile suo coetaneo con cui parlava.
Le stelle sono sempre state come una pugnalata al cuore per me, eppure proprio adesso sono stesa sull'erba umida del giardino di Crystal a piangere.
Dylan ha baciato davanti a me un altra ragazza, e il primo posto che mi è venuto in mente dove rifugiarmi è stato sotto il cielo stellato, più vicina che mai a mio fratello.
Io lo so che Thomas non è morto, io lo so che quella lettera non l'ha scritta lui, quella lettera non aveva niente di suo.
Lui avrebbe inserito qualche citazione di Harry Potter qua e là, avrebbe imprecato ogni due parole e, soprattutto, non mi avrebbe scritto: "Mi dispiace lasciarti distruggendo  il nostro bellissimo rapporto."
Io e lui a malapena ci salutavamo, l'unico momento in cui ci rivolgevamo la parola era quando lo rimproveravo per il suo uso quotidiano di droga.
Ha mandato la nostra famiglia in bancarotta, l'ha fatto apposta? Chi lo ha obbligato? Dove è adesso? Perché i miei genitori sono così sicuri che quel corpo sia il suo?
Perché, quel corpo, non è il suo.
Mi stringo forte lo stomaco fra le mani mentre milioni di parole mi si insinuano in testa.
So benissimo di essere autolesionista, ma non immaginavo fino a questo punto.
"Hannaa!" Mi sento chiamare.
Subito mi metto a sedere e mi giro nella direzione da cui proviene la voce, rimanendo stranamente delusa.
Appena i miei occhi incontrano quelli di Colton, il mio viso si trasforma in una maschera di indifferenza.
Questo mi ricorda inevitabilmente come, solo questa mattina, non riuscivo a provare nulla mentre adesso non riesco a provare meno di dieci emozioni contemporaneamente.
Mi rimetto sdraiata e chiudo gli nel tentativo di cacciare indietro le lacrime che minacciano di uscire.
"Vattene." Gli ordino con voce esile.
"Stai bene?" Mi chiede ignorando il mio gentile invito a farsi gli affaracci suoi.
"Potrei stare meglio, Colton."
Cerco di apparire flemmatica.
Sospira dietro di me e, nonostante non possa vederlo, sono sicura che si passi anche una mano tra i capelli.
Sento i suoi passi sempre più vicini e poi l'erba affianco a me piegarsi sotto il suo peso.
"Da quanto sei innamorata di lui?"
Apro gli occhi di scatto e mi giro verso di lui.
"Non sono innamorata di Dylan!" Affermo con un po' troppa fretta non riuscendo a convincere nemmeno me stessa.
"Forse...ma dico, forse. Un po'...mi piace." Ammetto arrossendo sotto il suo sguardo indagatore.
"Anche lui prova qualcosa per te dolcezza, perché non provate a-"
"Lui non ricambia." Mi affretto a rivelargli.
"Sei cieca o cosa?! Eccome se ricambia! Se potesse ti spoglierebbe con gli occhi!" Quasi urla Colton spalancando le braccia.
"Colton!" Mi lamento portandomi le mani sul viso.
C'è solo un piccolo particolare che ha tralasciato gesticolando come un cretino: è steso a terra proprio affianco a me.
Risultato? Una bella manata sul naso.
"Oh Dio, scusami dolcezza." Dice trattenendo una risatina.
"Comunque, a me, detta così, sembra più tensione sessuale." Mi faccio sfuggire mentre mi massaggio il naso facendolo scoppiare a ridere.
"Che c'è di così divertente?" Chiedo infastidita dal suo riso in un momento del genere.
"Beh, il fatto che tu creda che tra te e Dylan ci sia la stessa cosa che c'è tra me e te." Spiega con ovvietà.
"Come prego?" Chiedo confusa mettendomi a sedere e voltandomi verso di lui.
"Non c'è niente di male dolcezza? Io ti fotterei volentieri, e tu ti lasceresti fottere. Non è un peccato mortale, tranquilla." Scherzò copiando i miei stessi movimenti.
"Giuro che se provi a toccarmi con un solo dito, ti stacco i testicoli e ci gioco a ping pong." Lo minaccio appoggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo leggermente gli occhi.
"Cos'è questa tendenza a minacciare sempre ciò che sta lì dove non batte il sole?"
"Fatti due domandine." Lo stuzzico facendolo ridacchiare silenziosamente.
"Hanna!!" Sento urlare alle mie spalle.
Mi ci vuole qualche secondo per metabolizzare.
"Non fare la bambina, dimmi dove sei!" Urla ancora mentre alzo la testa e mi volto.
Colton  mi fissa accigliato ma io lo ignoro, troppo impegnata a studiare la figura che si staglia dinanzi a noi.
"Dylan." Nella mia voce è percepibile l'irritazione.
I suoi capelli sono tutti all'aria, gli occhi sono lucidi per effetto dell'alcol e il suo viso è piegato in un espressione contrita.
Non posso far a meno di pensare che, anche conciato così, è bellissimo.
Fa per parlare, ma poi il suo sguardo cade sul ragazzo al mio fianco.
"Che ci fa lui qui?" Il suo sguardo tramuta in arrabbiato e la sua mascella s'irrigidisce.
"Non sono affari tuoi."
"Si, lo sono eccome." Ribatte stringendo i pugni.
"Vattene." Gli ordino non osando distogliere il mio sguardo dal suo.
questo che se ne deve andare." Afferma con sicurezza indicando Colton.
"Dylan, è un tuo amico!" Gli faccio notare guardandolo dal basso con disperazione.
Colton sospira e fa per alzarsi ma io lo trattengo per il braccio.
"Hanna..." Mi richiama regalandomi uno sguardo comprensivo.
Mi distraggo guardando i suoi occhi in quel momento ricchi di buone intenzioni, e lui ne approfitta per sfuggire alla mia presa e allontanarsi.
"Ti sei fatta toccare vero?" Scatta Dylan in agitazione.
"No, ma che dici?"
"Lui ti piace, non è così?"
"Non mi piace."
"E allora cos'era...quello?" Gesticola agitato.
"Mi stava consolando perché tu hai baciato un altra davanti ai miei occhi." Sussurro facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
"Non ha provato a baciarti?"
"No."
"Ma a te non sarebbe dispiaciuto."
"Dylan!"
"Diciamo le cosa come stanno, Hanna." Incrocia le braccia al petto in attesa di una risposta.
"Beh, a parer suo tra di noi c'è tensione sessuale, mentre tra me e te c'è qualcosa di più." Gli spiego con naturalezza, e per un momento lui sembra rilassarsi impercettibilmente.
"Ma si sbaglia." Mi affretto ad aggiungere.
"Magari non sulla tensione sessuale, ma tra quello che c'è tra noi due. Tu non ricambi i miei sentimenti, non ti sei fatto scrupoli a baciare quella davanti a me." Affermo con durezza guardando le mie mani mentre strappano dei fili d'erba dal suolo.
Mi pento di averlo ammesso, è stato l'alcool a parlare per me.
All'inizio c'è solo silenzio, poi la sua risata cristallina si fa breccia nel mio cuore spazzando via la tensione.
"Sei gelosa?"
Alzo lo sguardo ritrovandomi davanti un Dylan rilassato, felice, quasi soddisfatto.
"Ah, sei contento?!" Quasi urlo alzandomi in piedi di scatto.
Continua a sorridere facendomi diventare rossa per la rabbia.
"Sai qual'è la cosa che mi infastidisce di più?" Mi avvicino a lui facendo qualche passo.
I nostri visi distanziano di qualche centimetro ma non siamo mai stati così differenti.
Io con gli occhi azzurri assottigliati fissi nei suoi e le goti ancora arrossate e leggermente umide, e lui con gli occhi color nocciola fissi sulle mie labbra mentre le sue sono piegate in un sorrisetto languido.
"Hai baciato lei senza farti tanti problemi, cos'è che ti trattiene dal baciare me? Faccio così schifo, oppure è perché vuoi far finta di-" Non riesco nemmeno a finire di parlare che le sue labbra sono incollate sulle mie.
Sussulto al contatto delle mie labbra fredde con le sue calde e carnose e spalanco gli occhi impreparata.
Le sue grandi mani mi stringono possessivamente i fianchi tirandomi a se e facendomi sentire piccola come non mai, non avevo mai notato quanto fosse alto rispetto al mio metro e sessantacinque.
Non ricambio subito il bacio, sono troppo sorpresa per fare qualsiasi tipo di movimento.
Non notando nessuna reazione da parte mia, Dylan mi attira di più al suo petto forzando le mie labbra ad aprirsi, ed in quel momento è come se mi risvegliassi.
Premo con forza i polpastrelli su di lui per poter sentire meglio il suo petto abbassarsi e alzarsi affannato e apro lentamente le labbra consentendo il passaggio alla sua lingua esperta.
Le nostre lingue giocano tra loro facendomi perdere nel suo sapore di tabacco e menta.
Ci siamo solo io e lui uniti come se fossimo un cosa sola, dire che sento i fuochi d'artificio è un eufemismo.
Le sue mani si spostano su i miei glutei e li stringe con forza facendomi scappare un gemito.
Sento le sue labbra piegarsi in un sorrisetto soddisfatto e in riflesso sorrido anche io.
Quando ci stacchiamo con uno schiocco abbiamo entrambi il fiato corto.
Poggia la fronte sulla mia e chiude gli occhi, non è mai stato così bello.
"Sai cos'era questo Hanna?" Sussurra sulle mie labbra.
"Un bacio?" Sorrido per l'ovvietà della cosa.
Apre gli occhi e mi studia per poi abbracciarmi e poggiare le sue labbra sul mio orecchio destro.
Sento il suo respiro caldo battere su di me, e subito chiudo gli occhi beandomi di quella sensazione paradisiaca.
"Non un bacio qualunque, il nostro primo bacio."


🌞🌵🌞🌵🌞🌵🌞🌵🌞🌵🌞🌵🌞
Ciao a tutti! Finalmente si sono baciati, ci stavo perdendo le speranze.
Non mi sembrava mai il momento adatto, volevo fosse un momento molto romantico (anche se io non sono una persona molto romantica, ma vabbe.) e in qualche modo significativo.
Ci tengo molto a questo capitolo e spero non ci siano errori di ortografia.
Ho deciso di lasciare un piccolo spazio alla figura di Thomas, un personaggio al quale mi sono dedicata molto, infatti il fratello della nostra protagonista si rivelerà importante più avanti.
Passando a Colton (ovviamente mi sono ispirata a Colton Haynes, uno dei miei attori preferiti) lui non è un personaggio di grande rilievo, l'unico motivo per cui è stato inserito all'interno del capitolo è per scatenare una reazione di Dylan.
Beh, credo non ci sia altro.

PS: LEGGETE REMEMBER ME WHEN IT'S RAIN, LEGGETE REMEMBER ME WHEN IT'S RAIN, LEGGETE REMEMBER ME WHEN IT'S RAIN.
(non vi faccio pressione, nooo)

Un bacio

Instagram: pa.sticca
Snapchat👻: giuliapacella
~Giulia

Leggendo I Tuoi Occhi. [Dylan O'Brien]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora