sesto capitolo.

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È passato quasi un mese dall'ultima volta che ho visto il tizio misterioso. Un mese da quando mi ha trattata così male.

Sono agitata per domani, il mio primo giorno di università.
Andrò a vivere negli alloggi dell'istituto, quindi questa sarà l'ultima notte che passerò nella mia camera. Forse per sempre. Chissà.
L'idea mi rattrista un po' ma l'adrenalina è troppa e sovrasta qualsiasi altro sentimento che pervade il mio corpo.
Prendo le ultime maglie dall'armadio e cerco di farle entrare in valigia, schiacciando tutto il resto in modo da ricavare un minimo di spazio anche per le vans che sono momentaneamente appoggiate ai piedi del letto.
Dopo che tutto è pronto, o almeno quasi tutto, decido di scendere giù per la cena.
Non appena arrivo in salotto trovo mia mamma e Gale già a tavola che mi aspettano per cominciare a mangiare.
Mia madre non appena mi vede sorride e mi fa cenno di sedermi scostando una sedia dal tavolo.
Mi accomodo e velocemente comincio ad assaggiare il fantastico pollo con verdure che ha cucinato mia madre.

"Mhhhhhh, è proprio buono questo pollo, complimenti!"
Dico con ancora la bocca piena.

Mia mamma si limita a sorridere dolcemente.
Leggo tanta malinconia nei suoi occhi, però.
Capisco subito che tutto è collegato alla mia imminente partenza, e questo mi rende un po' giù di morale.
Mi fa pensare a mio padre, e a quanto dolore possa aver provato mia madre nel vederlo andare via per sempre.
Penso che le stia succedendo la stessa cosa ora. Anche se io non la abbandoneró mai, e lei questo lo sa, vive costantemente la paura dentro di lei di essere lasciata sola un'altra volta, da una delle persone che lei ama di più al mondo, come è gia successo.
Scaccio via questi pensieri dalla mia testa e cerco di rilassarmi un po' in vista del grande giorno.

Dopo aver caricato la lavastoviglie, mi butto a peso morto sul divano e mi impossesso del telecomando, subendomi le solite lamentele di Gale. Sta per cominciare un film horror, il mio genere preferito.
Mi accuccio tra due cuscini e mi copro col plaid a quadri mentre mangiucchio qualche pop-corn.

Più il tempo passa, più sento le palpebre farsi pesanti e decido che è meglio dar retta alle raccomandazioni di mia madre fatte circa due orette prima e di andare a letto.
Spengo la tv e mi trascino come uno zombie fino alle scale.
Ci metto un po' per percorrerle tutte, ma alla fine, arrivo esasusta in cima.
Passo velocemente dal bagno dandomi una sciaquata al viso e mi lavo velocemente i denti sonnecchiando, poi spengo la luce e mi chiudo la porta alle spalle.
Raggiungo la mia camera e, senza pensare a niente che non riguardi la partenza, mi addormento pesantemente.

Sento dei rumori simili a scricchiolii provenire dal corridoio. Poi la porta si spalanca e mia madre fa il suo ingresso sbattendo le mani e causando rumori acuti e fastidiosissimi.
In quel momento le avrei senza problemi lanciato qualsiasi cosa contro, ma poi la mia intenzione si dilegua non appena mia bacia la fronte.
La adoro. La amo come non ho mai amato nessun altro. Lei c'è sempre stata per me. E ci sarà sempre.

"Su Alex alzati che è tardi e dobbiamo partire."

Un momento. Partire?!
Oddio. Mi ero quasi dimenticata del viaggio. Prendo un colpo e improvvisamente sobbalzo dal letto facendo indietreggiare mia madre. Afferro immediatamente il telefono e lo sblocco per guardare l'ora:

6 a.m.

Impreco sottovoce e mi dirigo in bagno per farmi una doccia veloce dato che lo shampoo lo avevo fatto già ieri.
L'acqua ghiacciata pervade il mio corpo causandomi molti brividi. La senzazione dopo tutto mi piace, mi rende subito sveglia e pronta ad affrontare ogni cosa.

Emergo dal momentaneo stato di trance e decido che è meglio muoversi.
Mi avvolgo intorno ad un asciugamano e sgattaiolo verso la mia camera piazzandomi difronte all'armadio. Faccio scorrere le ante bianche e resto un po' perplessa sul cosa mettermi per il viaggio.
Alla fine però scelgo una gonna a vita alta nera e morbida sotto con sopra una maglia a righe larghe oblique nere e bordeaux, insieme alle immancabili vans rosse scuro.
Aggiungo solo una collanina lunga e corro in bagno ad arricciarmi le punte.
Dopo aver finito passo a truccarmi applicando appena una sottile striscia di eyeliner e un po' di mascara per allungare le ciglia.

Mi guardo allo specchio e sentenzio che almeno sono presentabile.
Mi dirigo al piano di sotto per la colazione assieme a Gale che intanto mi aiuta a scendere la pesantissima valigia.
È strano che non stia protestando, di solito già si sarebbe rotto e mi avrebbe fatta rotolare dalle scale lasciando la presa sulla valigia. E invece se ne sta la, taciturno e con lo sguardo basso.
Capisco subito il perché.

"Ehi, mi mancherai anche tu, stupido."
Gli sorrido e lo vedo alzare i suoi occhi alla ricerca dei miei, poi sorride e mi abbraccia.
Eh si, mi mancherà anche lui, sembra assurdo pensarlo ma è così.

Non appena arrivo a tavola, addento al volo il pancake e le uova col bakon per poi guardare l'ora sul telefono.

7.30 a.m.

Cazzo, il tempo è passato velocissimo.
Sento l'ansia pervadere il mio petto perché so che il grande momento sta per arrivare. Forse non avevo pensato molto al fatto che non vedrò più mia madre e mio fratello, o almeno non così spesso, e già so che mi mancheranno terribilmente. Così come Asja, Luke, Jenny, Derek e tutti gli altri amici che lascerò qui.

"Sei bellissima."
Una voce mi fa riemergere dai miei pensieri.
È mia madre che mi scruta da testa a piedi, visibilmente commossa.
Le luccicano gli occhi dall'emozione.

La ringrazio timidamente, ho sempre reagito così ai complimenti della gente, e comincio a trascinare il trolley verso l'uscita.
Lei fa dondolare le chiavi della macchina sull'indice e mi fa cenno con la testa di uscire a caricare la valigia nel portabagagli già aperto.
Lo faccio senza esitare e in meno di un minuto siamo pronte a partire.
Ma io, sono davvero pronta a lasciare tutto? Sono sicura che non lo saprò mai.
Ma è meglio non pensarci, o finirò per cambiare idea.

Gale non può accompagnarmi perché ha un importante incontro con un gruppo sportivo che deciderà il suo futuro da "calciatore" che non è stato possibile riinviare. Lo capisco e non ho fatto nulla per fargli pesare la cosa, d'altronde io e lui stiamo facendo la stessa cosa, no?
Rincorrere i propri sogni.
Lo trovo davanti la porta appoggiato allo stipite e prima di partire lo abbraccio un'altra volta, forse la centesima, e una lacrima sfugge al mio controllo dopo avergli detto di prendersi cura di se stesso e della mamma.

D'un tratto, mentre tutto è pronto e sto per partire, mi torna in mente l'immagine di un ragazzo in giacca di pelle nera sulla sua moto sportiva e mi chiedo se, partendo, lo rivedrò di nuovo.
Questo mese è volato a causa di mille impegni ed io mi ero quasi dimenticata del ragazzo sconosciuto e della sfilza di emozioni che si era portato dietro andandosene via, forse per sempre.

Scuoto la testa lasciando che queste stupide paranoie da ragazzina innamorata abbandonino la mia mente e richiudo lo sportello della macchina alle mie spalle, lasciando per sempre casa mia, gli amici e tutti i ricordi, belli o brutti, della mia infanzia legati a quel luogo.

Me la merito una stellina almeno?

//inside

due perfette imperfezioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora