13.Colton Haynes

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Villa di tre piani, piscina in giardino, decisamente la casa dei miei sogni.
O meglio, la casa dei sogni di Samantha.
È da almeno cinque minuti che continua a saltellare per la casa come una bambina che ha mangiato troppe caramelle.
Mi guardo intorno in cerca di due occhi color nocciola, ma non mi sembra di scorgerli in tutto questo casino.
"Dimmi che non siamo dai Reed." Mormora Luke mentre continuiamo ad inoltrarci tra la folla.
"Non posso dirtelo, era scritto a caratteri cubitali all' ingresso." Gli faccio notare.
"Ma perché odi tanto questa ragazza? Oggi è anche il suo compleanno!"
"Lui non la odia." Si intromette Samantha che fino a due secondi fa era impegnata a continuare ad ammirare la casa.
"È lei che odia lui."
"Che le hai fatto?" Lo guardo severa.
"Nulla." Risponde guardandomi con uno sguardo da finto innocente.
"L'ha lasciata con un messaggio." Rivela Samantha.
"Sam, se non stai zitta io ti-"
"Basta voi due!" Li interrompo stizzita.
"Cerchiamo di evitare tutti e tre questa ragazza." Propongo quando finalmente arriviamo in un angolo meno affollato della villa.
"Ma adesso, l'unica cosa che voglio fare è bere qualcosa." Annuncio continuando a guardarmi intorno ma questa volta in cerca di alcol.
"La cucina è proprio dietro di te." Dice qualcuno affianco a me.
Giro di poco la testa per poter dare un volto a quella voce, ma tiene la testa bassa rivolta verso il liquido rosso nel suo bicchiere.
"Che?" Lo guardo confusa e lui finalmente alza la testa facendomi trattenere il fiato.
Quello che ho davanti è sicuramente uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto, non c'è che dire.
I capelli castani sono perfettamente spettinati e i suoi verdi scuri sono messi in risalto dalle diverse lentiggini che coprono il suo viso.
Il bruno ricambia lo sguardo e strizza gli occhi incuriosito, come se fossi una nuova specie appena esportata da qualche pianeta non appartenente alla nostra galassia.
Rimaniamo per qualche secondo a squadrarci a vicenda, io osservo ogni centimetro di lui e lui di me.
Dovrebbe imbarazzarmi essere così esposta ma, stranamente, mi sembra la cosa più naturale del mondo.
Dopo qualche minuto che andiamo avanti così cambia postura e il suo sguardo passa dall'incuriosito all' annoiato.
"Mi hai sentito Dolcezza."
Quel nomignolo mi fa scattare in allerta e subito mi giro in cerca dei miei amici, ma sono spariti.
"Si, ma non mi sembra di averti chiesto qualcosa. O mi sbaglio?" Incrocio le braccia al petto guardandolo con aria di superiorità.
Mi sorride divertito per poi passarsi una mano tra i capelli.
"Non ti sbagli dolcezza." Fa una sorsata dal bicchiere che tiene in mano.
"Se tieni ai tuoi genitali, non ti conviene chiamarmi più così." Affermo con sicurezza.
Scoppia in una sonora risata.
"Cosa c'è di tanto divertente!?" Chiedo infastidita.
"Tu che cerchi di spaventarmi." Risponde continuando a ridacchiare sotto i baffi.
"Beh, di certo non mi faccio mettere i piedi in testa da un coglione come te." Ribatto inacidita.
"Io direi da un tipo affascinante come me, tu no?"
"Decisamente no." Rispondo non credendo nemmeno io alle mie parole.
"E perché non me lo dici guardandomi negli occhi dolcezza?" Fa un passo avanti torreggiando su di me con il suo corpo alto due volte il mio nonostante i tacchi.
La distanza tra i nostri visi e praticamente inesistente e comincia a mancarmi l'aria.
Invece di paralizzarmi sul posto come avrei fatto normalmente, prendo tutto il coraggio che ho in corpo e alzo con forza il ginocchio.
Subito il ragazzo spalanca gli occhi e si allontana sorpreso per poi cominciare ad imprecare contro di me.
"Io ti avevo avvertito." Gli faccio notare alzando le spalle con finta innocenza per poi sfrecciare verso la cucina.
Afferro la prima bottiglia che mi capita a tiro e verso il liquido sconosciuto nel bicchiere per poi buttare giù tutto d'un fiato.
"Hey, vacci piano!" Sento dire a qualcuno dietro di me.
Mi volto velocemente verso la sua voce stranamente esaltata dalla sua presenza.
I capelli color corteccia completamente spettinati gli incorniciano il viso illuminato dalle luci colorate della villa, gli occhi nocciola possiedono una strana luce e le labbra carnose sono incurvate in un sorrisetto malizioso.

"Beh, forse non gli interessi. Voglio dire, è strano che non abbia provato a baciarti."

Mi ritornano i mente le parole di Samantha, e stronco sul nascere il mio sorriso.
"Ciao." Rispondo cercando di sembrare impassibile.
Aggrotta le sopracciglia studiando per qualche istante il mio viso.
"Uhm, perché mi guardi come se volessi staccarmi la testa dal corpo?" Scherza.
Scrollo le spalle regalandogli un espressione indifferente.
"Se lo dici tu."
"Tutto okay?" Sembra infastidito dal mio comportamento.
"Perché mai non dovrebbe esserlo?"
"Dammi un altra risposta evasiva e ti fotto su questo muro davanti a tutti." Afferma indicando il muro dietro di se.
Arrossisco di botto.
"Ma no Dylan, tu non potresti mai fare una cosa del genere." Affermo con sicurezza.
"Noi siamo amici. Io ti parlo dei miei problemi e tu quando ne hai voglia parli dei tuoi. Anche se in fondo io non so molto di te sai, dato che siamo amici dovresti provare ad aprirti di più non credi?"
"Perché continui a dire amici in quel modo?"
"In quale modo? Lo dico normalmente, amico." Ignoro la vocina nella mia testa che cerca di farmi notare quanto sia patetica.
"Potresti spiegarmi qual'è il tuo problema Hanna?"
"Uhm, magari dopo altri tre bicchieri di vodka." Stava per ribattere, quando un ragazzo dietro di lui lo chiama.
"Hey Dyl!"
Faccio una smorfia osservando quel tizio che viene verso di noi.
"Hey Tyler!" Dylan gli sorride dandogli una pacca sulla spalla.
"Chi è la tua amica?" Ammicca verso di me.
Ha sia i capelli sia gli occhi scuri ed è  un pochino più alto di Dylan
"Ehm, lei è la mia amica Hanna." Mi guarda male mentre dice amica.
"Ah, Dylan non te l'ho detto? Ti ho ribattezzato a conoscente." Gli sorrido falsamente.
"Ci vediamo in giro Tyler." Mi congedo camminando velocemente verso il giardino.
"Oh oh, l'hai fatta incazzare amico. La consolo io se vuoi." Sento in lontananza .
Senza ascoltare altro accelero il passo finché non vado a sbattere contro qualcuno.
"Hanna ma dov'eri?! Ti ho cercato ovunque!" Mi salta al collo Samantha.
"Guarda un po' chi ho incontrato!" Dice poi indicando la figura esile di Aria affianco a se.
"Hey, Hanna!" Mi saluta e io ricambio con un sorriso palesemente finto prima che lei mi stringa a se.
"Non ci vediamo da un sacco, come stai?"
"Uhm, bene bene. Tu?"
"Potrebbe andare meglio." Scherza.
"Andiamo a ballare?" Mi propone Samantha porgendomi un bicchiere di tequila.
Afferro il bicchiere per poi annuire facendola contenta.

Leggendo I Tuoi Occhi. [Dylan O'Brien]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora