Chapter 12: Casey

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"Gray, ti prego. Risolvi questa benedetta moltiplicazione" sbuffo entrando in cucina con Amandine e la sua borsa (o, per meglio dire, valigia) sulla spalla e trovando mia sorella impegnata a giocherellare con dei gessetti colorati ed una lavagnetta.
"Gray! Ha dieci anni, non sei" la riprendo, alzando gli occhi al cielo mentre poso sul bancone la borsa, e lei posa a malavoglia la lavagnetta, tornando a concentrarsi sul foglio a quadretti davanti a lei.
"Non capisco nulla, Case" si lamenta, guardandomi supplicante per un aiuto, ed io scuoto la testa prima di avvicinarmi.
Non sono mai stata una cima in matematica, ma spero di sapere quella di quinta elementare.
"Sei per quattro quanto fa?" Le chiedo, girandomi verso Amandine che giocherella con una ciocca dei miei capelli.
"Sono belli" ridacchia ed io le sorrido prima di rigirarmi verso Gray, che mordicchia il retro della matita.
"Quarantadue?" Propone, sembrando piuttosto incerta, ed io alzo gli occhi al cielo prima di dirle la risposta corretta.
"Ho finito!" Urla, infilando il foglio in un quaderno, ed Amandine scoppia a ridere senza motivo, battendo le mani per poi chiedere: "mammina, torta?".
Io e Gray ci congeliamo, freddate dalle sue parole, e sento un nodo stringermi lo stomaco mentre la parola che ha usato mi vortica in testa.
"Non sono tua mamma, tesoro" dico, la voce leggermente tremula per le emozioni contrastanti, e Gray posa una mano sul mio braccio, guardandomi con gli occhi colmi di una nuova tristezza.
Fa male sapere che nessun bambino mi chiamerà "mamma", che non saró mai la mamma di nessuno.
"Mammina" ripete Amandine, indicandomi, ed io sospiro cercando di reprimere il pizzicore che sento negli occhi prima di dirle: "adesso vi porto la torta".
Affido la bambina a mia sorella, che la tiene con fare incerto, ma la incoraggio con un piccolo sorriso ad andare verso il soggiorno e lei obbedisce, lasciandomi sola con i miei pensieri.
Vorrei così tanto un figlio...o una figlia, non ha importanza.
Con un sospiro afferro il piatto avvolto nella carta stagnola sul ripiano e lo apro, tagliando tre fette di torta e sistemandole su tre piatti finchè non trovo le fragole e comincio a tagliarle, lasciando che i ricordi mi assalgano.
"Signorina, non so come dirglielo...mi dispiace, ma lei è...è sterile".
"Non è una condizione che può cambiare, succede ad un caso su mille, più o meno".
"Può sempre adottare, non si disperi".
"Saresti una mamma fantastica".
"Accidenti" impreco, notando la puntina di sangue uscire dal taglio che mi sono procurato.
Premo un pezzo di carta da cucina sulla ferita e posiziono le fragole sui piatti di Gray e Amandine, mentre sul mio posiziono un paio di mandorle.
"Case, per te va bene guardare Frozen?" Urla mia sorella dal soggiorno, e dopo la mia risposta positiva metto i piatti su un vassoio e lascio la cucina, lasciandomi cadere sul divano alla sinistra di Amandine.
"Non fare briciole, mi raccomando" la ammonisco, e Gray sorride mentre poso il vassoio sulle gambette di Amandine, in modo da non sporcare la sua maglia blu.
"Fr...fragole!" Esclama, prendendo un pezzo di frutta e masticandolo felicemente, riempendo le guanciotte come uno scoiattolo, e sorrido intenerita prima di rivolgere la mia attenzione sullo schermo dove Anna canta, esortando Elsa a costruire un pupazzo di neve con lei.
Dopo un'ora e mezza, Gray è crollata addormentata sul bracciolo del divano mentre Amandine è accoccolata tra le mie braccia, addormentata anche lei, e nonostante siano solo le nove di sera sento le palpebre farsi pesanti e le chiudo, cadendo in un sonno tormentato da brutti pensieri.

Amandine || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora