Era una calda estate quando compii sedici anni. Era il 28 luglio e mi ero ritrovata a festeggiare il mio compleanno con i miei migliori amici dai tempi dell'asilo: Milena e Mirko. Terminata la giornata, mi misi a leggere un libro. Mi piaceva molto leggere. Leggevo, praticamente, di tutto. Ero instancabile. Leggere, per me, era necessario, così come è necessario bere dell'acqua. Non vivevo senza una buona lettura.
Comunque, a settembre, avrei iniziato la terza superiore alla scuola di Milano, vicino a dove abitavo io. Frequentavo il liceo artistico e amavo molto disegnare. Mi piaceva andare a scuola, nonostante non fosse una passeggiata. Spremevo il cervello fino all'estremo per ottenere ottimi risultati. Era molto tosta, e a me piacevano le cose toste, perché mi spronavano a dare il meglio di me.
Due giorni prima dell'inizio della scuola, mi chiamò Milena e decidemmo di andare al cinema. Lei era la classica ragazza bionda, con gli occhi azzurri e sprizzava allegria da tutti i pori; per questo la adoravano tutti.
Alle 20:20 puntuali ci trovammo davanti al cinema e decidemmo di guardare un film romantico-drammatico, come quelli che ci piacevano tanto. Alla fine del film uscimmo dalla sala con le lacrime agli occhi e in situazioni penose. Eravamo inguardabili, ma non ci interessava di quello che pensava la gente, perché se stavamo sempre a pensare cosa pensano gli altri di tutto quello che facciamo, probabilmente non avremmo fatto più nulla nella nostra vita.
Il giorno dopo, preparai la cartella, dato che la mattina seguente sarei dovuta andare a scuola. Terminato il tutto, mi sdraiai sul letto e mi misi a fissare il soffitto bianco della mia camera. All'improvviso, sentii un forte rumore provenire dalla cucina e i miei genitori erano usciti di casa pochi minuti prima. Corsi in cucina per capire cosa fosse appena successo. Trovai Sophie, la mia sorellina di sette anni, che piangeva. Probabilmente, sonnambula, si era alzata dal letto e aveva sbattuto da qualche parte. La tranquillizzai e mi abbracciò nascondendosi la faccia, cercando inutilmente di smettere di piangere. La portai nella mia camera e la feci sdraiare sul mio letto, nonostante le vietavo sempre di salirci. Si addormentò. Al suo risveglio mi chiese di giocare con lei a nascondino. Non dissi mai di no a quel bel visino da scoiattolina. Iniziai io a contare e lei si nascose dietro la porta della cucina. La vidi subito, ma feci finta di non vederla per farla divertire un po'. Iniziò a spostarsi per andare alla toppa, ma non notò che ero dietro di lei. Camminava piano piano per non farsi sentire. Mi avvicinai di soppiatto e la presi in braccio dicendole:<<Ti ho trovata piccola peste!>>. Lei emise un gridolino per lo spavento ed io risi tantissimo. Poi fu il mio turno di nascondermi. Sophie non riusciva mai a trovarmi, per cui decisi di nascondermi sotto al letto di mamma e papà in modo che mi trovi velocemente. Mi trovò pochi minuti dopo l'inizio della partita, ma ero più veloce di lei, naturalmente, e riuscii ad arrivare alla toppa prima di lei.
<<Ho vinto!>> esclamai con un ghigno sulla labbra.
<<Per la cinque millesima novanta volta>> ribatté lei mettendo il broncio, mentre io scoppiai in una sonora risata.
Sophie non conosceva ancora i numeri, ma era troppo carina mentre ci provava, nonostante gli scarsi risultati.
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Vita sui pattini || Amore a otto ruote
General FictionMi chiamo Stacy Pozzi e ho 16 anni. Sono qui per raccontarvi una storia: la MIA storia. Non è come nei romanzi rosa dove ormai è tutto scontato. È tutto diverso. Trascorrevo le mie giornate come una normale adolescente, quando, un giorno, tutto è ca...