Chapter 20: Casey

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Le due bambine si sono addormentate una vicina all'altra sul divano, e non appena me ne accorgo sorrido notando Gray che stringe Amandine tra sè stessa e lo schienale del divano, come se, inconsciamente, volesse evitare che cada nel sonno.
"Le porto in camera di Amandine, ha un letto abbastanza grande per entrambe" propone a voce bassa Ashton, cercando di fare piano, ed io annuisco prima di prendere in braccio mia sorella, un peso leggero ma dal sonno pesante, ed incespicando leggermente seguo Ashton fino ad una cameretta le cui quattro pareti sono colorate tutte di colori diversi.
Velocemente poso Gray di fianco ad Amandine e sorrido leggermente vedendo Ashton coprirle con una coperta prima do prendermi per mano ed uscire, chiudendo la porta dietro di sè.
"Allora, ti va una tazza di thè?" Mi chiede il riccio, sorridendo e mettendo in mostra le fossette mentre torniano in soggiorno, ed io annuisco prima di seguirlo in cucina.
"Posso farti una domanda?" Chiedo, curiosa, e quando annuisce mi siedo su uno sgabello davanti al bancone.
"Che lavoro fai?" Domando, cominciando a giocherellare con un nastrino trovato dove sono seduta, e noto Ashton fermarsi un secondo, come congelato.
"Se è un problema dirmelo, non c'è problema" aggiungo velocemente, ma lui scuote la testa e mette sul fuoco il bollitore prima di girarsi verso di me.
"Lavoro nell'editoria...diciamo così" risponde per poi afferrare improvvisamente la mia mano, soffermandosi sul piccolo anello al mio dito.
"Ho notato che non lo togli mai...c'è un motivo particolare?" Chiede, ed io sorrido leggermente prima di annuire.
"È stato un regalo di mia nonna per i miei dieci anni, allora ero troppo piccola per metterlo, così l'ho fatto conservare a mia madre. A sedici anni me l'ha ridato...e da allora lo indosso. Una storia patetica, eh?" Spiego, ridacchiando leggermente alla fine, ma Ashton scuote la testa, avvicinandosi poi in modo da essere in piedi davanti a me.
Mi osserva con un leggero sorriso sulle labbra, ed io sento i battiti del mio cuore aumentare notevolmente, quando alza una mano, lentamente, e con delicatezza porta un ciuffo di capelli ribelli dietro il mio orecchio.
"Sei bella" afferma, sembrando sicuro, ed io sento le guance farsi calde e probabilmente purpuree, perció abbasso la testa, scuotendola leggermente.
"Non è vero, ma grazie" rispondo a voce bassa, quando sento due dita lunghe afferrarmi il mento con dolcezza e spingermi ad incontrare due iridi nocciola.
"Hai ragione, non è vero. Sei molto bella" replica, e quando lo vedo avvicinarsi leggermente rimango ferma, congelata, eppure desiderosa di sentire le sue labbra sulle mie, ma a quanto pare non è destino perché il bollitore fischia, spingendoci a separarci l'uno dall'altra, quasi spaventati.
Il mio cuore, lentamente, riprende un ritmo normale mentre Ashton prende due tazze e ci versa dentro l'acqua, girandosi poi con due confezioni di thè.
"English Breakfast o thè alla vaniglia?" Chiede, abbozzando un sorriso, ed io porto nuovamente un ciuffo di capelli dietro l'orecchio prima di rispondere con un flebile 'thè alla vaniglia'.
Si sente la tensione tra di noi, la si nota, perchè lui continua a fissare il liquido nella sua tazza mentre io batto ritmicamente l'unghia contro la ceramica della tazza.
"È da quando avevo diciassette anni che non prendo più in mano un paio di bacchette" dice all'improvviso, spostando lo sguardo sul mio dito, ed io lo fermo immediatamente, alzando gli occhi non modo da guardarlo in faccia.
"Mi ricordo che...ricordo che il primo anno tu suonavi nella banda della scuola, la sezione ritmica" confesso, riportando alla luce un ricordo che sembra tremendamente lontano, ed un leggero sorriso increspa le labbra come riflesso involontario a quello che nasce sulle sue.
"È vero, poi l'ultimo anno ho smesso...non avevo più tempo" sospira, portandosi una mano tra i capelli mentre l'altra rimane sulle superficie, ed io, timidamente, poggio la mano sulla sua.
"Non dobbiamo parlarne per forza, lo sai" rispondo, cercando di mantenere un tono dolce, ed Ashton guarda prima le nostre mani l'una sull'altra prima di guardare me.
"Facciamo un gioco, ti va?" Chiede improvvisamente, cogliendomi di sorpresa, ed io annuisco prima di prendere un sorso di thè, fin troppo zuccherato come piace a me.
"A turno diciamo una frase, che può essere vera o falsa, e l'altro deve capirlo" spiega, ed io annuisco leggermente prima di cominciare a pensare.
"Mi piace l'inverno" dico, mordendomi il labbro per evitare di sorridere, e la cosa non passa inosservata ad Ashton che annuisce dicendo: "vero".
Sorrido, facendogli capire che ci ha azzeccato, quando lui parla: "Ho tre fratelli".
Osservo il suo viso quando parla, ma sembra una maschera dietro la quale nasconde ogni emozione, allora faccio ricorso alla memoria, e quando mi torna in mente la cena con i nostri genitori scuoto la testa.
"Falso".
Frase dopo frase, scopriamo di più l'uno dell'altra, e tra una cosa e l'altra ci spostiamo sul divano, io seduta a gambe incrociate girata verso di lui ed Ashton con le gambe sul tavolino da caffè.
"Amo i gatti" dico, osservandolo con un sorrisino mentre scuote la testa.
"Sbagliato, effettivamente amo i gatti, ma sono allergica" confesso, sorridendo, quando Ashton, come solo lui sa fare, mi coglie alla sprovvista.
"Non ho voglia di baciarti" dice, con un sorriso leggero, quasi timido, ed io spalanco gli occhi sorpresa prina di scuotere la testa, quando il riccio si avvicina, posando una mano sui miei fianchi.
"Hai appena sbagliato" mormora, poggiando la sua fronte sulla mia, ed io sento il mio respiro farsi più veloce e le guance farsi più calde quando, finalmente, due labbra dolci e leggermente screpolate si posano sulle mie.
Un bacio semplice e delicato, solo un piccolo contatto, ma basta per farmi sentire qualcosa che non avevo mai provato prima, e mi sciolgo nel bacio, ricambiandolo inesperta ed insicura.
"Case?".
"Mammina?".
"Ashton?".
"Papino?".
Sono le due vocine assonnate che ci spingono a separarci, e quando ci giriamo vediamo le due più piccole guardarci, Gray leggermente sorpresa mentre Amandine felice, con un sorriso identico a quello del padre sulle labbra.
Arrossisco ancora più di prima e mi giro verso Ashton, che sembra assente, prima di mormorare: "meglio che vada, devo mettere Gray a letto".
E dopo un saluto imbarazzato io e mia sorella usciamo all'aria fredda dell'inverno australiano, ma neanche il gelo riesce a togliermi questo sorriso ebete che ho in viso, e nonostante mi chieda quali saranno le conseguenze decido di pensarci domani.

Amandine || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora