Chapter 17: Settle Down

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"Merda!" Sono le prime parole che lasciano le mie labbra quando apro gli occhi, rendendomi conto di non essere nella mia stanza, e quando mi giro a destra trovo Amandine ancora addormentata.
Sorrido leggermente quando sento improvvisamente un corpo caldo contro il mio, e girandomi dall'altra parte trovo Casey rannicchiata contro di me quasi in posizione fetale, e sorrido tra me e me mentre prendo tra le dita una sua ciocca di capelli ribelli.
Il suo profumo di vaniglia e zenzero sembra piú inebriante che mai adesso che è così vicina, e mi sto per avvicinare a lei quando improvvisamente apre gli occhi di scatto, come se fosse spaventata.
"Ashton" sospira, tranquillizzandosi, ed io passo un dito sulla sua guancia prima di mormorare un "buongiorno".
La ragazza sorride e ricambia prima di girarsi verso il comodino, e non appena nota l'ora balza in piedi, correndo immediatamente verso l'armadio.
"Che succede?" Chiedo, per poi schiaffeggiarmi mentalmente quando ricordo che Casey sta finendo l'ultimo anno di superiori.
"Io vado in bagno e poi scappo, ti lascio le chiavi...me le porti oggi pomeriggio al lavoro, per favore?" Chiede, girandosi verso di me stringendo un paio di pantaloni ed una maglia, e quando annuisco corre verso il bagno, lasciandomi da solo con Amandine.
Sento l'acqua scorrere e ne approfitto per guardarmi intorno, notando una camera abbastanza semplice, leggermente disordinata, con libri scolastici e non sparsi per la piccola scrivania ed il comodino pieno di occhiali e custodie di giochi del nintendo Ds, probabilmente di Gray.
Mi giro verso Amandine, stringendola, e sorrido vedendola arricciare il naso nel sonno, facendole un leggero buffetto.
"A piú tardi" esclama Casey, affacciandosi alla stanza con un sorriso, e dopo di chè sento solo la porta sbattere.
Posiziono un cuscino ai lati di Amandine, per evitare che cada e si faccia male, e mi alzo, raggiungendo il salotto.
La casa è piccola, eppure é curata, ricca di qualcosa che riconosco come amore.
Il libro di cui parlavamo ieri é chiuso con un segnalibro all'interno, posato sul tavolino davanti al divano, ed incuriosito lo prendo, chiedendomi come faccia a piacerle così tanto.
Apro la prima pagina e trovo una dedica fatta a penna firmata da Mitchell, il suo migliore amico: 'Regalare un libro significa regalare l'emozione di vivere una vita che non sarà mai reale. Buon compleanno, Case'.
Sorrido alla dedica e decido di andare avanti, aprendo una pagina a caso, e rimango sorpreso quando vedo all'interno sottolineature create con l'evidenziatore.
'Se la felicità è una scelta, perchè sono ancora triste?' È la prima frase sottolineata, e le mie labbra si stringono in una linea sottile mentre il ricordo vivido del dolore che stavo provando in quel momento fa capolino nella mia memoria.
"Papino?" Sento improvvisamente provenire dalla camera da letto, e posando la copia di Primrose sul divano corro da Amandine, trovandola ancora semi addormentata mentre mi guarda con gli occhi socchiusi.
"Latte" chiede piano, ed io mi avvicino a lei, prendendola dolcemente in braccio e cullandola mentre mi dirigo verso la cucina.
"Papino, dov'è mammina?" Chiede con la vocina assonnata, ed io arrossisco prima di rimproverarmi da solo per la mia stupidità.
"È a scuola, tesoro, la vedrai oggi pomeriggio" rispondo, ed Amandine annuisce prima di svegliarsi di colpo, sorridendo eccitata.
"Invitiamo cena da noi?" Chiede, un sorriso sdentato sul suo viso, e come posso dire di no alla mia bambina?
"Va bene, la inviteremo a cena da noi stasera".

Amandine || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora