Capitolo 21

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Forse quella era stata la notte più lunga di tutta la mia vita. Prendere sonno sembrava un'impresa impossibile e continuavo a rigirarmi nel freddo letto di nuvola della stanza che era stata preparata per me. Non facevo che ripensare a tutto quello che era successo: la scoperta di un nuovo potere che ancora una volta non sapevo di avere, Agar che diceva che solo io sarei stata in grado di sconfiggere Ivan, il bacio con Edgar, il mio appartenere al libro. "La realtà è il sogno e il sogno è realtà", solo adesso comprendevo il significato di quelle parole che prima sembravano tanto insensate. La realtà in cui vivevo non era che un'illusione, tutto quello che conoscevo una bugia. Le visioni che avevano sempre accompagnato il mio sonno, le sfocate memorie che serbavo nei meandri più segreti del mio animo, erano invece il mio vero mondo. Ed io non riuscivo ad afferrarne nemmeno una singola immagine definita.

Com'era possibile che non ricordassi nulla?

Mi afferrai la testa con le mani e la strinsi cercando di far emergere almeno una misera memoria, ma fu tutto inutile. La mia mente era più vuota di un libro senza parole. Doveva essere tutto uno stratagemma di Edgar. Per forza. Mi aveva detto quelle cose solo per sconvolgermi e rendermi ancora più vulnerabile. Eppure, sentivo che quel ragazzo non sarebbe mai stato in grado di ingannarmi fino a tal punto. Aveva anche detto di amarmi. Poteva essere tanto meschino? Non potevo saperlo. Fatto sta che ormai io ero cascata nella sua trappola e l'incertezza sulla sua sincerità non faceva che farmi soffrire.

Perché era andata a finire così?

Volevo tornare a casa, ma ormai non ne avevo più una. Non avevo più un posto dove potermi nascondere e anche se la mia vecchia vita non si poteva definire esattamente meravigliosa, era l'unica realtà che conoscessi in cui potessi trovare la mia normalità. Tutti, la maggior parte del tempo, si preoccupano di quanto siano scontenti della propria esistenza. Spendono tempo a lamentarsi, a desiderare che le cose vadano in modo diverso. Ma poi, quando qualcosa cambia sul serio, sono terribilmente impauriti e rimpiangono quella vita che prima avevano tanto disprezzato. Il cambiamento spaventa e io non mi dissociavo da questa regola.

Mentre ero assorta nei miei pensieri, qualcuno bussò ripetutamente alla porta.

«Sveglia Lydia,» era Alexander «Agar ci vuole tutti in piedi. Deve dirci una cosa importante.»

Sbuffai. Mi sentivo ancora troppo stanca ma non c'era tempo per poltrire.

«Arrivo subito.» dissi mettendomi a sedere.

Dopo la mia risposta, sentii i passi del ragazzo allontanarsi.

Mi preparai velocemente e raggiunsi gli altri nella stanza in cui eravamo stati la notte precedente. Dalle finestre filtrava ormai la chiara e intensa luce del mattino. Alexander era seduto con espressione annoiata, Taika, ancora addormentata, era appoggiata su un fluttuante lembo di nuvola, mentre Edgar ed Agar discutevano tra di loro chinati su una mappa. Nessuno si era ancora accorto della mia presenza.

«Come vi ho già spiegato, i fumi del regno di Tejas sono tossici per la nostra gente, quindi non possiamo avvicinarci troppo» disse il maestro.

«Quanto ci vorrà ad arrivare?» domandò il ragazzo.

«Dipende dalle silfidi. Ma con l'aiuto di due Woodwhisperer non dovrebbe volerci molto.»

«Ogni secondo è importante.» fece Edgar seccamente «Dobbiamo muoverci.»

Detto ciò, alzò lo sguardo e finalmente si accorse della mia presenza. Rimanemmo a fissarci negli occhi. Nessuno osava proferire parola ma potevo percepire chiaramente la tensione nell'aria. Quanto ero arrabbiata con lui in quel momento! Credevo addirittura di odiarlo. Fui io a rompere bruscamente il contatto visivo non nascondendo la mia collera.

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