Capitolo 18

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Fummo portati su e ancora più su, fino a quasi a sfiorare il cielo. Io non potevo fare altro che guardare verso il basso e ammirare assorta il mondo ristringersi. Superammo in altezza anche il banco di cumulonembi causa della tempesta, e quando vi fummo al di sopra ciò che vedemmo lasciò tutti senza parole: su questa coltre si ergeva un'intera città fatta di nuvole e mentre sulla terra imperversava la tempesta, lì regnava la tipica quiete della notte. Spostandoci in orizzontale, ci muovemmo verso quel bianco manto sospeso nell'aria e una volta accostatoci ad esso la nostra nuvola ci depositò delicatamente. Scendemmo senza farci troppe domande e, varcate le porte di un regno che sembrava fatto di sogni, ci guardammo in torno.

«Sembra che questo posto non smetta mai di sorprendermi...» costatai incantata.

Pronunciate queste parole, un energico vento freddo cominciò a spirare contro di noi con forza e nel momento in cui un mulinello d'aria si formò a poca distanza da noi, Edgar si mise davanti a me con la spada sguainata pronto a fronteggiare qualsiasi minaccia. Ma quando quel turbine si fu fatto vicino, assunse forma umana e si rivelò essere la figura di una bella ed esile ragazza.

«Buonasera, viandanti. Io sono Philine e vi do il benvenuto...»

«Stai indietro!» la intimò Edgar minacciandola con la spada.

«Che modi sono mai questi!»

Per evitare qualsiasi spiacevole incidente, mi interposi tra il ragazzo e la Philine cercando di quietare la situazione. «Edgar, calmati. Non essere irrazionale. Non sembra avere cattive intenzioni.»

«Non possiamo esserne sicuri» disse scavalcandomi con lo sguardo per esaminare la creatura.

«Edgar, per favore.»

Le miei parole sembrarono rassicurarlo così rinfoderò la spada.

Mi girai verso Philine. «Scusaci, questo ultimo periodo è stato alquanto movimentato per noi. Siamo in  viaggio per recuperare le pagine rubate del Tomix e ne abbiamo passate molte. »

Philine ci guardò inclinando la testa e soppesando le nostre parole.

«Immagino quindi che voi siate il Principe dei Warrior» affermò la ragazza con tono piatto.

Edgar fece cenno di sì con la testa.

«Mentre voi altri siete...»

«Io sono Lydia, Woodwhisperer dell'... dell'...»

«Omnium,» mi aiutò Alexander «ed io sono un Woodwhisperer del regno di Prithivi.»

«Io sono Taika» disse per ultima la fatina.

Ci fu un attimo di silenzio ma poi Philipe parlò di nuovo. «Molto bene. Seguitemi.»

La ragazza ci diede le spalle e cominciò a girare su se stessa, sempre più veloce, trasformandosi di nuovo in un turbine di vento. Così, danzando nell'aria, si mosse e noi la seguimmo.

Ci muovemmo per le notturne strade isolate di quella peculiare città. L'unica cosa che illuminava il nostro cammino erano particolari lampioni di nuvole dentro i quali, imprigionati in invisibili pareti trasparenti, fulmini si dimenavano scattanti illuminando di freddi bagliori il percorso. Erano talmente bizzarri che non potetti resistere alla tentazioni di fermarmi per osservarli meglio, ma notando che il gruppo si stava allenando, mi affrettai per raggiungerlo. Veri e propri edifici fatti di nuvole si succedevano ai nostri lati; era possibile scorgere qualche finestra ancora illuminata, segno che alcuni misteriosi abitanti di quel regno erano ancora svegli nonostante la tarda ora. La strada lungo la quale camminavamo si diradava in diverse viuzze il cui nome, leggibile sulle pareti delle case, sembrava essere stato scritto con un dito nella panna.

The WoodwhispererDove le storie prendono vita. Scoprilo ora