Capitolo 6

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Conoscevo poco o niente sulle sirene e tutto quello che sapevo lo avevo imparato dai libri che avevo letto. Erano donne bellissime, dalle voci melodiose e suadenti; la loro intelligenza era smisurata ed erano in grado di leggere passato, presente e futuro di ogni essere. Sapevo anche un'altra cosa su di loro: le sirene non erano gli esseri buoni e gentili che tutti credevano. Erano creature delle tenebre, furbe, dalla mentalità perversa, talvolta pericolose.

Dovemmo aspettare il calare del sole prima di recarci alla laguna. Come aveva detto Edgar, questa si trovava davvero vicina al castello dei Warrior e bastarono solo dieci minuti di viaggio in carrozza per raggiungerla.

Una volta giunti lì, ci fermammo a qualche metro di distanza dalla pozza d'acqua. Il nero velava ogni cosa: con la notte a fare da contorno, quel luogo risultava davvero inquietantemente. Non che la luce del giorno avrebbe fatto molta differenza. Scesi dalla vettura, Edgar ed io ci nascondemmo dietro un cespuglio per potere osservare quelle mistiche creature da lontano senza farci vedere. Erano davvero stupende: stavano sedute sugli scogli della laguna agitando le loro code argentate nell'acqua. Capelli lunghissimi scendevano sulle loro schiene ed elle, con le dita affilate delle mani, se li pettinavano pazientemente.

«Non farti ingannare, non sono sempre così tranquille» mi sussurrò Edgar.

Venimmo fuori dal nostro nascondiglio e ci avvicinammo fino a raggiungere la riva. Tutte le sirena si accorsero della nostra presenza, ma nessuna sembrava farci molto caso ed Edgar dovette richiamare la loro attenzione più volte per far sì che quattro sirene si avvicinassero a noi.

Notai che il ragazzo si era visibilmente innervosito dal nostro arrivo.

«Sta indietro» mi impartì con tono rigido ed io mi allontanai di qualche passo.

Piegò le ginocchia e si chinò finché non si trovò con il viso vicinissimo ad una sirena dagli splendidi capelli neri.

«Allora sirenetta, possiamo essere onorati dal ricevere il tuo aiuto?» le chiese con tono ironico.

La sirena mostrò un sorrisetto di sfida che fece scattare immediatamente Edgar.

«Sfoggiamo la solita insolenza» disse lui afferrandola e strattonandola.

Non potendo accettare un simile affronto, quella si liberò con rapidità dalla sua presa e con denti aguzzi gli diede un morso sul braccio per poi svanire negli abissi oscuri insieme alle altre tre sirene.

Edgar si allontanò imprecando e afferrandosi l'arto sanguinante.

«Che esseri stupidi!»

Mi avvicinai a lui per controllare la sua ferita quando un'altra sirena si accostò al bordo della laguna. Questa aveva i capelli biondi e due occhi azzurri come il mare.

Guardai Edgar chiedendogli con lo sguardo cosa avessi dovuto fare, ma lui come risposta alzò le spalle e scosse la testa. Non ne aveva la più pallida idea. Dovevo improvvisare.

Feci un respiro profondo e mi piegai per poter essere più vicina a lei mantenendo comunque una certa distanza.

«Scusami...» cominciai «avremmo bisogno del tuo aiuto. Vorremmo sapere dove si trova...si trova...il...il nascondiglio di Ivan...per favore...»

Ero stata talmente incerta ed insicura che non mi aspettavo di ottenere una risposta. Invece, la sirena uscì un po' dall'acqua e si avvicinò a me. Anche io feci lo stesso sperando che avesse l'intenzione di dirmi qualcosa, ma lei con un gesto veloce della mano mi lanciò in faccia l'acqua stagnante della laguna. Mi voltai quando sentii arrivare da dietro la risata di Edgar.

«Non è divertente» gli dissi io asciugandomi il viso con le maniche del vestito.

«Se la guardi dal mio punto di vista, sì. E anche molto» replicò lui col suo sorrisetto irritante.

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