Capitolo 11

65 11 1
                                    

Quando riaprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu il viso di Edgar chinato vicinissimo al mio.

«Edgar...» biascicai ancora intontita. 

«Grazie al cielo stai bene! Ero così preoccupato!» disse afferrandomi le mani. 

«Potresti evitare di urlare? Ho la testa che scoppia.»

Sul volto del ragazzo comparve il solito sorriso che non presagiva mai nulla di buono. Almeno per me. 

«Povera Fairy...» mi commiserò, iniziando ad accarezzarmi i capelli e chinandosi ancora di più, sempre più vicino, finché le sue labbra non toccarono lievemente la mia fronte. Mi ritrassi immediatamente.

«Ma cosa fai?»

«Allevio le tue sofferenze.»

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo. 

«Perché fai così?» non riuscii a trattenere la mia domanda. 

Lui come risposta inclinò la testa ed inarco le sopracciglia confuso.

«Così... come?»

«Come se ti importasse di me. Voglio dire, nemmeno mi conosci e mi tratti con così tanto riguardo. Non riesco a capirne il motivo. Sei hai bisogno del mio aiuto, tranquillo, lo avrai, anche perché, se voglio uscire da tutta questa situazione, non posso fare altrimenti. Non c'è bisogno che cerchi di assicurarti la mia... collaborazione in questo modo. Davvero.»

Edgar non disse nulla e continuò a guardarmi fisso negli occhi. La situazione cominciava a farsi imbarazzante. Poi, vidi una scintilla nel suo sguardo, il bagliore di un fuoco in mezzo alla desolazione di quei ghiacci. Sollevò il capo, prese un respiro profondo. Sembrava pronto a dire qualcosa, ma proprio in quel momento comparve dalla porta Alexander. 

«Muoviti.» esordì senza troppi convenevoli «Abbiamo perso un sacco di tempo quindi dobbiamo partire subito.»

«Perso un sacco di tempo? Per quanto ho dormito?» domandai lasciando perdere Edgar.

«Per cinque giorni. Ma tranquilla, è tutto normale. Cose del genere accadono a tutti i Woodwhisperer principianti che non sono ancora pratici nel controllare i loro poteri e finiscono con lo sprecare la loro energia in una vota sola.» fece una pausa, poi aggiunse «Sarà il caso che ti insegni a governare il tuo dono, doverti sorreggere e trasportare ogni volta perché sei svenuta sarebbe davvero seccante» scosse la testa con fare seccato. 

Mi guardai intorno: tutto era fatto di legno, rami si allungavano in ogni angolo della stanza e una miriade di foglie e di ghiande erano sparse sulle pareti e sul pavimento. Sembrava che quell'ambiente fosse stato scavato all'interno del tronco di un albero.

«Dove ci troviamo?» domandai ignorando il suo comportamento insolente.

«Alla corte delle fate, nel palazzo della regina Tatiana, la quale ha gentilmente accettato di ospitarci.»

«È molto... eccentrico per essere un palazzo reale» dissi quasi sussurrando tra me.

«È stato scavato interamente all'interno di un antichissimo albero di quercia che grazie al tempo e alla magia delle fate del regno di Prithivi è cresciuto fino a raggiungere delle dimensioni enormi.»

Continuai a guardarmi intorno sbalordita. 

«Dovremmo andare a ringraziare la regina.» intervenne Edgar riportandomi alla realtà «Fairy, ce la fai a camminare?»

Annuii e mi alzai. 


«Vostra altezza, la cortesia nei nostri riguardi è stata assolutamente squisita, ma sarebbe imparagonabile alla vostra delicata bellezza» si profuse Edgar facendo un inchino.

The WoodwhispererDove le storie prendono vita. Scoprilo ora