Capitolo 10

574 44 4
                                    

Entrò nella galleria del cellulare e fece partire un video. Mi passò il suo cellulare e disse:<<Guarda qua!>>. Presi il telefono tra le mani e guardai il video: eravamo io e Luca, al momento dell'incontro davanti alla stazione. Ci aveva filmati mentre correvamo uno verso l'altro e finiva quando Edoardo si avvicinò a noi.
<<Allora?>> mi disse.
Iniziai a ridere e le tirai delle manate scherzose sulla spalla, come nei cartoni animati, quando due persone litigano. Le restituii il cellulare e me lo inviò. Solo in quel momento mi resi conto che non avevo fatto una foto con lui e quel video era l'unico ricordo materiale che avevo di quella giornata. Ringraziai Milena mentalmente per averlo fatto. E lì capii che qualcosa, dentro di me, mi diceva che ero innamorata di lui, mentre un'altra parte di me mi diceva che lui era mio "fratello". Mi sentivo scombussolata e mi ripetevo che lui è fidanzato ed io sto bene così. Milena mi svegliò, come al solito, dai miei pensieri. Fortunatamente c'era lei a riportarmi alla realtà. Iniziò a parlare della giornata trascorsa con loro e continuava a menzionare Edoardo.
<<Edoardo di qua, Edoardo di là. Non é che ti piace eh?>> dissi tirandole una gomitata scherzosa.
<<No...ma va>> disse lei arrossendo.
<<Non puoi mentirmi! Ti conosco troppo bene>>
<<Okay mi hai scoperta. Mi piace quel ragazzo. È troppo tenero e...carino>>.
Continuò a fare un elenco infinito di pregi di Edoardo. Guardammo l'ora. Erano le 18, per cui ci avviammo verso la stazione per prendere il treno che ci avrebbe riportate a Milano. Per le 18:40 arrivammo a casa. Io e Milena ci salutammo e lei andò a casa sua ed io a casa mia. Mi cambiai, terminai due esercizi di matematica che non avevo finito e scesi in cucina per cenare con la mia famiglia. Mio padre se ne stava lì a mangiare in silenzio, mentre mia madre mi torturava tartassandomi di domande, per questo mio padre non diceva nulla, per evitarmi altre torture e per questo gliene ero grata. Sophie continuava a chiedermi se ero uscita con il mio fidanzato e se lui stava bene. Per una volta, non vedevo l'ora di andare in camera ed isolarmi per un'oretta dalla mia famiglia. Mi misi a leggere un po'. Ero immersa completamente nel mio libro quando sentii il cellulare squillare. Guardai lo schermo: era Mirko. Mi chiese se eravamo usciti con Luca e gli raccontai tutto nei minimi dettagli. Secondo lui io dovevo uscirci da sola perché con gli altri si sarebbe comportato diversamente. Inoltre pensava che noi fossimo una bella coppia, ma non era sicuro che lui ricambiava i miei stessi sentimenti. Dopo la chiamata mi arrivò un messaggio di Luca, il quale mi scrisse:"Grazie per la bella giornata di oggi. Sono stato davvero bene con voi" il tutto seguito dall'emoji con bacino e un cuore. La mattina dopo andai a scuola, ma seguire le lezioni risultò particolarmente difficile, dato che il mio unico pensiero fisso era Lui. Fortunatamente non mi interrogarono. Andai agli allenamenti, al pomeriggio, ovviamente dopo aver fatto i compiti. Mi preparai per la gara del 17. Sarebbero stati ancora provinciali, però gareggiavo in categoria con quelle più piccole di me di un anno: era il regolamento. Sarebbe stato ugualmente difficile. Tutti dicono "Sono solo pischellette. Che ci vuole a batterle!", peccato che quelle "pischellette" sono brave e ti fanno un culo tanto. Comunque, il giorno dopo, andai ad allenare le piccole, le quali fecero enormi progressi rispetto a settembre. Dopo il loro allenamento, prima del mio, Ginevra si avvicinò a me e mi disse:<<Io so che domenica tu fai la gara e la mia mamma ha detto che mi porta a vederti>>.
<<Wow allora ci vediamo là>> risposi io sorridendo. Sorrise anche lei e se ne andò a togliere i pattini. Scese in pista Alessandra e mi disse:<<Certo che quella bambina è proprio carina. Parla sempre di te e più volte mi dice che vuole fare le stesse cose che fai tu. Il problema è che mi parla ma non so nemmeno come si chiama>>. Ridemmo entrambe. Ero contenta che qualcuno apprezzasse i miei sforzi, e ancor di più che quello che facevo in quel momento avrebbe modificato in meglio il futuro di un'altra persona. Mai nella vita me lo sarei aspettato.
<<Comunque quella bimba si chiama Ginevra, mia cara Alessandra>>. Scoppiammo in una sonora risata e iniziammo a scaldarci prima degli allenamenti. Sabato 16 arrivò in fretta. Era l'ultimo allenamento prima della gara per cui Sara evitò di farmi sforzare troppo. Tornai a casa dagli allenamenti e feci TUTTI i compiti che ci assegnarono per il lunedì, mangiai e preparai la borsa per la gara del giorno dopo. Prima di cenare con i miei, Milena e Mirko mi inviarono un messaggio chiedendomi di andare al cinema alla proiezione delle 20:20, ma dovetti rifiutare. Avrei tanto voluto andarci, però dovevo riposarmi. Dovevo essere in forma. Il ritrovo, sta volta, era alle 10 di mattino e mi sarei dovuta alzare alle 7:30. Scesi in cucina e, stranamente, nessuno mi tartassò. Verso le 22 andai a dormire. La mattina dopo mi svegliai e, pian piano, l'ansia iniziava a salire.

Vita sui pattini || Amore a otto ruoteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora