Capitolo 22

19 1 2
                                    


Blackghost. Di nuovo. Possibile che ogni volta dovesse esserci un problema?

«Da dove vengono? Dobbiamo fermarli immediatamente» dissi sapendo che non c'era un minuto da perdere.

«Vengono da est. Dai dati rivelati dal radar sembra si tratti di una sorta di stormo di uccelli migratori» mi rispose la silfide.

«Mi occupo io di loro. Corri ad avvertire gli altri di stare all'erta» dissi alla creature che obbedì immediatamente al mio comando. Mi voltai verso Agar. «Naturalmente avrò bisogno del tuo aiuto e delle tue silfidi.»

Il vecchio si mise sull'attenti.«Consta pure su di noi.»

Mi voltai e alle mie spalle trovai Alexander ed Edgar e, già che c'ero, diedi degli ordini anche a loro due. «Tu, Alexander, aiuta le silfidi il più possibile dato che non puoi utilizzare i tuoi poteri in questo regno» poi dissi sbrigativamente ad Edgar «Tu prenditi cura di Taika.»

Lui alzò gli occhi al cielo, stanco probabilmente del mio atteggiamento distaccato e disinteressato e mi fissò con sguardo collerico. «Io devo prendermi cura di te.»

Non avendo intenzione di cedere, lo fissai di rimando più freddamente di prima. «Io non ho bisogno di nessuno. Tanto meno di te.»

Mi allontanai prima che potesse avere la possibilità di replicare e prima di potermi rendere conto che ciò che avevo detto era una bugia. I Blackghost erano sempre più vicini ed ora la mia priorità era sconfiggerli.

Raggiunsi Agar che, attorniato da una ventini di silfidi, scrutava il cielo dalla posizione di vedetta.

«Li vedi?» gli domandai.

«Ancora no.»

L'attesa era qualcosa di insopportabile: non avevo timore di affrontare quei mostri: man mano che usavo i miei poteri mi sentivo sempre più forte e sicura, tuttavia la quiete prima della battaglia faceva nascere in me una grande agitazione che sommata alla confusione sulla mia veraidentità e alla rabbia nei confronti di Edgar, non faceva che peggiorare il mio stato d'animo.

Procedevamo ancora piuttosto rapidamente anche se non alla velocità iniziale. Passarono diversi minuti e dei Blackghost non si vide nemmeno l'ombra. Mi sarebbe piaciuto illudermi che, per una qualche fortuna, era riusciti a mancarci, ma sapevo che non poteva essere così. Infatti, quando mi sporsi e strinsi gli occhi per riuscire a vedere più lontano, notai nei piccoli pallini neri in avvicinamento.

«Riesco a vederli» comunicai. «State pronti.»

Presto quei pallini in lontananza si trasformarono in contorni più nitidi e definiti, rivelandosi per quello che erano veramente. Molto simili a degli pterodattili, avevano lunghe ali rigide ed una testa ed un becco appuntito da cui, anche a quella distanza, potevo intravedere spuntare una fila di denti affilati. 

«Silfidi, al via attaccate.» disse Agar. «Tre, due, uno... Via!»

La battaglia era cominciata. Una parte delle creature dell'aria cominciò a soffiare con forza contro lo stormo per rallentare la sua avanzata mentre l'altra lanciò una serie di palle di callone fatte di nuvola che si rivelarono essere un'arma molto efficace nonostante la loro apparenza. Riuscirono ad abbattere una decina di quelle bestie, un dicreto risultato ma del tutto irrelevate dal momento che sembravano esserci più di cinquanta Blackghost.

«Dobbiamo fermali prima che possano attaccare la città!» gridai.

L'adrenalina mi scorreva nelle vene: mi sentivo pronta ad usare i miei doni da Woodwhisper. Creai turbini d'aria, nubi di vapore caldo, venti gelidi. Ma, nonostante tutte i nostri sforzi, non riuscivamo a fermarli. Ormai erano davvero vicini. Dallo stormo, si staccarono due delle bestie e si buttarono in picchiata su di noi, tentando di colpirci. Ci getammo a terra per protegerci ma poi ricominciammo subito ad attaccare anche se ,sfortunatamnte, la nostre incursioni  non avevano l'effetto da noi sperato. Di nuovo alcuni degli pterodattili scesero verso di noi, atterrando sulla piattaforma questa volta. Edgar, in men che non si dica, estrasse il suo pugnale-spada con cui iniziò ad attaccare quei mostri alati spalleggiato da Alexander, a cui era stata fornita un'arma ricavata da una nuvola. Anche Taika, nel suo piccolo aveva deciso di aiutare, stuzzicando e distraendo quelli che per lei erano dei veri e propri giganti. Tornai a concentrarmi sullo scontro e, forse perché ero troppo impegnata a sferrare i miei attacchi, non mi accorsi che un animale si era avvicinato alle mie spalle. Quando me ne resi conto, era ormai troppo tardi.

The WoodwhispererDove le storie prendono vita. Scoprilo ora