Raccontai ai miei amici di Giulia e anche loro pensavano che lei fosse una vera stronza. Tornammo dentro per vedere a che punto erano con la gara. Mancavano poche persone per cui andammo a mettere i pattini per la premiazione.
<<Si concludono così i campionati provinciali>> disse una voce femminile al microfono, la stessa che parlò per tutto il giorno. Erano circa le 17:30. Poco dopo arrivarono i risultati della gara. Eravamo due categorie: quella di Alessandra, con 18 atlete in gara, e la mia, con 20 atlete, con l'aggiunta di due maschi. Milena e Sophie andarono a vedere i risultati al posto nostro.
<<Ale, tu hai fatto quinta>> disse Milena.
Sophie mi guardò con la faccia triste. Pensai subito di non essere arrivata nemmeno a metà classifica e mi sentii già male.
<<Stacy, tu invece...PRIMA>> urlò la mia sorellina, mentre si creò un'ammucchiata di abbracci attorno a me.
Ci fu la premiazione della categoria precedente alla mia. Man mano che chiamavano le atlete in pista, vidi Luca avvicinarsi a me e stranamente non c'era Giulia.
<<Primo classificato e campione provinciale, Brambilla Luca>>. Entrò in pista e non riuscii a smettere di guardarlo. Mi sbloccai solo quando sentii:
<<Prima classificata e campionessa provinciale, Pozzi Stacy>>. Entrai in pista. Un uomo mi porse la coppa e mi strinse la mano. Dovetti stringerla anche ad altre 19 atlete, ma sorvolai e la strinsi a tutte, con il sorriso stampato sul volto. Fui felicissima di stringere quella coppa in mano, la quale era quasi più grande di me. Uscii di pista e, mentre mi toglievo i pattini, notai Sophie che continuava a guardarmi con gli occhi dolci. Quando faceva così era perché voleva qualcosa di mio che era sicura non le avrei dato. Così diedi uno sguardo alla coppa e gliela diedi.
<<La affido a te! Mi raccomando non darla a nessuno!>> lei annuì e prese in mano la mia coppa. Gliela lasciai e, quando saremmo tornate a casa, me l'avrebbe ridata per poterla mettere sullo scaffale, come da tradizione ormai. I miei genitori e Sophie andarono a mettere le cose in macchina, mentre io e miei amici rimanemmo un po' all'interno del palazzetto. Alessandra se ne andò, Milena salutò Edoardo ed io comunicai beatamente con Mirko. Quando riuscimmo a far staccare Milena da Edoardo, uscimmo dal palazzetto. Eravamo praticamente in una specie di piazzetta, quando sentii qualcuno che mi chiamava. Era Luca.
<<Ma guarda un po' chi si rivede! Brambilla! Non ho niente da dirti, a meno che non vuoi che ripeta lo stesso discorsetto che ho fatto alla tua amica!>>
<<Se non vuoi dirmi niente allora lascia che sia io a parlare! In privato>> disse lanciando un'occhiataccia ai miei amici, mentre mi prese il polso. Annuii. Ci spostammo di qualche passo.
<<Che mi devi dire>> dissi.
<<Si può sapere che hai?! È tutto il giorno che sei strana. Hai anche insultato Giulia>>
<<A lei la difendi allora?! No ma fai bene. È lei la tua ragazza non io! Mi da fastidio che lei me lo sbatta in faccia ogni singolo secondo e che mi tiene lontano da te in tutti i modi. Senti, non mi faró rovinare la giornata da te e dalla tua ragazza. È stata una giornata meravigliosa e non sarete certo voi due idioti a levarmi di dosso la felicità! Per cui se non hai nient'altro da dirmi posso anche andare>>.
<<Mi spiace doverti deludere, ma io e Giulia...l'ho mollata!>>. Lo guardai perplesso.
<<Cosa?>> dissi io. Lui rise.
<<Non mi guardare così. Sì l'ho mollata, piantata, è finita, chiamalo come vuoi, ma è così. Quando tu le hai risposto male e te ne sei andata coi tuoi amici, Giulia mi ha fatto un discorsetto sul fatto che io e te siamo amici e mi ha detto espressamente di non vederti più. Mi ha costretto a scegliere tra te e lei...ed io ho scelto te>>. In quel momento ero felicissima e lo abbracciai, finalmente, dopo tanto tempo. Si staccò da quell'abbraccio che da troppo tempo avevo aspettato, e se ne andò in silenzio. Non avevo parole. Non mi sarei mai aspettata che qualcuno avesse preferito me ad un'altra persona. Mai nella vita, proprio! Quando se ne andò, Mirko e Milena mi raggiunsero e raccontai loro quello che è successo con Luca. Erano felicissimi per me. Arrivati alla macchina, posai la roba nel baule e partimmo. Io e i miei amici parlammo a bassa voce per non far sentire i nostri discorsi ai miei genitori, i quali erano impegnati ad ascoltare la radio. Mirko e Milena non fecero altro che parlare di Luca e di me, tanto che arrivarono a creare una ship! Per chi non sapesse cosa sia una ship, ora spiego subito. Shippare due persone vuol dire credere fermamente che starebbero bene insieme. Per cui loro inventarono la ship #staca, che sarebbe l'unione dei nomi "Stacy" e "Luca". Sorvolando su tutto ciò, tornammo a casa dopo aver riaccompagnato Mirko e Milena a casa. Misi la coppa assieme alle altre sul mio apposito scaffale e, dopo essermi lavata e cambiata, sono andata a dormire. Non mangiai nemmeno, ero troppo stanca. Mi svegliai il mattino dopo e inviai un messaggio a Luca, dicendogli che avevo apprezzato moltissimo il suo gesto. Presa da un impulso improvviso, gli chiesi se la domenica successiva avremmo potuto incontrarci e lui rispose di si. Decidemmo che ci saremmo trovati a Milano questa volta. Non vedevo l'ora che arrivasse sabato. Passai tutta la settimana a parlarne con i miei amici. Sabato mattina, a scuola, durante l'intervallo, Milena decise di inviare un messaggio vocale a Luca, utilizzando il mio cellulare. Gli disse espressamente di portare con sé Edoardo perché sarebbe venuta anche lei con noi, mentre Mirko, contrario all'idea di uscire in cinque, decise di non venire con noi, ma di uscire assieme alla sua nuova fiamma, andando a vedere un film. Giorgio si chiamava. Era una brava persona da quanto mi ricordavo, dato che l'avevo visto una volta sola.
Ma tornando al discorso. Domenica arrivò. In compagnia di Milena andai in centro Duomo per aspettare l'arrivo dei fratelli Brambilla, come prestabilito. Erano le 10:30 quando vedemmo qualcuno avvicinarsi sempre di più a noi. Erano loro! Erano arrivati! Non li vedevo da una settimana e mi erano mancati moltissimo. Corsi ad abbracciare Luca. Aveva uno sguardo particolarmente tenero quel giorno. Decidemmo di andare a fare un giro nelle vie più isolate di Milano, che c'era meno gente si stava più tranquilli, però Milena ed Edoardo decisero di fare un giro in centro, per cui ci dividemmo. Dopo qualche metro, Luca mi prese per mano e per un momento mi paralizzai. Stava per staccarsi, ma la strinsi e continuammo a camminare mano nella mano. Lo portai nel mio posto preferito. È il mio pensatoio.
<<Qui non ci porto mai nessuno, sai? È l'unico posto dove posso essere me stessa senza subirmi i giudizi degli altri. È proprio qui che mi reco se ho dei problemi>> gli dissi. Era ormai l'una e decidemmo di andare a mangiare e, dopo pranzo tornammo al mio, ormai diventato nostro, pensatoio. Io e Luca ci parlammo pochissimo nell'arco della giornata: comunicavamo con gli sguardi e con i sospiri. Arrivarono le 15. Tentai di fare conversazione con Luca, ma appena aprii bocca mi squillò il cellulare: era mia mamma. Credevo volesse sapere come stavo...oh quanto avrei voluto fosse solo quello!
<<Pronto? Mamma?>>
<<Stacy, non voglio spaventarti inutilmente, ma io e tuo padre siamo in ospedale: Sophie è stata male, così, all'improvviso, e abbiamo chiamato l'ambulanza. Vieni da noi prima che riesci!>> poi riattaccò.
STAI LEGGENDO
Vita sui pattini || Amore a otto ruote
General FictionMi chiamo Stacy Pozzi e ho 16 anni. Sono qui per raccontarvi una storia: la MIA storia. Non è come nei romanzi rosa dove ormai è tutto scontato. È tutto diverso. Trascorrevo le mie giornate come una normale adolescente, quando, un giorno, tutto è ca...