Quel fatidico giorno, andai a trovare Sophie in ospedale e notai che c'era uno strano movimento. I miei genitori non erano nella stanza di Sophie, ma erano nella sala d'aspetto. All'inizio non capii cosa stesse accadendo davvero, così mi avviai verso la stanza di Sophie, dato che i miei non mi avevano visto. Bussai alla porta, ma non mi rispose nessuno. Allora la aprii piano dicendo:<<C'è nessuno?>>. Il letto di Sophie era tutto stropicciato, ma il problema era che era vuoto. Sophie non c'era. Presi la mia coppa che aveva lasciato sul comodino e tornai nella sala d'aspetto. I miei genitori mi guardarono stupiti quando arrivai da loro non in mano la coppa.
<<Tesoro...>> disse la mamma.
<<Che è successo a Sophie>> dissi io. I miei genitori si guardarono, a mia mamma uscii una lacrima.
<<Mamma. Dov'è Sophie? Che cosa le è successo?>> dissi ancora. A quel punto capii tutto. La mia sorellina...non c'era più. Le lacrime mi scendevano senza controllo. Mi rannicchiai su una sedia e rimasi lì per non so quando tempo a fissare il vuoto. Continuavo a dondolarmi avanti e dietro, continuando a sussurrare tra me e me:<<Sophie>>. Non riuscii a dire altro per tutto il resto della giornata. Lei ha sempre pensato che quando una persona non c'è più, va nel mondo delle fate e volare e raccogliere i fiori. Beh almeno lei se n'è andata felice. Se n'è andata con il pensiero di raggiungere quel suo mondo tanto desiderato. Dopo di che i miei ricordi si fanno confusi. Mi ricordo che dopo il suo funerale non "esistevo" più. Per una settimana non andai a scuola, non andai agli allenamenti, spensi il cellulare e non risposi più a nessuno. Non riuscivo quasi più a mangiare. Ero distrutta. Non riuscivo a sopportare il fatto che lei non ci sia più. Sentii il vuoto più totale. Quando pensi di poter dimenticare tutto, ti vengono in mente tutti i ricordi e ti rendi conto che non si può dimenticare. Spesso mi capita che quando sento dei rumori dico:<<Sophie non fare casino>> perché di solito era lei a fare casino. Quando dico quella frase, senza nemmeno pensarci, mollo tutto quello che sto facendo e mi sdraio sul letto a guardare il soffitto aspettando che mi passi. Dopo quel periodo orribile, tornai in pista, impegnandomi al massimo. Ero convinta che se la mia sorellina potesse ancora parlarmi mi avrebbe detto di andare avanti perché la vita è lunga. Certo lo avrebbe detto con un linguaggio da bambina, ma a me piaceva pensarla così. Così tornai ad allenarmi. Ero spesso distratta, per cui ricordarmi i balletti risultò piuttosto difficile. E, come se non fosse già difficile così, una delle bambine che allenavo mi ricordava Sophie e ogni volta che la guardavo mi veniva un nodo alla gola. Provai a distrarmi, perché l'unico modo per andare avanti era quello. Allora chiamai Luca e gli chiesi se potevamo incontrarci. Gli dissi che volevo assolutamente andare a Monza e dimenticarmi per qualche ora di Milano. Come al solito portai Milena. Quando ci ritrovammo davanti alla stazione, mi trattavano tutti come se fossi un cucciolo ferito. Allora chiesi loro di trattarmi come facevano sempre, come se nulla fosse successo. Ero venuta lì per distrarmi non per piangere ancora. Avevo già pianto troppo e sarei caduta in depressione se nessuno mi avrebbe aiutato. Apprezzai tantissimo i loro tentativi di farmi ridere, anche se si vedeva che erano ancora un po' a disagio. La giornata era quasi terminata e, dato che non avevo mai avuto una foto con loro, proposi di farci un selfie. Dopo averlo fatto ci passammo la foto e la mettemmo come immagine del profilo di Whatsapp. Prima di andarcene abbracciai Luca e gli diedi un bacio, senza aggiungere nemmeno una parola. Mi teneva la mano e doverla lasciare andare per salire sul treno era alquanto triste. Beh le mie giornate facevano decisamente schifo senza la mia sorellina. La fase del "provare a distrarmi" non funzionava, provai la tattica dell'accettazione. Accettai il fatto che lei non c'era più. Ma questo successe dopo parecchio tempo, tanto che un paio di settimane dopo avremmo fatto il saggio ed io non ero assolutamente pronta perché non riuscivo a ricordarmi i passi! I balletti erano tantissimi e in due settimane imparai tutto quello che avrei dovuto imparare in un mese e mezzo. Comunque, a scuola avevo avuto degli alti e bassi e, grazie alle medie piuttosto alte che avevo prima e al recupero che sono riuscita a fare dopo il "periodo buio", diciamo così, riuscii ad avere tutte le materie sopra, per cui non avevo nemmeno un debito da recuperare a settembre. Quindi ero libera per tutta l'estate. La scuola era appena finita ed il giorno dopo avremmo fatto le prove generali per il saggio. Devo ammetterlo: faceva veramente schifo! Erano tutte scordinate e nessuno capiva dove doveva andare, o almeno, l'impressione che davano era quella. Tutte senza grinta, prive di allegria. Dai ragazze! Non siamo mica qui a pettinare le giraffe! Pregavo tutti gli dei possibili e immaginabili che il saggio sia guardabile. Non bello, ma almeno guardabile!
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Vita sui pattini || Amore a otto ruote
General FictionMi chiamo Stacy Pozzi e ho 16 anni. Sono qui per raccontarvi una storia: la MIA storia. Non è come nei romanzi rosa dove ormai è tutto scontato. È tutto diverso. Trascorrevo le mie giornate come una normale adolescente, quando, un giorno, tutto è ca...