Chapter 11: Hurricane

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Dedicato a @sel_direction.

"Papino voglio torta" protesta Amandine mentre le infilo in cappottino rosa, e nonostante ci siano venti gradi in casa comincio a sudare, cercando di far stare ferma la bambina.
"Chiederò a Casey se ha la torta, va bene, stellina?" Domando, lasciandole un bacio sui capelli mentre prendo la borsa con tutto il necessario che ho preparato.
"Bene" risponde, facendo un piccolo labbruccio, e sorrido prima di prenderla in braccio ed uscire di casa, cercando di tenere la borsa in equilibrio sull'altra spalla.
Sono solo le sette, so che potrei prendermela più con calma, ma è il primo appuntamento che ho da...adesso che ci penso, dai tempi di Nina.
In mia discolpa posso dire che ho dovuto occuparmi di Amandine.
"753, 754, 755, 756...757!" Esclamo leggendo a voce alta i numeri civici, e finalmente arrivo davanti all'edificio a tre piani in cui abita Casey.
Suono al campanello con il suo cognome, e sento dopo qualche secondo il gracchiare del citofono che viene preso.
"Chi è? Gray, ferma!" Sono le prime parole che sento, e sorrido prima di risponde: "sono io".
Mi schiaffeggio mentalmente per la mia cattiva abitudine di dire "io" invece del mio nome e sto per correggere il mio errore quando sento Casey ridacchiare leggermente.
"Secondo piano a destra" risponde, e sorrido leggermente quando sento il rumore della porta che viene aperta e comincio a salire, faticando sotto il dolce peso di Amandine e della borsa.
"Cavolo, non sapevo di doverla guardare per una settimana!" Sento esclamare dietro di me, e mi giro vedendo Casey sulla soglia con un paio di fuseaux neri ed una camicia lunga viola e blu con le manihe rimboccate fino al gomito.
La guardo confuso: "è solo per una sera" dico, leggermente stranito dalle sue parole, ma quando lei indica la mia borsa capisco cosa intenda dire.
"È solo lo stretto necessario" mi difendo facendola scoppiare a ridere, e mi avvicino quando sento Amandine scalciare per andare in braccio alla ragazza.
"Hey, piccola" la saluta non appena mia figlia butta le braccia al suo collo, ed è svelta a prenderla quando le sue gambe si staccano dal mio corpo.
"Grazie davvero per stasera, Casey...ti posso pagare, se vuoi" dico, le guance leggermente rosse mentre le passo la borsa effettivamente troppo piena per una sola serata.
La ragazza scuote la testa, facendo svolazzare il ciuffo che le ricade leggermente sull'occhio: "non ce n'è bisogno" risponde, soffiando leggermente subito dopo cercando di spostare i capelli dagli occhi.
"Aspetta, faccio io" intervengo, avvicinandomi quel tanto che basta per permettermi di portare il ciuffo dietro il suo orecchio, facendola arrossire leggermente, e stranamente il mio respiro si arresta per qualche secondo, come se fosse fermato dall'odore di zenzero e vaniglia di Casey.
"Sarà...sarà meglio che vada...sí, vado" biascico, guardando gli occhi azzurri della ragazza che annuisce leggermente, e subito lascio un bacio sulla guancia paffuta di Amandine, raccomandandole di fare la brava.
Lascio un minuto dopo l'edificio, respirando a pieni polmoni l'aria fredda in modo da dimenticare quell'odore inebriante che mi ha spinto per un secondo a chiedermi se anche la sua pelle avesse lo stesso sapore di zenzero e vaniglia.
Scuoto la testa, cercando di scuotere via i pensieri, e torno a casa velocemente, aspettando che si facciano le sette e mezza per andare a prendere Amber. Giocherello con un filo della maglia, ascoltando in silenzio quasi inquietante che regna in casa, libera dalle risate di Amandine e dalle voci dei miei migliori amici, mentre ricordi agrodolci mi tornano alla memoria, come il mio primo appuntamento con Nina.
Ricordo che stava piovendo ed avevo programmato di portarla al Luna Park, ma alla fine siamo finiti a pomiciare in un angolo nascosto della città dove si vedevano le stelle.
Un sapore metallico arriva sulla mia lingua, risvegliandomi dai pensieri, e solo in quel momento mi accorgo di starmi mordendo il labbro talmente forte da far uscire il sangue.
"Che palle" sbuffo, alzandomi dal divano ed andando in bagno, dove osservo il mio riflesso allo specchio.
Un labbro inferiore martoriato, due occhiaie da far invidia ai vampiri, il volto pallido.
Forse ha ragione Michael, non posso occuparmi di Amandine da solo e lei ha bisogno di una madre, ma non posso innamorarmi a comando.
Probabilmente non posso neanche più innamorarmi. Nina mi ha lasciato nel peggior modo possibile, ed ancora adesso, dopo due anni, sento che le ferite non si sono rimarginate.
Forse dovrei dare una possibilità ad Amber, forse l'amore è più vicino di quanto pensi.
Ma di sicuro non è qua, penso dopo due ore in cui Amber non ha fatto altro che parlare della sua collezione di scarpe firmate.
Rigiro il vino nel calice davanti a me, osservando il liquido rosso vorticare, prima di prenderne un piccolo sorso, maledicendomi per non aver preso semplicemente dell'acqua frizzante.
"Ash, mi stai ascoltando, tesoro?" Chiede la ragazza dai capelli corvini davanti a me, ed annuisco distrattamente, fingendo un piccolo sorriso che a quanto pare funziona, perchè Amber riprende a parlarmi di plateau e tacchi a rocchetto, cose che non mi interessano minimamente, mentre io decido di dedicare la mia attenzione alla bistecca davanti a me.
"Penso che dovremmo fare sesso" esclama Amber all'improvviso, ed io per poco non mi strozzo con un boccone di carne, mandandolo giù a fatica.
"Prego?" Chiedo, guardandola basito, ma lei si limita ad annuire, nascondendo le labbra nel calice di vino.
"Perchè no? Tanto l'abbiamo già fatto, e tu hai lasciato la marmocchia a casa della babysitter..." comincia a dire, ma io la fermo subito, infastidito.
"Mia figlia si chiama Amandine, non permetterti di chiamarla marmocchia, ed io non intendo fare sesso con te. Sei una ragazza vuota e, se mi permetti, anche piuttosto squallida, quindi, se non ti dispiace, io me ne vado" dico, alzandomi infuriato verso di lei e, soprattutto verso me stesso, e dopo aver lasciato sul tavolo i soldi del conto ed averle dato i soldi per il taxi me ne vado, ringraziando l'aria gelata per raffreddare i miei bollenti spiriti.
Devo cercare l'amore da un'altra parte.

Amandine || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora