Capitolo 23

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Il giorno del saggio ero, stranamente, tranquilla. Mi feci lo chignon obbligatorio, perché ho sempre preferito la coda allo chignon. Mi misi il body e la tuta della società e andai in palestra. La pista era tutta addobbata. Sulle balaustre c'erano dei disegni che avevano fatto delle mamme di alcune ragazze e formavano la scenografia. Ma la cosa più bella era lo striscione centrale con scritto "Peter Pan" in verde e accanto il disegno di un paio di pattini. Era bellissimo! Dopo aver ammirato la scenografia per un tempo sufficiente, andai verso gli spogliatoi. Ero nello spogliatoio numero 6, assieme alle altre ragazze del gruppo Agonismo. Vidi che c'erano dei fogli con la scaletta del saggio in ogni stanza, per cui avremmo tutte capito quando saremmo dovute entrare senza fare confusione per gli spogliatoi. Prima c'era la presentazione generale, poi l'agonismo presentava i propri dischi di gara, uno per uno. Io, come al solito, ero per ultima, così avrei dovuto cambiarmi velocissima per mettermi il vestito di Peter Pan. Poi ci sarebbero stati due balletti e poi entravo in scena io. Un vero casino! Mi misi i pattini ed entrai in pista per fare il prova pista pre-saggio. Non era come i prova pista pre-gara, perché non avevi il tempo cronometrato, per cui potevi star dentro finché volevi, o almeno finché c'era un numero limitato di bambine. Dopo un po' vidi arrivare Milena, Mirko, Edoardo e Luca. Si sedettero in tribuna e andai a salutarli, mentre il palazzetto si stava riempiendo. Luca aveva il saggio la settimana successiva, per cui è venuto a vedermi senza problemi. Loro sapevano già il tema del saggio, ma non sapevano che personaggio avrei interpretato all'interno della storia. Quando la pista divenne troppo piena per poter pattinare, andai negli spogliatoi, e lo stesso fecero le altre del mio gruppo. Ci sedemmo sulle panchine e ci facemmo un Selfie. Pochi minuti dopo Sara ci disse di metterci in fila che a breve avremmo iniziato il saggio. Così facemmo e ci ritrovammo tutte appiccicate accanto alla porta d'ingresso alla pista. Entrarono prima le atlete del primo corso, poi quelle del secondo corso, poi quelle del terzo e del pre agonismo e infine noi dell'agonismo. La fila era basata sull'ordine di altezza, per cui io ero l'ultima ad entrare. Finito il giro di presentazione, andammo tutte velocissime negli spogliatoi a cambiarci per mettere il body di gara con cui avremmo presentato il nostro disco. Ero pronta. Mancavano tre ragazze prima di me e l'ultima prima del mio disco era Alessandra. Lei cercò di parlarmi, ma io non so perché non riuscivo a risponderle.
<<Stai bene?>> mi chiese. Non riuscii a parlare, facevo fatica a respirare e mi girava un sacco la testa. Per paura di svenire e farmi male, mi accasciai a terra con le spalle contro il muro, lo sguardo basso e la mani sulla testa per cercare di riprendere il controllo del mio corpo. Alessandra chiamò Sara, la quale mi diede un pezzetto di cioccolato per prendere energie e una mentina per far si che le vie respiratorie siano più libere. Infatti quando Alessandra entrò in pista iniziai a sentirmi un po' meglio. Mi ripresi del tutto quando la mia amica uscì di pista, ma sfortunatamente non riuscii a vedere il suo disco. Una signora, la stessa ogni anno, si mise a parlare al microfono dopo aver ringraziato Alessandra per la sua performance.
<<Ed ora voglio parlare di un'atleta particolare. Vi voglio parlare di Stacy Pozzi. Lei è la più anziana, se così possiamo definirla, senza offesa eh Stacy, del gruppo dell'agonismo. Quest'anno ha eseguito delle performance favolose a tutte le gare, aggiudicandosi entrambi i titoli provinciali ed entrambi i titoli regionali. Parteciperà inoltre a due campionati italiani che si svolgeranno a Calderara di Reno e a Roccaraso. Con la speranza di un'ennesima vittoria, accogliamo in pista, Stacy Pozzi>>. Detto questo entrai in pista alzando le braccia per salutare il pubblico e mi misi nella posizione iniziale, il tutto seguito a applausi e urli da parte delle mie compagne negli spogliatoi e da qualcuno dal pubblico. Quando partì lo stacchetto tutto il palazzetto si zittì. Feci un disco che si può definire "piuttosto okay", nel senso che degli errori c'erano, ma nessuno, o almeno quasi nessuno, sapeva riconoscere i miei errori. Noto sempre ai saggi che al pubblico conta solo che sia spettacolare. Non sanno quanto sia difficile una determinata difficoltà, a loro importa solo che sia bella da vedere. Per cui da quel lato me la cavai abbastanza bene. Feci l'inchino al pubblico e uscii, salutando, con il sorriso. Fatto ciò corsi subito a mettermi il vestito di Peter Pan. A me non piaceva, ma mi dicevano che stavo bene con indosso quello. In ogni caso non avevo scelta. Mi cambiai il più velocemente possibile e appena arrivai alla porta che si affacciava alla pista, notai che mancava circa un minuto al mio ingresso in pista. Partì la canzone ed eseguii una serie di passi su quella canzone. Per metà era un assolo, poi entrò una mia compagna del mio stesso corso, che interpretava Trilly e terminai la canzone con lei, pattinando come se fosse coppia artistico. Più o meno. Comunque, vi risparmio tutti i dettagli sul saggio e passo al momento in cui mi consegnarono una rosa. Alla chiusura del saggio, prima di far tornare le bambine negli spogliatoi per cambiarsi, una mamma si dirigeva in pista. Camminava con accanto un bambino di tre anni che teneva in mano una rosa e la mamma lo teneva per il cappuccio come per reggerlo in piedi. Si avvicinò a me e mi porse la rosa. Lo presi in braccio e la sua mamma se ne andò negli spogliatoi. Tenni il bambino in braccio finché non rangiuggemmo la sua mamma alla porta che si affacciava sulla pista. Quando provai a passare il bambino in braccio a sua mamma, lui non dava segni di volersi staccare. Iniziai a ridere e, con lo stratagemma della caramella riuscii a scollarmelo di dosso. Mi cambiai così velocemente che nemmeno Flash mi avrebbe battuto. Portai la borsa, i body e la rosa a mio padre che mise tutto in macchina. Mi fermai ancora una mezzoretta a chiacchierare con i miei amici. Poi ce ne tornammo tutti a casa. I giorni successivi continuai ad allenarmi: eravamo solo io e Alessandra, in quanto eravamo le uniche ad essere passata agli italiani. Il sabato mi trovai con Milena, e insieme andammo a vedere il saggio della società di Luca. Là al palazzetto ci sedemmo con Edoardo sulle tribune. A differenza della nostra società, loro non avevano un argomento preciso: facevano i dischi e ogni gruppo portava un balletto da far vedere i genitori. Le cose che ho apprezzato di più di quel saggio sono stati il balletto delle ragazze dell'agonismo, più Luca, e il suo disco. Era sempre bello vederlo pattinare. Faceva sembrare tutti i salti e tutte le trottole semplicissime. Le eseguiva con una facilità impressionante. In ogni caso. Anche lui si stava allenando per gli italiani, e sicuramente avrebbe messo nel disco una difficoltà diversa in modo da far alzare il punteggio. Non vedevo l'ora.

Vita sui pattini || Amore a otto ruoteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora