19.Revelations.

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ADELE POV'S

Destra, sinistra, destra. Destra, sinistra, destra. Destra, sinistra, destra.
È il movimento che faccio fare alle mie ciocche scure ogni mattina.
Ci metto circa cinque minuti, un po' troppo penserebbe chiunque, ma ormai è un abitudine.
Imparai da piccola quando lo facevo ai capelli della mia mamma, i suoi erano color caramello e un po' più lisci dei miei.
Mi ricordo che l'acconciatura le dava un aria più solare, non quel idea di precisione e accortezza che esprime quando viene realizzata sul mio capo.
Mi guardo allo specchio per controllare il risultato non rimanendone né delusa né soddisfatta, l'ho fatto così tante volte che ormai è sempre uguale.
Mi tiro più su la gonna grigia e mi abbottono l'ultimo bottone della camicetta, mi infilo delle scarpe basse e afferro la piccola borsetta posata sul piumone color panna del letto.
Quando ero ragazza non ero così, ero piena di vita: tenevo i capelli sciolti sulle spalle esili, mi piaceva metterci dei fiori in mezzo, indossavo magliette che elogiavano il comunismo, pantaloni molto aderenti e gonne che mi arrivavano ai piedi.
Poi nacque Hurricane, e cambiai totalmente.
Hurricane era la mia fotocopia, i suoi occhi, i suoi capelli...tutto in lei mi ricordava me.
In lei vedevo me, vedevo tutta la mia energia, tutta la mia voglia di vivere, ma ci vedevo anche la mia immensa tristezza.
L'amavo troppo per regalarle una vita anche lontanamente simile alla mia.
Non potevo farle da madre in quello stato: disoccupata, con la pedina penale sporca, cocainomane e con un piantina di marijuana nell'armadio.
Ero una ragazzina, non ero abbastanza matura e consapevole per crescere una creatura.
Così mi ripulii e diventai una persona nuova, così nuova che mio marito mi tradì con una quindicenne e chiese il divorzio.
Poi ci fu quel giorno, quel famoso giorno che Hurricane passò in ospedale e io in una centrale di polizia.

"Io sono quella che si è presa lo schiaffo."

Mi tornano in mente le parole della ragazza di stamattina, di quella Hanna.
Mi ricordo di lei, quando corse verso di me facendo fluttuare i suoi capelli biondi e con i suoi grandi occhi azzurri spalancati.
Pensai subito si trattasse di Cassandra e, prima che potessi rendermene conto, le tirai uno schiaffo.
Trasalisco sentendo la porta sbattere e poi una voce familiare urlare: "Mamma, sono Dylan? Sei in casa?!" Mi addolcisco incoscientemente mentre scendo le scale il più velocemente possibile.
"Dylan, tes-" la voce mi si spegne in gola quando i miei occhi scuri e cupi incontrano i suoi così chiari e puri.
Le sue labbra sono piegate in una linea sottile, entrambe le mani strette al braccio muscoloso di mio figlio e la testolina bionda  si agita guardando da tutte le parti tranne nella mia direzione.
Non indossa più quel vestito indecente, ma uno shorts e una camicia larga che la fa sembrare ancora più esile di quanto non sia già.
Sposto lo sguardo su quello di mio figlio.
Lui sa.
"Hanna, cara, non pensavo ci fossi anche tu!" Mi mostro fintamente allegra.
"Ti va una tazza di tè?"
"Mamma." Mi richiama Dylan.
"Ti ricordi di Hanna?"
Deglutisco rumorosamente.
"Certo che mi ricordo sciocchino, è stata qui stamattina! Non sono mica così-"
"Adele, so che ti ricordi di me."
Hanna parla per la prima volta da quando ha messo piede in casa e, a differenza del suo aspetto intimorito, la sua voce è decisa, senza accenni di insicurezza.
Mi faccio più seria.
"Si è vero, mi ricordo di te. Ti tirai uno schiaffo perché ti confusi per Cassandra."
Sorride amaramente.
"Già, proprio così." Dice mentre si stacca da Dylan e fa qualche passo verso di me che ero rimasta impalata sulle scale.
"Sà, io e sua figlia avevamo molto in comune, e Cassandra lo sapeva, se no non ci avrebbe mai scelte come amiche." Afferma con sicurezza.
Cassandra sta venendo nominata troppo spesso per i miei gusti.
"Tutte e due così facilmente manovrabili e insicure. Non crede anche lei? Hurricane però era davvero triste, davvero svuotata. E le persone così, Adele, si uccidono." Sputa fuori.
Mi irrigidisco visibilmente, seguita poi da Dylan.
"Magari non sono abbastanza forti per vivere, anche se, secondo me, quando si è destinati a un certo tipo di vita è perché si ha abbastanza forza per continuare a viverla.
O magari è come diceva John Green, tutte le corde dentro di lei si sono spezzate. È stata lei a trovarla, giusto? Ho letto che le sue urla si sono sentite per tutto il quartiere. Le urla di una madre straziata dal dolore." La sua voce si incrina impercettibilmente.
"Non poteva accettare che sua figlia si fosse tolta la vita perché lo voleva davvero, ovviamente. Ne sarebbe stata distrutta. Così incolpò Cassandra, una ragazzina problematica, della morte di Hurricane." Continua facendomi stringere con forza la borsetta fino a farmi diventare le nocche bianche.
"La colpa è stata di Cassandra, quella mocciosa egocentrica!! Una volta ci hai pensato tu a salvare mia figlia dalle grinfie di quella stronzetta, ma la seconda nessuno a potuto fermarla..." Mi si spezza la voce all'ultimo.
"Quindi è venuta nella nostra scuola, ha rincorso Samantha sul tetto e poi l'ha spinta giù."
"No, non è andata così!" Urlo passandomi una mano tra i capelli sfuggiti alle forcine.
"E come è andata."
"Io stavo cercando te."
Si irrigidisce.
"Perché?"
"Per scusarmi di quello che avevo fatto..." Lascio cadete le braccia lungo i fianchi.
Il suo sguardo si addolcisce e io la guardo con rimorso, il rimorso di non essere riuscita a farlo.
"Ma ho incontrato Cassandra nel corridoio." La mia voce si indurisce.
"Ha iniziato a stuzzicarmi e poi mi ha chiesto di seguirla. Ci siamo ritrovate sul tetto e lei ha iniziato a ridere sguaiatamente senza un motivo e io... l'ho odiata. Davvero tanto, Hanna. Così, in un attacco di rabbia, l'ho spinta verso il cornicione." Deglutisce rumorosamente.
"Non è caduta però." Mi affretto ad aggiungere.
"A ripreso a ridere fino all'arrivo di un ragazzo. L'aveva sentita ridere e l'aveva scambiata per la sorellina che era passato a prendere. Ha chiesto cosa stesse succedendo e poi mi ha chiesto di andarmene subito. Io mi rifiutai e mentre battibeccavano ci distraemmo dando così il tempo a Cassandra di buttarsi."
"E la lasciaste lì? Senza avvertire nessuno?! Eri tu l'adulta responsabile!" Urla sbattendo un piede a terra.
Mi si velarono gli occhi di lacrime.
"I-io...io non sapevo se era morta. Stamattina ti avevo addirittura scambiata per lei." Le faci notare.
Dylan scosse la testa e fece per parlare ma venne interrotto da delle sirene.
Chiudo gli occhi e mi faccio sfuggire una lacrima.
"Dovrai raccontare tutto alla polizia, Adele." Sento dire da Hanna.
"È la cosa giusta da fare."

Leggendo I Tuoi Occhi. [Dylan O'Brien]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora