Capitolo 15

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La creatura, simile ad un enorme rettile, avanzava verso di noi nuotando in superficie. Si muoveva  formando una serpentina con il lungo corpo ricoperto di scaglie scure; pinne appuntite si succedeva sul suo dorso come fossero state dei denti. Mi scansai immediatamente dal bordo della barca per non essere vicina all'acqua. Edgar immediatamente, tentò di virare, ma fu troppo lento e la creatura ci raggiunse. In fretta e furia, svegliai Alexander e Taika per avvertirli dell'imminente pericolo. Ma proprio quando cominciavo a temere il peggio, l'essere scomparve tra le creste delle onde.

Tutto rimase fermo, in silenzio.

«Cos'era?» sussurrai a denti stretti, temendo di rompere la quiete che si era appena formata.

«Non ne ho la più pallida idea» sibilò Alexander.

Ci trovavamo tutti e quattro al centro dell'imbarcazione, ognuno girato da una parte diversa per scandagliare l'acqua e scovare eventuali segni dello spostamento della creatura. La tensione era palpabile.

«S-s-se ne è andata?» domandò Taika terrorizzata.

Prendendo coraggio, decisi di andare a controllare di persona. Mi mossi di nuovo verso prua e mi sporsi per osservare la superficie dell'acqua.

Calma, perfettamente immobile.

«Tranquilli, è tutto a posto.»

Ma avevo parlato troppo presto.

L'esatto istante dopo le mie parole, l'enorme creatura emerse dalle acque propio davanti a me, alzandosi verso il cielo. Ci guardava dall'alto, con un ghigno minaccioso che mostrava numerosi canini affilati sporgenti dalla bocca. La testa era di forma quadrangolare, simile a quella di un drago, l'espressione contorta e corrucciata, gli occhi carichi di disprezzo. L'acqua che scivolava sul suo corpo e che cadendo mi bagnava il viso era l'unica cosa a muoversi.

Lentamente, cercai di indietreggiare per tornare dai miei compagni, ma non appena accennai a spostarmi, la creature mi puntò. Piegandosi e avvicinando la sua testa a me, cominciò a studiarmi da ogni lato. Chiusi gli occhi: avvertivo il suo muso umido che mi toccava dandomi leggeri colpetti. Quando smise di occuparsi di me, si protese verso Edgar e gli altri. Il suo corpo si allungava dall'acqua e sembrava non finire mai. Non sapevo cosa fare questa volta: eravamo nel mezzo del mare su una semplice scialuppa e minacciati da un animale in grado di distruggere un vascello. Non avevamo speranze.

Una volta esaminati i suoi ostaggi, la creatura torno nella posizione iniziale.

E poi spalancando le enormi fauci si avventò sulla nostra barca.

«Tutti giù!» gridò Edgar!

La creatura colpì bruscamente la scialuppa per poi scomparire sotto l'acqua scura. Ma un istante dopo, essa era già tornata all'attacco, riaffiorando da un'altra parte e sorprendendoci alle spalle. La nostra imbarcazione era scossa continuamente da onde violente che rendevano impossibile camminare e rischiai più volte di cadere nell'acqua. La dinamica d'attacco era sempre la stessa: la creatura emergeva dal mare, ci percuoteva e poi scompariva. Se avesse voluto avrebbe potuto distruggere noi e la barca in un colpo solo. Essa però continuava a giocare con noi come se provasse piacere in quel divertimento perverso. Ed ogni volta che si inabissava sotto le oscure acque era impossibile identificare la sua posizione. Noi però non avevamo intenzione di asservirci al suo volere. Edgar sfoderò la spada e si mise in posizione di attacco. Quando l'animale cercò di spintonarci ancora, il ragazzo ne approfittò per colpirla e la ferì sul volto. La cosa non piacque per niente al mostro che, lanciando un ruggito di dolore e di rabbia, mise fine ai giochi e cominciò ad assalisci più violentemente, riducendo la barca in condizioni pietose. Edgar non desistette e cercò di colpire la creatura il più brutalmente possibile.

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