Ero letteralmente in panico! Non sapevo che fare!
<<Che succede?>> mi chiese Luca, vedendomi preoccupata.
<<È...è Sophie...i miei...cioè...lei...é all'ospedale...io...io...>> provai a spiegare, ma con scarsi risultati. Ero troppo impanicata per fermare una frase di senso compiuto. Balbettai e le lacrime iniziarono a scorrere lentamente sul mio viso, giusto per aumentare ancora il dolore che provavo.
<<Shh. Calma. Stai tranquilla. I tuoi hanno accompagnato tua sorella all'ospedale?>> disse strofinandomi una mano sulla schiena per farmi calmare.
<<Si...però è circa a un ora di cammino>> risposi.
<<Okay, non importa. Ti accompagno! Milena e mio fratello li chiamiamo dopo>>.
Facemmo il percorso fino all'ospedale di corsa. Letteralmente! Arrivammo lì, sfiniti e trovai mia madre appena fuori l'ingresso che ci aspettava. Ci venne incontro appena ci vide e mi abbracciò, mentre si presentò velocemente a Luca.
<<Grazie per averla accompagnata!>> disse mia madre tentando di sorridere, ma era evidente che aveva appena smesso di piangere. Aveva gli occhi rossi e le guance ancora contratte dallo sforzo di trattenerle.
<<Non c'è problema, signora>> rispose lui. Insieme seguimmo mia madre per tutto l'ospedale, fino a raggiungere la sala d'aspetto dove c'era mio padre. Lo abbracciai e notai che anche lui aveva gli occhi lucidi. Strinse la mano a Luca e si presentarono.
<<Vado a chiamare Milena>> dissi una volta terminati i singhiozzi.
<<Pronto? Mile?>>
<<Oi! Dove siete? È da tanto che vi cerchiamo>> rispose.
<<Siamo all'ospedale. Sophie si è sentita male>>
<<Solito ospedale?>>
<<Si>>
<<Okay. Arrivo>> disse prima di riattaccare. Era il nostro "solito" ospedale perché è quello più vicino a casa nostra e ci passiamo spesso davanti quando andiamo a fare un giro.
<<Stanno arrivando>> dissi a Luca.
<<Si, tranquilla, non c'è problema>>.
Dopo circa venti minuti di silenzio, dissi a mio padre, seduto accanto a me:
<<Papà, ma che è successo a Sophie?>>
<<Non so cos'abbia. Non riusciva a respirare. Ha provato a parlare, ma non ci riusciva. Abbiamo chiamato subito l'ambulanza e, appena arrivata, svenne. Ora vediamo che ci dicono i medici>>.
Dopo un po' arrivarono Milena e Edoardo. Da qui i miei ricordi sono molto sfuocati. Ricordo che dopo ore ed ore all'ospedale uscì un medico con in mano la cartella clinica di Sophie.
<<Signori Pozzi?>> disse guardandoci.
<<Sì, siamo noi>> rispose mio padre.
<<Mi dispiace dovervi comunicare che è stato trovato un cancro polmonare terminale a vostra figlia>>.
Mi ricordo solo che i miei amici, i miei genitori e Luca vennero da me ad abbracciarmi. Non ricordo né quando né come Milena e i due fratelli Brambilla siano tornati a casa. Ero ancora scossa dalla notizia e non capivo più nulla. I medici ci dissero che Sophie doveva riposare e non ci avrebbero fatto entrare nella sua stanza. Perciò tornammo a casa per riposarci un po'. Io andai nella sua cameretta e mi sdraiai sul suo letto tenendo tra le braccia Mr. Poppy, il suo peluche preferito. Rimasi ore a guardare il soffitto. Quello che è successo a Sophie mi ha svuotato completamente: il dolore fa male. Il giorno dopo andammo a trovare la mia sorellina in ospedale. Stava molto male e si vedeva. Il suo volto aveva perso l'allegria che aveva sempre avuto. Aveva un tubicino sul naso collegato all'ossigeno e un tubo che le usciva dal torace per toglierle l'acqua dai polmoni. O almeno così ci disse il medico. Ebbene sì, i suoi polmoni si erano riempiti di acqua e per questo non riusciva più a respirare. Le diedi un bacio sulla fronte perché non riuscii ad abbracciarla con tutti quegli aggeggi attaccati a lei. Le portai Mr. Poppy. Accennò un sorriso mentre strinse quel pupazzo a sé.
Tutti i giorni, dopo la scuola, passavo a trovarla nella sua camera in ospedale: la 112. E, quando avevo gli allenamenti dovevo fare tutto di fretta. Poche settimane più tardi avrei dovuto fare i campionati regionali e non potevo saltare di allenamenti. Una domenica, mi ritrovai con Milena, Mirko, Luca ed Edoardo e insieme andammo a trovare Sophie per giocare con lei. Dopo un po' la mia sorellina mi fece segno di avvicinarmi a lei, per dirmi una cosa che potevo sentire solo io.
<<Tu gli piaci...io lo so>> disse Sophie spostando lo sguardo su Luca. Le sorrisi, mentre diventai pian piano sempre più rossa. Forse poteva essere vero, ma io non potevo saperlo.
Sophie stava sempre più male ed io ero preoccupata per lei. A scuola andavo sempre peggio e gli allenamenti andavano male: non riuscivo a stare concentrata. Avevo in testa sempre la mia sorellina che soffriva mentre io non potevo fare nulla per impedirlo.
La prof di arte ci assegnò un lavoro abbastanza complicato: dovevamo rappresentare dei momenti che abbiamo vissuto con una persona particolare che riteniamo speciale. Ovviamente scelsi di rappresentare Sophie, così potevo passare con lei molte più ore di quelle che passavo normalmente. La struttura del disegno era semplice. Al centro c'era un suo ritratto contornato da un cerchio decorato e tutto attorno delle raffigurazioni, copiate dalle foto ma disegnate a mano, dei momenti passati insieme. Per esempio delle vacanze quando facciamo i castelli di sabbia, quando giochiamo a nascondino e cose così.
Quando la prof mi mise il voto mi disse che potevo tenerlo, così lo regalai a Sophie. Arte era l'unica materia in cui andavo bene in questo periodo. I campionati regionali erano alle porte e anche gli allenamenti andavano maluccio e rischiavo di non essere qualificata ai nazionali. Non riuscivo più a staccare il doppio Lutz senza ribaltarmi per poi rotolare sul pavimento all'atterraggio, per non parlare del doppio Rit che avevo inserito nel disco recentemente: atterravo sempre a sinistra e la mia gamba ne risentiva parecchio, tanto che era diventata viola per i lividi. Le trottole erano messe ancora peggio. La Tacco Sinistra, anche quella inserita da poco, non mi entrava nemmeno. Il tempo di salire sul tacco che cadevo. Lo stesso valeva per la Tacco Destra. Insomma, ero arrivata alla conclusione che ero completamente FOTTUTA!
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Vita sui pattini || Amore a otto ruote
Ficción GeneralMi chiamo Stacy Pozzi e ho 16 anni. Sono qui per raccontarvi una storia: la MIA storia. Non è come nei romanzi rosa dove ormai è tutto scontato. È tutto diverso. Trascorrevo le mie giornate come una normale adolescente, quando, un giorno, tutto è ca...