Capitolo 4

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Le due figure che si ergevano davanti a me erano a dir poco mostruose: assomigliavano ad enormi poltiglie di fango colante con braccia e gambe possenti e con un odore putrido e fetido. La sommità superiore dell'ammasso di melma che mi stava più vicino era dotata di due fori cavi di media grandezza che dedussi essere gli occhi, mentre la seconda figura, che stava al suo fianco, ne aveva solo uno. In entrambi i casi però non vi erano orbite e perciò lo sguardo risultava vuoto e diabolico.

«Ti sei persa, principessina?» chiese la stessa voce, appartenente al primo essere.

Rimasi inorridita nel constatare che il suono era fuoriuscito da una specie di squarto a metà volto da cui colava fango.

Tacqui, non sapendo se e come rispondere.

«Basta perdere tempo» disse l'altro «concludiamo il lavoro e torniamo da Ivan.»

Concludiamo il lavoro? Quale lavoro? Chi è Ivan?

Proprio mentre mi stavo ponendo quelle domande i due esseri mi incastrarono tra i loro corpi.

«Ma cosa...» non ebbi il tempo di finire la frase che mi ritrovai dentro un sacco. «Lasciatemi immediatamente!» sbraitai divincolandomi. 

«Stai buona dolcezza, non vorrai costringermi a farti del male» fece uno dei due ma non capii quale.

«Aiuto!» gridai ingenuamente.

Chi mai mi avrebbe potuto salvare in un luogo che poteva essere reale tanto quanto frutto della mia immaginazione? Non c'era speranza. Avrei dovuto arrangiarmi da sola e non avendo idee migliori, cominciai a tirare calci e pugni a caso.

«Ti ho detto di stare tranquilla, stupida ragazzina!»

«Fermi voi!» chiamò all'improvviso una voce maschile.

Non potevo vedere nulla, ma percepii da come penzolavo nel sacco che i due mostri si erano fermati e si erano voltati.

«Oh, chi abbiamo l'onore di incontrare? Un Warrior?» disse uno degli esseri con tono sarcastico.

«Datemi quel sacco. Immediatamente» la voce del uomo misterioso era tagliente e decisa.

«E perché mai dovremmo farlo? Non ci fai paura stupido soldatino.»

«Ti pentirai di quello che hai appena detto.»

Qualcosa mi venne addosso, o meglio, venne addosso alla creatura che mi stava trasportando e questa si ritrovò per terra. Io fui lasciata rotolare per qualche secondo fino a quando qualcuno non mi sollevò di nuovo. Chi mi aveva preso si mise a correre e perciò cominciai a ballonzolare in tutte le direzioni.

«No!»  urlò una delle creature «Lei è nostra!»

Tutto si fermò di colpo e mi ritrovai ad essere strattonata da due lati. Entrambe le parti tiravano con ugual forza.

«Dami una mano! Non stare lì a guardare!» disse uno dei due mostri al suo compare. 

Sentii il rumore di qualche passo e poi la trazione al mio lato destro aumentò a tal punto che chi si trovava a sinistra dovette cedere. Sperai  che avessero finito di sballottarmi ovunque, invece di nuovo ci fu uno scontro ed io venni lanciata verso l'alto. Quando ricaddi, tutto il corpo si ammortizzò sul terreno e sentii delle fitte ovunque. Cominciavo a vedere delle macchie nere davanti a me. Cercai di riprendermi e rimanere lucida, ma fui spinta di nuovo e questa volta rotolai fino a che non sbattei la testa contro quello che supposi essere un tronco d'albero. A quel punto le macchie si allargarono come chiazze di inchiostro sulla carta e tutto divenne nero.

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai sdraiata su un letto in una piccola stanza.

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