Capitolo 17

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Edgar non la smetteva più di guardarmi negli occhi. Il suo sguardo era un misto di desolazione e dolcezza, sembrava che sperasse in qualcosa che forse non si sarebbe mai realizzato. Era così bello in quel momento.

«Edgar, io...»

Forse provo qualcosa per te.

Ma cosa vai a pensare Lydia! Queste non sono cose da dire!

Il fatto però che lui mi avesse ascoltata, che avesse cercato di capirmi, che non mi avesse semplicemente giudicata, mi facevano sentire bene.

Comunque, quello che provavo non era di sicuro un sentimento nei suoi confronti. Riconoscenza. Sì, doveva essere riconoscenza.  E poi dovevo ricordarmi della sua indole da corteggiatore superficiale, sempre pronta a riaffermare per rovinare ogni momento, e che io sarei tornata presto a casa. Ero determinata a dire di no, qualsiasi cosa sarebbe successa, ma nel momento in cui prese entrambe le mie mani tra le sue e avvicinò il suo volto al mio, ogni barriera crollò.

Eravamo davvero vicini, quando lui, stupendomi fortemente, si fermò. Voltò il capo di lato, prese un bel respirino e poi mi guardò di nuovo.

«Lydia. Devo dirti una cosa importante.»

Feci un cenno con la testa per incitarlo a continuare, ma il sentire la mia pelle colpita da leggeri tocchi sparsi catturò la mia attenzione. Mi toccai il braccio e sentii che era bagnato quindi buttai la testa indietro per osservare il cielo. Senza che noi ce ne accorgessimo, minacciose nuvole nere avevano invaso il firmamento.

Perfetto. Non eravamo già abbastanza bagnati. Ci voleva anche la pioggia.

Cominciavo ad odiare il regno di Apas: acqua sia sopra che sotto, non c'era via di scampo.

Un tuono rimbombò nell'aria come un ruggito. Ci alzammo in piedi e vedemmo che Alexander stava venendo verso di noi.

«Se credete che io abbia intenzione di infradiciarmi un'altra volta, allora avete capito male» esordì con la sua solita gentilezza.

«Vedi per caso un posto dove potersi riparare?» dissi indicando il dorso della balena «Possiamo solo sperare che il temporale non duri a lungo e che non sia troppo violento.»

Un altro tuono rimbombò nell'aria e le gocce d'acqua si fecero più pesanti.

«Qualcosa mi dice che non sarà solo una semplice pioggerella» fece notare il ragazzo.

«Okay. Fairy, dobbiamo trovare un riparo per te, non posso permettere che una donzella rimanga indifesa sotto la pioggia.»

«Edgar, ti ringrazio, ma non ce n'è bisogno. Se proprio vuoi aiutare qualcuno, pensa a Taika. Lei è l'unica che non deve bagnarsi ancora altrimenti le sue ali potrebbero davvero risentirne.»

La fatina, terrorizzata da quelle gocce d'acqua che per lei dovevano essere davvero enormi, si lasciò prendere e posare dentro la tasca dei pantaloni di Edgar, nonostante non fosse davvero entusiasta dell'idea.

«Qui starai all'asciutto» la rassicurai.

«La proteggerò come se si trattasse di te, Lydia.»

«Sì, Edgar. Ci conto» dissi per tagliare corto.

Mi diressi verso la testa di Zaratan per chiederle quanto ci volesse ancora per raggiungere il regno dell'aria.

«Tranquilli, manca pochissimo. Il regno di Vayu è proprio di fronte a noi» ci rassicurò Zaratan.

Guardai dritto. Non riuscivo a vedere nemmeno il più flebile contorno della terra ferma.

In compenso, vidi un lampo diramarsi come un albero nel cielo.

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