17.old friends

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CAPITOLO FLASHBACK

"Hanna, mi stai ascoltando?" La vocina della mia compagna di banco mi risveglia dal mio stato di trans.
"Uhm, no."
Cassandra sbuffa sbattendo le braccia sottili sul banco e strabuzzando gli occhi verdi prato.
"Sei la solita, ti scolleghi completamente dalla realtà!" Mi accusa con rabbia.
Non ribatto, sappiamo entrambe che ha ragione.
"M-mi dispiace."
"Uff, lo dici sempre! Sei noiosa, peggio di Hurricane!"
"Hurri cosa?!?"
"Hurricane, H U R R I C A N E. Che c'è? Sei diventata sorda?"
Abbasso la testa sconfitta sotto il suo sguardo del tutto indifferente.
"Comunque, ti stavo chiedendo se questo pomeriggio ti andrebbe di venire a mangiare da me. Ci sarà anche Hurricane."
Inizia a giocherellare con una ciocca chiara di capelli sotto il mio sguardo poco convinto. 
"Si, va bene." Le dico alla fine scrollando le spalle per poi riportare le sguardo sul mio quaderno interamente scarabocchiato.
"Fantastico! Ti aspetto per l'una!" Mi regala uno dei suoi rari sorrisi che mi sento costretta a ricambiare.

Non mi sarei mai aspettata che la casa di Cassandra fosse di queste dimensioni.
L'enorme edificio si staglia dinanzi ai miei occhietti eccitati mentre mille domande mi si intrufolano nella testa.
Suono il campanello con circospezione.
"Sei in ritardo di dieci minuti." Mi fa notare Cassandra venendomi ad aprire.
"Mi dispiace, l'autobus ha fatto ritardo." Mento.
Non mi sembra il caso di raccontarle come ho supplicato mia madre di raccontare in giro di un mio immaginario virus allo stomaco.
"Uhm, va bene." Si sposta leggermente facendomi entrare.
Rimango a bocca aperta davanti all'arredamento perfetto della dimora e per poco non faccio uscire un piccolo wow.
"Hai una bellissima casa!"
Mi complimento con la mia compagna di banco.
"Lo so." Si vanta buttando i capelli biondi all'indietro.
"Hanna, questa è Hurricane." Mi indica una piccola ragazza seduta ordinatamente sul divano in pelle.
I capelli castani sono sistemati su una spalla, il piccolo viso dei lineamenti irregolari è leggermente arrossato per l'imbarazzo causatole dalla mia presenza e i suoi grandi occhi grigi mi studiano attenti.
Rimango colpita dal suo insolito abbigliamento: una felpa blu molto larga che le arriva quasi sotto il ginocchio e dei jeans particolarmente larghi.
"Hurricane, questa è Hanna." Cassandra continua le presentazioni con crescente entusiasmo.
"Piacere." Diciamo contemporaneamente.
"Beh io direi che possiamo cominciare!" Si eccita.
"Cosa?" Chiedo confusa.
Alza gli al cielo annoiata.
"Il gioco, stupida che non sei altro!" Ci afferra entrambe per un braccio trascinandoci nella sua grande cameretta rosa.
Ci fa sedere su un soffice tappeto bianco per poi tirare fuori una lametta.
Non una lametta qualsiasi, ma la sua.
Si alzò con fretta le maniche mostrandoci le braccia martoriate e regalandoci un sorriso sadico.
"Alzatevi le maniche!" Ci ordina.
Io e Hurricane ci lanciamo un occhiata, capii subito che neanche lei avrebbe voluto trovarsi lì e mi sentii stranamente alleata con lei.
"Allora? Siete tarde per caso?"
Con riluttanza obbediamo per poi guardarci le braccia a vicenda.
I tagli di Hurricane sono pochi, distanti e particolarmente profondi.
Quelli di Cassandra sono un po' di più, superficiali e disordinati, perfetti nel caso avesse voluto incolpare il gatto davanti ai suoi.
I miei sono tanti, troppi, meno profondi di quelli di Hurricane e maniacalmente ordinati.
"Avete la lametta con voi?" Chiede poi Cassandra con voce flebile ma graffiante.
"Ehmm, i tuoi sono in casa?" Domanda Hurricane guardandosi intorno smarrita.
"Già, dov'è tua mamma?" Chiedo io.
"Non ci sono, state tranquille!" Aggrotta le sopracciglia con prepotenza.
Con poca convinzione tiro fuori la mia lametta ma, con mia sorpresa, la bruna rimane immobile.
"Hurry, ce l'hai la lametta?"
Scuote energicamente la testa.
"Userai la mia." Propone lei.
"No, Cassandra. Possono venirvi delle malattie, ti ricordi cosa aveva detto la psicologa?" Mi altero, non voglio che Hurricane rischi per colpa degli istinti suicidi della mia odiosa compagna di banco.
"Esagerata!" Ribatte con rabbia.
Si taglia il polso destro per poi passare la lametta a Hurricane.
Quest'ultima con riluttanza la imita, ma si vede che il suo taglio è di profondità maggiore.
Prima che me ne possa rendere conto il tappeto, un tempo bianco, si macchia di sangue assorbendo un rosso scuro che mi fa salire la pelle d'oca.
Il sangue è tutto di Hurricane, tutto quanto.
Un sapore metallico mi sale alla gola facendomi sentire il vomito arrivare alla bocca.
"Vai a prendere una benda e del disinfettante." Ordino a Cassandra.
"No." Ribatte riducendo gli occhi a sue fessure.
"È colpa tua se sta sanguinando."
"Non è vero, poteva rifiutarsi."
"Cassandra aiutala, cavolo!"
Urlo indicandola mentre cerca di fare respiri profondi.
La bionda rimane  immobile fissandomi con aria di sfida.
Mi alzo di scatto correndo verso il soggiorno.
Afferro il telefono di casa e compongo il numero di emergenza mentre sento i passi di Cassandra che viene a controllarmi.
"911, qual'è l'emergenza?" Risponde la voce metallica dall'altro lato della cornetta.
"La mia amica sta perdendo tanto sangue muovetevi presto!"
Cassandra mi raggiunge ma ormai ho già chiuso la telefonata e mi sono diretta di nuovo da Hurricane.

"Cassandra, è vero quello che hanno riferito le tue amiche?" Le chiede la madre di fronte ad alcuni membri dell'ambulanza.
"No!" Urla sbattendo i piedi a terra.
"Cassandra!" Le urlo con rabbia.
"Forse." Si corregge.
La madre sospira passandosi una mano sul viso per poi cominciare a chiederle da quando si tagliava e perché.
"Dov'è la mia bambina?!?" Strilla una signora di mezza età che suppongo sia la mamma di Hurricane.
Il suo sguardo è vuoto, perso e spaventato, nettamente in contrasto con il suo aspetto così preciso e curato.
Subito la raggiungo di corsa.
"Signora, sua figlia sta-" Prima che possa finire di parlare vengo catapultata a terra.
La guancia mi brucia come non mai, così come gli occhi gonfi di lacrime.
"Perché lo ha fatto?!" Urlo portandomi una mano sulla guancia dolorante.
"Cassandra! Brutta stronzetta che non sei altro! Me lo chiedi pure?"
Mi tira un calcio sullo stinco destro.
"Quella non è Cassandra si fermi!" Urla un poliziotto immobilizzandola.
"Portatela in centrale!" Urla infine memtre un grosso lacrimone mi riga la guancia arrossata.

Leggendo I Tuoi Occhi. [Dylan O'Brien]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora