diciassettesimo capitolo

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Lo vedo appoggiato al muro della caffetteria, mentre scrive qualcosa al cellulare e sorride.
Oggi è davvero bello, la felpa blu che indossa si intona benissimo con la tonalità dei suoi occhi e i jeans scuri gli fasciano perfettamente le gambe.

Alza il viso dallo schermo e mi vede, salutandomi con un cenno della mano.
Lo raggiungo e ci sediamo nei tavolini esterni.

"Alex, oggi sei splendida!"
Sorrido al complimento e arrossisco, lui sembra accorgersene, perché sorride.

"Avete avuto un'altra festa ieri?"
Chiedo, con la voce che mi trema appena.
La presenza di Grant mi imbarazza ancora un po'.

"Ehm... si, un nostro amico ha fatto il compleanno e ne abbiamo approfittato per organizzare un'altra festa..."
Dal tono sembra annoiato, e non lo biasimo, fare le stesse cose tutti i fine settimana non è il massimo.

"Ah"

Dopo attimi di tensione imbarazzante, è lui a spezzare il silenzio.

"Alex, sei libera sta sera?"

Non mi aspettavo che me lo chiedesse così presto, quindi mi trova impreparata. Deglutisco con difficoltà l'ultimo goccio di caffè e rispondo.

"Ehm si, sono libera."
Lo scruto attentamente e lui sostiene il mio sguardo.

"Ti andrebbe di venire a cena da me?"
Aspetta implorante una mia risposta, ma non sa che nel frattempo il mio cuore si è fermato.

Cerco di non dare troppo a vedere che sono imbarazzata, perché potrei fare la figura della scolaretta.
"Bhe non so... certo, sarebbe bello."
E sorrido mentre lo vedo tirare un sospiro di sollievo.

"Ah, ottimo... pensavo avresti rinunciato, ero un po' nervoso."
Si stravacca sulla sedia, rilassando i muscoli, evidentemente sollevato...

Sollevato perché ho detto di si?

"Sono le 8"
Mi scosto la manica e guardo l'ora dall'orologio da polso.

"Già..."
Scatto in piedi e lui mi imita.
Ci incamminiamo verso l'aula di psicologia parlando dell'università. Mi racconta dei suoi piani e della passione che lo lega alla facoltà che ha scelto. Vuole fare il chirurgo e andare via da qui, se ne ha le possibilità. Io mi limito ad ascoltare e annuire di tanto intanto.
Sono felice di non dover parlare, perché preferisco stare in silenzio e lasciare che a interagire sia l'altro.

Il resto della giornata vola, le lezioni passano veloci e tutto fila liscio, tranne gli spostamenti da plesso in plesso, che, essendo enormi e distanti l'uno dall'altro mi obbligano a dover sempre correre avanti e indietro.
Levo il telefono dalla tasca, e finalmente lo accendo. Trovo qualche messaggio di Ally e uno di Grant che mi dice che passerà a prendermi per le sette.

È un ragazzo bello, simpatico ed educato, al contrario di qualcun'altro. Non gli manca davvero nulla, ma nonostante tutto non riesco ancora a capire se sono davvero interessata a lui.

Scappo in stanza e mi butto sul letto con la scatola della pizza. Mentre mangio, sfoglio il quaderno con gli appunti della giornata e comincio ad elaborarli. Dovrei informarmi sugli orari della biblioteca, così da poter andare a studiare la, di tanto in tanto.
Evidenzio le parti più importanti e cerco di memorizzarle e dopo due ore di fogli e libri aperti, decido che per oggi è abbastanza. Sblocco il telefono e scopro che sono quasi le cinque. Scatto giù dal letto e corro a prendere il beauty, prima che torni Lexa e si chiuda nel bagno per sempre. Entro e apro l'acqua calda.
Le goccie d'acqua mi scorrono addosso e mi rilassano, la doccia è di certo la cosa che mi piace di più fare, oltre che mangiare, ovviamente.

Una volta fuori mi avvolgo in un asciugamano e mi piazzo davanti all'armadio. Esamino tutti i vestiti con lo sguardo, non sapendo cosa mettere. Non so se sarà una serata elegante o no, ho paura di essere inappropiata.

Alla fine opto per una gonna aderente e una maglia smanicata, molto fine ma non troppo elegante.
Mi arriccio le punte dei capelli e mi trucco appena, con un filo di eyeliner e un po' di mascara.

Stringo il braccialetto delle mie décolleté nere e faccio la prova a camminarci girando e rigirando nel piccolo corridoietto. Spero di non essere troppo goffa, perché potrei davvero spaventarlo.
Sono le sei e mezza e mi squilla il telefono. È Ally.

"Alex! Com'è andata?"

"Bene, ho fatto colazione con Grant e le lezioni sono state interessanti, mi ha anche invitata stasera a cena da lui..."

"Davvero! Sono felicissima per te! Quando torni mi devi raccontare tutto!"
Non la posso vedere ma sono sicura che in questo momento sta battendo le mani.
Le prometto che lo farò e riattacco, appena in tempo perché sento bussare. Prima di correre ad aprire, mi guardo allo specchio, e per una volta mi sento soddisfatta del mio aspetto. Non ho fatto niente di che per rendermi presentabile, solo il minimo indispensabile, ma già il fatto che non sia proprio orribile, mi rasserena.
Apro la porta e mi ritrovo un Grant in giubotto di pelle nera e jeans, è davvero bello senza il minimo sforzo.
Quando mi vede mi sorride e mi stampa un bacio sulla guancia, trascinandomi di sotto.
Mi porge un casco e mi fa segno di salire sulla moto, mi maledico mentalmente per aver messo la gonna.

Sento le sue dita fredde strongermi le coscie nude e sussulto. Mi avvicina a se e mi consiglia di tenermi stretta, mentre ingrana la marcia e parte. Faccio aderire le mie braccia perfettamente ai suoi fianchi, ho troppa paura per pensare all'imbarazzo. Lo vedo sorridere e stringo gli occhi quando il vento freddo mi sferza la pelle. È un impatto improvviso e fastidioso, ma pian piano mi ci abituo e lo trovo anche piacevole. I miei capelli ondeggiano ad ogni curva mentre io resto immobile nel mio posto. È un momento idilliaco, quasi rilassante. Il dorso di Grant è più confortevole di quanto pensassi. Però purtroppo la moto si blocca di colpo e riapro gli occhi. Ci dirigiamo alla porta e lui la apre.

È la stessa villa della volta scorsa, ma senza tutte quelle persone ubriache che scorrazzano e si riversano sui tappeti risulta molto più grande e calorosa.

Appena metto piede in cucina, vedo una ragazza con addosso solo una grande maglia grigia che le copre appena le coscie. Sgranocchia dei biscotti appoggiata al bancone e, non sembra per niente indispettita della nostra presenza, anzi, continua a fissarmi insistentemente.

Poi si volta e sale le scale di legno sculettando, e scompare nel corridoio. Posso intuire da chi stia andando. Sono qua da soli cinque minuti e già dentro di me sta infuriando una battaglia.

《《《《》》》》

Altro capito di passaggio, dal prossimo le cose si faranno più interessanti. (:

due perfette imperfezioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora