ventiquattresimo capitolo

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Non so se sono piú furiosa del fatto che l'aria qui puzzi di segreto o per la faccia compiaciuta che sfoggia la ragazza che ho di fronte.

Sta di fatto che ancora una volta mi sento lo zimbello di cui ridere per passarsi il tempo, benchè finora ho cercato in ogni modo di aggirare le persone e i loro melliflui piani cospirati alle mie spalle.

Stringo piú forte le pieghe del piumone tra le dita, un po' per la rabbia ma anche per trattenermi dal saltargli addosso, cosa che non è nel mio stile.

"Non voglio essere io a rovinare il divertimento, di solito quella sei tu."
Trattengo davvero a stento l'irritazione, e il mio sguardo truce la induce a cedere il silenzio che sosteneva.

"Ma mi piace anche compiacermi degli altri quindi..."
La bionda voluttuosa gesticola facendo tintinnare i suoi braccialetti, e la interrompo con impazienza.

"Va al punto"
Ringhio traboccando rabbia da ogni poro.

"Bhe ho l'altro giorno tornavo dal bagno e ho visto il tuo bel fidanzatino parlare in un angolo lontano con Josh. Ovviamente mi ci sono avvicinata di nascosto e ho sentito tutto."
Gli occhi le brillano di emozione mentre mi racconta l'accaduto, come stesse parlando di un'avventura inter spaziale. Deve davvero trarre enormi piaceri dal dolore altrui.

In quanto a me, la gola comincia a diventarmi asciutta e le palpitazioni ad aumentarmi.

"Comunque sia, Josh gli ha chiesto come procedeva e poi mi sembra che abbia aggiunto un "non voglio piú farlo"... ma Grant insisteva, dicendo che sarebbe stato perfett..."

Chiudo gli occhi e regolarizzo il respiro. Non è detto parlassero di me, giusto?

"Ed io che c'entro? Perchè me lo stai riferendo?"
La interrompo indietreggiando.

"Pensavo non ti piacesse essere usata, carina. Hanno fatto il tuo nome e puff, tutto quello che pensavo si è concretizzato."
Ride di gusto e si porta le mani allo stomaco per trattenersi.

"Quei due non cambieranno mai."
Non ho intenzione di sapere a cosa si riferisca.
Salto giú dal letto e scappo via, sbattendo la porta che rimbomba sopra gli sghignazzi di Lexis.

I miei piedi si muovono rapidi verso le scale mentre pian piano le lacrime mi sfuggono al controllo, una dopo l'altra, infinitamente.

Sto di nuovo piangendo, in un corridoio che brulica di matricole indaffarate.
Mi blocco davanti alla sua porta e busso con prepotenza.

Quando Ally mi si para davanti, sussulta.
Mi afferra un polso e mi tira dentro, sospirando.

Si siede sul letto e aspetta pazientemente che riprenda fiato.
Ho un attimo di stabilità, ma quando provo a parlare, la voce non sembra voglia uscire.

La guardo e mi ci tuffo addosso, ricadendo tra le sue braccia. Non credevo fosse possibile che due braccia sottili come quelle potessero dare tanto sollievo.

"È solo una grande e grossa bugia"
Singhiozzo sulla sua spalla tutta inzuppata di lacrime.

"Mi ha presa in giro fino ad ora, ed io non mi sono accorta di nulla."

Mi spinge delicatamente su e mi guarda.

"Di che parli?"

Mi blocco e mi scosto.
Se quella sera, quella maledetta sera avessi ascoltato la mia testa e non fossi andata a quella festa, ora la mia vita farebbe meno schifo.

"Alex?"

Non mi ero accorta di essermi bloccata in silenzio.

"Non dovevo andare a quella festa, non commetteró mai piú l'errore di cedere sotto le richieste di qualcuno"

Vedo i suoi occhi luminosi spegnersi, e mi guarda implorante di fermarmi.

"Devo andare."
E mi volto, dirigendomi alla porta.

Sento un mormorio che non riesco ad interpretare, ma esco comunque da quella stanza senza voltarmi, senza ripensamenti. Senza avere sul petto il peso delle mie azioni.

Ora ho solo bisogno di scappare lontano, di aria nuova e tutto ció mi sembra ridicolo, perchè fino ad ora non ho fatto altro che questo.

Sono fuggita da casa mia con la scusa dell'università, sono fuggita da Josh, dalle grinfie di Grant, da Ally ed ora anche da questo posto.

Poi ripenso al fatto che il mio "fidanzato" o non saprei come definirlo, va via domani, sempre che questa non sia stata un'altra bugia per uscire di scena.
Ora comincio a pensare che qualsiasi suo gesto sia stato fine a qualcosa, tutto estremamente calcolato.

E il mio petto comincia a vibrare scosso dai singhiozzi e la mia vista si appanna nuovamente.

Ho solo bisogno di nascondermi, di sottrarmi dai piani perfidi della gente, per non dargli la soddisfazione di vedermi soffrire.

Riaccendo il telefono che pochi istanti dopo comincia a vibrarmi tra le mani. Mi spunta la foto di Grant che sorride e vorrei solo scaraventarlo sulla ghiaia del sentiero dove mi trovo adesso.

Ma sono anche tentata di scoprire cosa dirà quando gli avró spiattellato in faccia ció che so sul suo conto.

Quindi, con voce che mi trema, rispondo.

"Alex ma dove diavolo sei finita? Ti cerco da ore, ho pure provato a chiedere ad Ally di te ma mi ha sbattuto la porta in faccia! Mi spieg..."

"Sta zitto, maledizione."
La mia voce risulta fredda, distaccata, calma, ma anche piena di dolore e sofferenza.

"Cosa?"
Poverino, sembra pure stupito.

"Spero tu ti sia divertito abbastanza, ma mi spiace per te, il gioco è finito."

Continuo trattenendo i sussulti, ma le lacrime scorrono imperterrite, tanto lui non puó vederle.

"Ma di cosa stai parlando?"
Mi strilla dall'altra parte della linea, e allora il paradosso si fa ridicolo.

"So tutto, idiota, puoi anche smettere di fingerti stupito."

La sua voce tace per qualche istante, e con la forza rimasta accenno un sorriso, perchè so che ora non sa cosa dire.
Il tutto conferma i miei dubbi.

"Dove sei, Alex"

"Non ti rigurda piú dove io sia e cosa faccia, anzi, non penso ti sia mai rigurdato."
E riattacco.

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Volevo solo informarvi che dopo questo ci saranno i sequel.
Credo che scriveró ancora un bel po' di capitoli, comunque.
Buona lettura.

due perfette imperfezioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora