ventiseiesimo capitolo

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I miei pensieri non plasmano parole, i miei occhi si vanno spegnendo ogni attimo di piú, me lo sento, sento che prima o poi molleró.

Mi sento sprofondare nel vuoto che ora mi divora, dove il silenzio è padrone anche dei singhiozzi piú disperati.

"Peró mi ha detto che non vuole piú farlo, che potevo anche smettere con la sceneggiata perchè non gli interessa piú.
Alex ti prego, non odiare solo me."

Il suo sguardo si fa implorante e paranoico.
Mi viene voglia di sbraitargli in faccia il marasma di pensieri e il dolore che ho dentro, cosí almeno si sentirebbe meno in dovere di fare lui la parte della vittima.

Lo trascinerei nella mia vita solo per fargli provare come si sta dalla parte di chi perde.

"Dai, sarà perfetto."
Cantileno le sue parole riferitemi da Lexis, fissando il vuoto alle sue spalle.

Quando poso il mio sguardo languido sul suo volto, vedo che è attraversato da una scintilla di confusione.

"Non dicevi cosí a Josh? Che sarebbe stato perfetto.
Sarebbe stato divertente, dai, un vero autentico divertimento."

Non lo guardo nemmeno in faccia, la mia voce che esce quasi metallica, del tutto inespressiva.

"Non mi prenderai ancora in giro, cosa avevi intenzione di fare? Cosa sarebbe stato perfetto?"
Ringhio contro il ragazzo che mi sta di fronte dimenandosi ansioso come un'anguilla in trappola.

Il silenzio mi attenaglia i nervi, mi sento quasi ad un passo dall'isterismo.

"Parla!"
Sbraito in un urlo, come un cane che si è appena riuscito a sguinzagliare.

Lui china il capo, sconfitto.
Seguo avida di sapere ogni suo gesto, ogni suo sospiro pesante e ogni sua occhiata e, mentre gli istanti trascorrono nel silenzio, sento l'irritazione e la paura irradiarmi il petto.

Mi getto la testa tra le mani, in attesa che cominci a parlare.

"Io, bhe..."
I suoi monosillabi tranciano l'aria fredda e immobile.

"Io ho proposto una cosa a Josh.
Lui voleva a tutti i costi sapere qualcosa su di te, era assillante, dio quanto lo era, mi ucciderebbe se sapesse che ne sto parlando..."

Fissa i trucioli di legno che stacca con il piede dalla corteccia di Gernych.

"E non potevo credere di aver accettato una cosa del genere... fingermi innamorato di una ragazza e poi farla soffrire, sono proprio un idiota."

Si ferma il tempo giusto per permettermi di annegare sotto l'effetto devastante della realtà dei fatti.

Finzione, finzione, finzione.
Sento queste otto lettere rimbombarmi nei timpani.

"Dovevo al piú presto porre fine a questa buffonata, un mese era già troppo.
Il piano era che, una volta confessata la mia partenza, ti avrei proposto di venire con me e tu avresti accettato, ti avrei portata in realtà in una casa vicino al Maryland, dei nonni di Josh, e con una scusa o l'altra saresti rimasta con lui un paio di giorni e..."

Alzo la mano per bloccarlo, mentre una goccia fredda mi solca la guancia arrossata.

Le orecchie mi fischiano, e mi prendo un attimo per riflettere.

Con una scusa o l'altra.

Quindi, tutto, il cugino ubriaco, il lavoro la mattina presto, erano tutte scuse per lasciarmi in casa sola con la persona che piú odio.
Ero semplicemente lo scopo di un gioco finito male, di uno spettacolino di marionette destinato a fallire miseramente.

Le gocce fredde sulla mia pelle diventano due, tre, quattro, cinque finchè la pioggia non mi inzuppa da testa a piedi.

"Grant, ti ringrazio per avermi detto la verità. Ora, per favore, va al diavolo."
E mi alzo, senza ritrarre la mano ancora protesa in avanti.

Lui fa per avvicinarsi precipitosamente mentre mi volto, ma mi rigiro di scatto e indietreggio contrariata.

Sento la mia voce spezzarsi sotto il peso di ogni nuova parola pronunciata.

"No, no, no, no, fermo Grant. Ti prego, se hai ancora un minimo di rispetto nei miei confronti, va via, lasciami in pace.
Ti prego."
Scuoto la testa ma i capelli fradici mi rimangono incollati al viso.

Mi volto e scappo,
Scappo come mi hanno insegnato a fare,
Come fosse l'unica cosa che finora mi riesce meglio.
E per quanto odi farlo, e per quanto mi detesteró dopo per aver continuato a sbagliare, resterà sempre la cosa piú facile da scegliere.

Non so da quanto tempo l'acqua mi batte perpetua nella schiena.
Forse appena qualche minuto, forse un'ora.

Inizialmente avevo tanti pensieri da dover annegare sotto la doccia, ma ora stranamente ho la testa fastidiosamente vuota.
Ma non è la stessa cosa di quando sei felice, magari lo fosse. È un buio prolungato, un black out di emozioni, un silenzio durante la notte, quelli che ti fanno una paura atroce da bambino, perchè cominci a pensare.

E preferisco il rumore di mille sogni infranti, al silenzio di una cosa che perdi, che si dirada di nascosto, senza disturbare.
Preferisco piangere, al pensare.

Ma non piango, sento il vuoto, è questo ció che mi spaventa.

Sono le sette del mattino,
E dopo una notte insonne di sguardi verso il soffitto buio, respiri affannosi e rimproveri mentali, mi stringo nel mio maglioncino di cashmire panna e arrivo alla conclusione di essere arrivata alla fase due:

L'accettazione.

Perché si, l'ho accettato, è finita.

Non cambieró college, casa, stato e continente per sparire dalla faccia della terra come si vede nei film, no, nulla di tutto questo, solamente cercheró di riprendermi la mia vita in maniera dignitosa, senza troppi drammi.

Cercheró solo di stare alla larga da Josh, ovviamente.

Com'è che aveva detto Grant? Che era interessato a me?
Pff ridicolo,

Non è cosí che funziona,
Non si fa soffrire la persona che si ama.

Ally mi poggia una mano sulla spalla, e sussulto colta alla sprovvista.

Mi sorride ma si rabbuia di scatto appena prende atto delle mie condizioni.
Stamattina avevo due occhiaie violacee enormi sotto gli occhi, le labbra secche e screpolate e i capelli persi in un groviglio di fili.

Credo che il trucco non sia bastato a nascondere il mio aspetto disperato.

Le racconteró quello che mi è successo, ma non ora, ora ho solo bisogno di distrarmi.

Prima che possa accennare a qualcosa, faccio capitolino ai brandelli di forza che mi sono rimasti e cerco di sorriderle per slittare a dopo l'imminente discorso.

"Mi accompagneresti a fare colazione? Muoio di fame."

Annuisce poco convinta e mi segue stando in silenzio.
Come una normale mattina di un mese fa, la vedo ritornare al tavolino con due tazze fumanti e due cornetti che sembrano deliziosi.

Dimentico all'istante almeno un po' il senso di vuoto che albergava in me, e sorrido di nuovo alla mia amica, questa volta senza finzione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 19, 2016 ⏰

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