ventitreesimo capitolo

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Guardo il fumo diradarsi nell'aria e mescolarsi con il nero del cielo di sfondo.

Il freddo è talmente freddo che mi taglia la pelle nuda quando mi sferza il viso arrossato, in uno sbuffo di vento.

Guardo Grant pestare con lo scarponcino la sigaretta e nasconderla sotto la neve, poi mi prende la mano e mi attira a se.

Sono passati due mesi, e la nostra relazione procede a gonfie vele. Ho dichiarato al mio ragazzo l'odio puro e l'intolleranza che nutro nei confronti di quell'egoista del suo coinquilino, cosí, dopo due ore di discussioni siamo scesi ad un compromesso: lui non mi avrebbe piú portata a casa sua quando c'era anche Josh, ed io non avrei piú proferito lamentele al riguardo.

Finalmente avevo costruito qualcosa di perfetto, di stabile e rassicurante, che non minacciava di cedere alla minima instabilità.

Tra il giubotto pesante di Grant e le sue braccia, riuscii a sentirmi meno al freddo e, specialmente, meno sola.

No, non ero piú sola.

Il suo fiato caldo mi riscaldó il collo ghiacciato e soffrii quando si allontanó da me per aprire la macchina.

"Credo sia ora di andarcene, prima di restare congelati."
Annuii e sgattaiolai nel mio sedile, sbarrando le alette del riscaldamento. La sua macchina era comoda e molto bella, e lui sembrava adorarla.

Qualche volta mi era balenata in mente l'intenzione di chiedergli di provarla, ma ho sempre pensato che ogni minima richiesta avrebbe potuto infastidire la gente che mi circonda, cosí, mi tenni le mie voglie per me.

"La pasta era ottima. Amo quel ristorante!"
Il suo sorriso fu cosa ben piú calorosa e soddisfacente in quella giornata ansiosamente fredda.

"Già, credo sia il mio preferito."
Sorrisi di rimando, e presi a fissare la strada che serpeggiava davanti a me.

"Alex... io domani non verró a lezione, quindi non aspettarmi."

Mi volto stranita.

"Come mai? Pensavo che domani saremm..."
"Si lo so Alex, ma non posso esserci."
La sua voce profonda blocca il mio sussurro.

Poi riprende.
"Alex... c'è una cosa che dovrei dirti..."
Si ferma nuovamente.

Il panico si impossessa del mio petto.
Non vuole piú stare con me?
Si è già stufato?

"Dilla, allora."
Lo spingo a continuare, respirando profondamente.

"Domani parto."
"Cosa? Dove vai?"

"Si, vado a Chicago per un colloquio di lavoro. Ho inviato il mio curriculum in vari ospedali e cliniche per avere qualche supporto con i crediti, e una catena ospedaliera sembra interessata."

Sono senza fiato.
"Ah, e quanto mancherai? Un giorno, due?"

"No, una settimana. Ma non è questo il punto. Alex potrebbe essere una cosa permanente e la società non ha ancora pensato di aprire pure qua. Dovrei restare la per un po' di tempo."

Sono senza parole.

"Non ci credo. Dio, non voglio crederci. Ed hai aspettato di dirmelo il giorno prima? Da quanto lo sapevi, Grant?

Strepito infuriata e nervosa e delusa e solo Dio sa cosa.
Abbassa lo sguardo e stringe il volante.

"Un mese."

Scoppio in un risolino isterico e mi volto.

Passano istanti di silenzio, che mi permette di riflettere, il che non so quanto sia pericoloso.

"Ti prego Alex, di qualcosa."
Ferma la macchina e poggia la mano sulla mia.
Mi ritraggo e mi scosto il piú possibile. Ho troppa rabbia che mi cresce nella testa e annebbia le mie azioni.

Mi supplica con lo sguardo e dissipo le mie nuove intenzioni sochiudendo gli occhi.

"Non ho nulla da dirti. Grant. Va, va pure e fa come vuoi. Peró, quando torni avvertimi, cosí posso tornare a farti da marionetta."
Esco e sbatto la portiera, affondando un piede nella neve fresca.

Cerco di muovermi incespicando verso l'ingresso del mio plesso.

Sento un botto e mi accorgo che anche Grant è sceso dalla macchina, ma non mi volto.

"Alex! Merda fermati. Sai che non è cosí..."
Lo blocco con una mano e la mia voce, che tuona forte nel silenzio del parcheggio.

"Sai che c'è? Scusa.
Hai ragione. Non sei autorizzato a dirmi quello che fai. Non sono nessuno per te. Tu per me sei tutto, ma ho sbagliato a pensare lo stesso. Mi sono egoisticamente presa l'impegno di dare per scontato ció che provi nei miei confronti. Evidentemente non ritieni importante il fatto che io lo sappia. È che voglio troppo, scusa, errore mio."

Stringo il pugno e abbasso il braccio, senza mai voltarmi.
I suoi silenzi danno un senso alle mie parole.

Riprendo a scarponare vero la mia stanza, il parcheggio ora è ufficialmente il posto che odio di piú. Apro la porta con la card e mi strappo rabbiosa le scarpe impregnate d'acqua e neve.

Getto un urlo isterico e blocco la porta, non prima di aver spento il telefono che ha già preso a vibrarmi nella tasca.

"Finalmente ti ha lasciata? Stavate diventando noiosi."
La puzza di vaniglia mista al cioccolato mi fa ricordare che Lexis è nella stanza, perchè sta male.

Ottimo, mancava solo lei e le sue battutine.

"Sta zitta, Lexis."

Le volto le spalle e lei sbuffa.

"Sapevo che prima o poi l'avresti scoperto, era solo questione di tempo."
Abbassa lo sguardo sulla sua rivista di gossip e continua a masticare la sua chewingum alla cannella, quelle che odio di piú.

"Scoperto cosa?"
Chiedo, nervosa.

"Ops, devo stare piú attenta con i segreti della gente."
Ridacchia in maniera irritante e mi viene di ucciderla.
Ok non è da me. Devo calmarmi.

"Lexis, parla."
Stringo il piumone nel pugno e la guardo truce.

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Ops, povera Alex.

Comunque ho scelto l'attrice che interpreta Alex, penso che sarà Lily Collins, per ora è lei, ma potrebbe anche cambiare.

due perfette imperfezioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora